L’ambiente del mare come risorsa: anche Bruxelles comincia ad agire
BRUXELLES – A cicli ricorrenti, si torna a parlare nella sede della UE della salvaguardia del mare. Non solo a livello di ambientalismo puro, ma anche e specialmente sul piano dell’economia. Di recente anche la commissione pesca del governo italiano – o meglio: dell’ex governo in corso di sostituzione – sono stati recepiti dati preoccupanti: entro il 2050 il Mediterraneo rischia di diventare un mare sterile, almeno per quanto riguarda la pesca professionale. Stanno aprendo specie pregiate come il tonno rosso, gli stessi spada sono in diminuzione, e le storiche campagne alle acciughe che richiamavano sul Tirreno (tra Gorgona e Capraia) centinaia di zaccarene dalla Liguria e da Ponza (un’epopea raccontata anche da libri e da servizi giornalistici sulle grandi riviste internazionali) sono ormai solo un ricordo dei più vecchi. Qualche banco di acciughe sopravvive ormai solo al largo di Capo Corso, mentre le tonnare italiane stanno diventando cimeli turistici.
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Subentra l’allevamento ittico, che ad oggi però – almeno sul Tirreno – riguarda solo due specie, le orate e i branzini. Sono anche in aumento le specie aliene, ma scarsamente commestibili – o almeno, poco accette – come i barracuda, a loro volta predatori. Ridotti invece gli squaliformi, che in tempo frequentavano specialmente l’Adriatico centrale (celebri i campionati di pesca allo squalo degli anni ’80 della Mochi Craft di Pesaro) anche se episodicamente qualche squalo frequenta il Tirreno, insieme a una popolazione sotto stress di cetacei.
C’è una politica europea di difesa delle specie ittiche? Di recente il gruppo armatoriale Grimaldi ha preso alcuni importanti impegni: e un pò tutte le compagnie del traghetti. A partire dallo storico coinvolgimento delle “navi gialle” ospitano a bordo team di osservatori, studiosi e ricercatori. Solo in questi giorni da Bruxelles è arrivato un progetto che prevede un allargamento dei sistemi di avvistamento cetacei e di anti-collisione da istallare sulle navi. È un passo avanti. Perché la logistica marittima sostenibile non è più solo il futuro, ma oggi una necessità del presente. E non solo per la pesca. La convivenza dell’uomo e degli animali marini (si veda la bella foto in prima pagina) è sempre più auspicabile.
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