Non bastano più i pescherecci?

Nell’immagine: Un rendering di Ocean Ark.
Il lettore Franco Tomei dall’isola d’Elba ci ha scritto in base a una notizia che ha visto sul computer la seguente considerazione:
Da tutte le parti del mondo ormai si sottolinea come lo sforzo di pesca sia eccessivo e molte specie ittiche stiano letteralmente scomparendo. In compenso, mentre in Italia la flotta da pesca tradizionale sembra stia a sua volta reclinando – sia all’Elba, sia a Mazara del Vallo in Sicilia i pescherecci diminuiscono – si mettono in cantiere “macchine da pesca” sempre più sofisticate. In Cile hanno progettato un “Ocean Ark” da quasi 200 metri che tira fuori 4 mila tonnellate di pescato alla volta, immediatamente lavorato e surgelato. Ma allora le pressioni per l’itticoltura?
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Il mega-peschereccio di cui lei parla è stato progettato dalla OATECH cilena (Ocean Ark Tech of Chile) ma non è un peschereccio vero: è piuttosto un mega-sistema di allevamento dei pesci, proprio come lei auspica. È dotato infatti di sei grandi “vasche” in cui vengono allevati pesci: e il fatto che sia semente, in grado di spostarsi con i proprio motori (ovviamente elettrici) anche su lunghe distanze, ha motivo per andare a cercare zone di mare non inquinate, dove la salinità e l’ossigenazione dicono sia più adatta. Lungo circa 150 metri, largo 60 metri, con dotazioni sofisticate dell’ultimo grido, è l’evoluzione più spinta proprio al sistema di allevamento ittico: che partito anche in Italia da vasche di cemento e poi migrato alle reti in mare aperto, fa un salto in avanti proprio per la mobilità che consente di andare a cercare le aree di mare ottimali. Il progetto è attualmente all’esame del RINA e potrebbe avere sviluppi anche in Mediterraneo.
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