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Per la Darsena Toscana “Soci si, ma non vassalli”

Ancora aperta la trattativa ma anche l’opzione di far da soli con le banche in attesa di allargare la Spa in un secondo tempo – La definizione della governance

Enzo Raugei

LIVORNO – Due strade da battere: da soli con le banche, in attesa eventualmente che arrivi il “cavaliere bianco” disposto a inserirsi in un secondo tempo (con finanze e specialmente con traffici; oppure con il famoso socio al 50% di cui si parla ormai da settimane, e che il presidente della Cilp Enzo Raugei ritiene probabile essere Luigi Negri (con eventuale annessa Psa prima o poi) ma non ancora definito in un accordo formale. Una battuta però Raugei l’ha fatta di recente, e guardacaso sulla stampa genovese: Ben venga un partner industriale, ma non ci faremo colonizzare”. Con una postilla: “Nelle società dove operiamo noi le decisioni si prendono in due”.

L’intervista apparsa a tutta pagina sul Secolo XIX di Genova di venerdì della scorsa settimana non aggiungerebbe niente a quanto si sa da tempo se non fosse il diverso atteggiamento proprio dei genovesi nei confronti della compagnia dei portuali di Livorno.

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C’è un evidente passaggio dal vecchio giudizio di sufficienza, magari anche con un po’ di spocchia da parte del porto “primo della classe”, a un interesse rispettoso e sorpreso su questi livornesi che stanno cacciando fuori il colosso terminalista di Amburgo, sono sulla strada di accettare un partner genovese (che poi tutto genovese non sarebbe) ma in particolare si dichiarano pronti (e capaci) anche di fare da soli, con risorse proprie o bancarie. Quelle risorse che nessuno pensava ci potessero essere, dopo i due peggiori anni dello shipping e della portualità sia mondiale che livornese.

Dietro l’intervista dei genovesi, c’è l’interrogativo di tutti: la Cilp ce la farà a trovare 20 milioni entro il 18 settembre prossimo (da sola o con uno o più partner) oppure dovrà passar mano e “mollare” il Tdt a Contship? Per quanto i giochi dell’economia siano sempre aperti a sorprese, l’ipotesi di Cilp fuori dal Tdt non è nemmeno da vedere come teoria: al punto in cui sono arrivati i rapporti con gli uomini di Contship (per quanto da entrambe le parti ci si affanni a parlare di reciproca correttezza) volerebbero gli stracci e gli stessi dirigenti della Cilp non ce la farebbero a tenere la base. Nemmeno una ricucitura è possibile: a questo punto non la vuole nessuno dei due partner. Il problema è in che modo il nuovo partner (o in seguito il “cavaliere bianco”) possano affiancare la Cilp. Non è un mistero che se i vertici dei portuali sono da tempo formati da imprenditori attenti e in linea generale anche capaci, la “base” non è sempre sullo stesso livello: e permane tra la gente in banchina un certo atteggiamento di strafottente deformazione delle regole del lavoro per cui “non riceviamo né vogliamo ricevere ordini”. Altrove la chiamano “governance”: a Livorno più semplicemente vige il sistema che tutti i portuali si sentono un po’ (forse anche a ragione) padroni di se stessi e del proprio modo di lavorare.

Forse l’errore di Contship – se non si è trattato di scelta voluta proprio per far saltare un banco non più strategico – è stato di dimenticare un antico ma sempre valido proverbio toscano: “Se vuoi far quello che ti pare, vai a Livorno”.

E i primi a crederci, a questo detto, sarebbero proprio i portuali livornesi; o almeno ancora troppi di loro…

A.F.

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Pubblicato il
25 Agosto 2010
Ultima modifica
24 Settembre 2010 - ora: 09:14

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