Decreto Sviluppo l’Ucina plaude ma occorre di più
GENOVA – Il presidente dell’Ucina Anton Francesco Albertoni è notoriamente un uomo positivo; nel senso che anche nei momenti più difficili ha la profonda convinzione che le barche non le affonderà mai nessuno, né le “persecuzioni” della Guardia di Finanza, né la persistente carenza di ormeggi per la piccola nautica, né la concorrenza addirittura feroce, acutizzata per la crisi, dei paesi vicini a cominciare dalla Francia.
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Così Albertoni ha dichiarato di accogliere “con soddisfazione” le misure a favore del comparto che il recente Decreto per lo Sviluppo, varato dal governo con la benedizione di Tremonti, ha sancito con effetto pressoché immediato. Sono, come ricordano anche i comunicati di Ucina, la semplificazione della gestione amministrativa per le navi da diporto (l’Ucina è sensibilissima a questo settore, che peraltro è quello dai maggiori fatturati), l’eliminazione della licenza edilizia per i pontili galleggianti (così è risolto anche il lungo contenzioso con i Comuni dell’Argentario), le destinazioni al diporto delle aree portuali non utilizzate altrimenti (ce ne sono poche, ma al sud più di quanto non si creda), la nuova regolamentazione delle concessioni portuali turistiche e la semplificazione della burocrazia per i trasporti eccezionali.
Diciamo che sono provvedimenti utili, e in alcuni casi davvero indispensabili e urgenti. Detto questo, ci riesce difficile condividere tutta la soddisfazione di Albertoni quando si entra nel discorso della piccola nautica. “Avere una barca, anche piccolissima – ha giustamente detto il presidente di Ucina – non deve più essere una colpa né una fatica improba; ben vengano dunque i tagli alla burocrazia e le semplificazioni per creare posti barca a basso costo”. Ma i provvedimenti varati da Tremonti sono solo un timido avvio sulla strada delle necessità che esistono in Italia per i suddetti posti barca a basso costo: perché gli unici interventi previsti dal decreto Tremonti che possono teoricamente interessare le barchette sono le semplificazioni per i pontili galleggianti (che peraltro costano lo stesso uno stonfo per una lancetta di 5 metri o un gommone) e l’utilizzo delle aree portuali abbandonate, dove però c’è il timore che chi ci mettera le mani (e le strutture) non farà certo regali agli utenti.
E allora? Allora, consigliamo ad Albertoni di non abbassare la guardia sui provvedimenti – anch’essi a costo zero per lo Stato – che aspettano da tempo nei cassetti ministeriali. Il primo: una regolamentazione meno punitiva (e demenziale) su charter e noleggi, il riconoscimento dei titoli marittimi italiani (semplificati, e ottenibili con semplificazione estrema rispetto all’intreccio di obblighi attuali) a livello almeno europeo, nuovo esame (anch’esso semplificato: le astruse domande su norme vetuste non servono) per la patente nautica, e specialmente una intesa Stato-Regioni sulle concessioni demaniali per la piccola nautica, i famosi scivoli per il varo e alaggio senza gabelle. Possibile che in un paese tutto disteso sul mare non si riesca a varare un gommone senza dover pagare gabella, e spesso senza trovare nemmeno modo?
Antonio Fulvi
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