Gallanti e i richiami del porto
LIVORNO – Mi dicono che il presidente dell’Authority labronica, avvocato Giuliano Gallanti, ne abbia le palle piene. Mi dicono che già non fosse particolarmente ansioso di venire a Livorno e che avrebbe ceduto alle pressioni; ma se ne sarebbe pentito, perché se il porto di Genova è un covo di scorpioni, quello di Livorno è un’Idra di Lerna, con troppe teste l’una contro l’altra, e non serve tagliarle perché ricrescono e mozzicano come prima.
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Esagerazioni, d’accordo. Perché per ora almeno Gallanti mantiene il suo aplomb e anche quando s’incazza, al massimo fa fare una telefonata a chiarimento. Però il presidente probabilmente va accorgendosi solo adesso che per il porto di Livorno vale quello che Benito Mussolini buon’anima diceva degli italiani: governarli non è difficile, è inutile e impossibile.
In questi giorni, proprio alla vigilia del comitato portuale di domani che farà conoscere il Gallanti-pensiero sul segretario generale, sulla sua scrivania di palazzo Rosciano si sono accumulati svariati documenti che lo sollecitano a prendere il toro della crisi per le corna e non perdere altro tempo. Ha cominciato, come noto, la Spedimar, con la circostanziata nota che è stata oggetto del nostro ultimo Quaderno. Poi è toccata alla Filt-Cgil con un documento più duro nella forma e nella sostanza, che è stato inviato per buona conoscenza anche al presidente della Regione Toscana Rossi e al sindaco Cosimi (i due “sponsor” della nomina di Gallanti all’Authority); nel quale si ricorda che ci sono 900 lavoratori in porto sotto ammortizzatori sociali e si minaccia uno stato di agitazione.
Infine ieri, al rientro a Livorno, Gallanti s’è trovato anche il documento-Milani; che riassume le urgenze indispensabili per il porto di Livorno in fatto di infrastrutture (dragaggi, banchine, riparazioni navali, orari di ingresso delle navi, eccetera) e chiede anch’esso urgenze; documento inviato a Ciampi, Matteoli, Prestigiacomo, Rossi, Cosimi, Nardi e tra l’altro controfirmato da nomi pesanti, anzi pesantissimi dell’economia portuale. E Ciro Milani non è solo l’ex capo dei piloti del porto, oggi solo pilota portuale per sua scelta: è un personaggio che non si è mai tirato indietro nel dire la sua ed è il prossimo presidente del Propeller’s Club livornese. Il che lascia pensare che proprio il club sarà la prossima palestra di un’analisi costante e puntuale dello stato dell’arte (o di crisi, che è più realistico) del porto.
Tra i temi che urgono, ci sono ovviamente i dragaggi (non solo in Darsena Toscana ma anche alla bocca del porto: altrimenti è inutile riavere 13 metri al TDT se poi ci si incaglia sui 10 della bocca sud) ma c’è anche la delicata, delicatissima questione del superbacino di carenaggio. Da qualche tempo circolano indiscrezioni sulla famosa gara che Piccini aveva annunciato ma mai fatto, che tornerebbe in auge ma con il sottinteso intento di rimettere in funzione il bacinone, magari gestito da un gruppo genovese (lo stesso che non riesce a fare il 6º bacino a Genova per l’opposizione della città?). Ci sembra di capire che Milani vedrebbe con favore il rilancio del bacinone, e da pilota non c’è dubbio che abbia le sue ragioni. Ma che ne pensa Benetti e che ne pensano quelli della “Livorno medicea” che stanno già lavorando per i nuovi insediamenti, non certo compatibili con un superbacino? Ci sono alle spalle accordi a livello di governo, patti sottoscritti, investimenti. Tutto da verificare, ovviamente: ed è solo una delle grane che Gallanti dovrà – di necessità e non solo a parole – affrontare.
A.F.
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