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Quel silenzio che non è tutto d’oro

LIVORNO – L’abbiamo già scritto nel numero scorso: Gallanti ha fatto la sua parte, su alcune cose con l’ottimismo del neofita, su altre tirando un po’ a indovinare (e magari sbagliando una banchina con un’altra: capita a chi non ha mangiato per tutta la vita Pane & Livorno), su altre infine centrando i temi di fondo, che sono la necessità di ricercare una crescita nella generale collaborazione (parlare di armonia, come ha fatto, è un po’ utopistico specie per un genovese che ben conosce valore e influenza del dané) e specialmente l’assoluta esigenza di far presto a dar risposte allo shipping.

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Chi invece non ha fatto la propria parte è stato l’uditorio. Qualche applauso imbarazzato su alcuni passaggi di buon senso comune del Gallanti-pensiero, qualche colpetto di tosse sugli errori di banchina (già detto) e alla fine, invece del fuoco di fila delle domande, due soli interventi, peraltro minimalisti: Enrico Bonistalli, vice di Asamar, chiaramente risentito per la non priorità alle associazioni di categoria nelle consultazioni promesse da Gallanti; e Angelo Roma, amareggiato e quasi sarcastico sull’annuncio delle 8 mila Teu in Darsena Toscana quando la “camicia” del fondale è a 13 metri e quindi non potremo mai avere un pescaggio oltre i 12. Tutti gli altri in silenzio. Tanto silenzio. Troppo silenzio.

Chessò, forse si erano aspettati una relazione dei miracoli: e infatti quella di lunedì sera è stata una riunione del Propeller’s tra le più affollate in assoluto, con l’intero Gotha del porto e della stessa città: in prima fila c’erano il prefetto, il presidente della Provincia, il sindaco, il neo-comandante dell’Accademia Navale, il presidente della Cilp, il presidente della Porto 2000: nelle file in fondo era seduto anche un silenzioso e rigido Achille Onorato, neo-capo della Toremar, portato per mano dal comandante Roma. Eccetera.

Tanto eccelso pubblico, parecchia – l’hanno detto dopo – delusione. Non su quanto ha detto Gallanti, ma semmai su quello che ha fatto capire: cioè, in strettissima sintesi, che il porto così com’è non gli è piaciuto affatto, che è disordinato e caotico, e che vuol mettervi ordine “per comparti omogenei”, attraverso una serie di piani affidati a tecnici ed esperti, sia pure in tempi stretti. Aspirazione legittima, anche se abbastanza offensiva per chi l’ha preceduto nella carica (Piccini se n’è stato muto, Lenzi ovviamente non c’era, Giuffrè è emigrato altrove e Marcucci infine dubito che non sarebbe intervenuto con una puntigliosa risposta ma da Contship ha la consegna di starsene zitto) ma difficile da realizzare in un porto che è stato storicamente dei “pollai”: e difficilissimo da realizzare nei tempi stretti che Gallanti si è imposto.

M’è rimasta una curiosità sul fatto che nessuno si sia ricordato (o abbia avuto il coraggio di ricordare) che fino a otto mesi fa il futuro di Livorno sembrava affidato a un fantastico, unanimamente applaudito progetto di Piattaforma Europa; pagato lautamente, dibattuto dal volgo e dall’inclita, oggetto di paginate di giornali e di voluminosi rapporti a tutti i livelli. Scomparso, cancellato, annullato. Se ce ne vergogniamo, perché evidentemente irrealizzabile, sarebbe il caso di dirlo. E di smettere di sognare.

Consentitemi un’ultima nota. Il sindaco Cosimi non è molto presente sulle cronache del porto, e ultimamente non sembra nemmeno in molta armonia con il presidente Gallanti, che pure ha caldamente voluto (c’entra nella freddezza il mancato assenso di Gallanti alla sua candidatura di Barbera per la segreteria generale?). Ma il suo intervento al Propeller ha avuto il pregio della chiarezza, oltre che della sintesi. Ha detto, in sostanza, che rischiamo di scannarci sulle piccole beghe invece di guardare a un’Europa che sta pianificando di trasformare porti e portualità su un disegno economico più vasto, e nemmeno tutto condivisibile. Tradotto: con il dito puntato alla Luna, guardiamo solo il dito. E mentre al senato si discute e ci si scanna, Sagunto viene espugnata. Scusatemi la citazione scolastica, ma Cosimi ha detto cose giuste. Speriamo che sappia anche farsi portavoce, nella sua sede istituzionale, della necessità di far seguire i fatti alle sue parole.

A.F.

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Pubblicato il
22 Ottobre 2011

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