Tempesta, il bacino cede
La barca-porta affonda, già iniziato il palleggio delle responsabilità
LIVORNO – Era una burrasca annunciata, che qualcuno ha chiamato – con riferimenti letterari e cinematografici – la burrasca perfetta. Ma i risultati della tempesta di libeccio di domenica sono stati tutt’altro che perfetti: navi dirottate, navi in avaria, danni alle strutture portuali della fascia costiera toscana per il vento che ha picchiato a 50 nodi e al largo ha raggiunto forza 10. Ma il danno più grave è stato a Livorno, dove una specie di tromba marina nella notte ha divelto, abbattuto e affondato la barca-porta del bacino di carenaggio, strappandola dai cavi di sostegno che fungono da cardine. Fin dall’alba di lunedì, calmato il mare, sono stati inviati sul luogo i sommozzatori per controllare le condizioni di quella che era una barca-porta ed oggi è ormai un relitto.
[hidepost]Nel disastro, c’è stata una fortuna: il bacino era da tempo allagato e non c’è stato l’effetto “depressione” che si sarebbe creato se, cedendo la porta, migliaia di tonnellate di mare si fossero riversate d’un colpo nella grande vasca. Sarebbe nato una specie di maremoto che avrebbe probabilmente spazzato via anche la retrostante darsena Morosini, molti yachts rimessati a terra, e forse avrebbe anche creato vittime.
Adesso sono già al calor bianco le polemiche sulle responsabilità: il bacino è da anni sotto sequestro della magistratura, e c’è un lungo contenzioso sulla mancata manutenzione. Di fatto il bacinone è stato lasciato andare in malora, in un gioco allo scaricabarile che nessuno ha voluto (o saputo) risolvere. A sua volta la magistratura ha un dossier corposo, compreso di esposti-denunce dai riparatori navali. E forse il cedimento della barca-porta, per assurdo, potrà rivelarsi un fatto positivo se accelererà le decisioni: e le scelte – mai fatte in concreto dal tempo degli accordi di Roma che hanno salvato l’ex cantiere navale Orlando – su cosa fare dell’opera.
A.F.
[/hidepost]