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Per i due fucilieri del San Marco l’umiliante soluzione all’indiana

Una breve licenza a casa e poi il ritorno in attesa che la corte di Kerala decida – La brutta storia di un sequestro che non doveva esserci e il giudizio del presidente Napolitano

I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.

NUOVA DELHI – Niente sentenza dalla suprema corte di Kerala sul caso dei due marò del reggimento San Marco, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, detenuti in India da quasi un anno dopo essere stati proditoriamente fatti sbarcare da una petroliera italiana sotto la minaccia delle armi. Nessuna sentenza sulla richiesta di far esaminare il loro caso – l’accusa, peraltro molto poco documentata dagli indiani, è di aver ucciso due pescatori fuori dalle acque territoriali indiane scambiandoli per pirati che attaccavano la petroliera da loro difesa – dalla giustizia italiana come è espressamente previsto dalle normative internazionali.
[hidepost]E nessuna sentenza né di colpevolezza né tantomeno di assoluzione. Semplicemente la corte indiana se n’è andata in vacanza; e dopo tre mesi alla conclusione del dibattito procedurale, ha deciso di non decidere prima dell’anno prossimo. Bontà sua, il governo indiano ha consentito di far passare le feste a casa ai due militari. Dovranno ritornare in India subito dopo, come detenuti in attesa di giudizio.
Su questa vicenda, che purtroppo scalda assai poco l’opinione pubblica italiana ed europea, gli ultimi atti del governo italiano hanno il sapore di una farsa, o peggio ancora di un sotterfugio furbesco che non salva né i princìpi né la sostanza: chiedere la “grazia” alla corte indiana di far passare ai due fucilieri le vacanze di Natale in Italia, con l’impegno di rimandarli in India a inizio dell’anno: dando così un po’ di respiro ai due ragazzi, ma riportandoli poi nelle grinfie di una giustizia che si sta dimostrando, in quanto a tempi di decisione e rispetto delle garanzie internazionali, peggio ancora di quella italiana.
Non ha importanza, a questo punto, una breve vacanza in Italia per riabbracciare i loro cari: Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono sotto tutti gli aspetti prigionieri ingiustamente di uno Stato che era considerato in tutto il mondo un esempio di democrazia popolare e di civile convivenza tra etnie, religioni, culture ed autonomie territoriali.
Oggi non è più così e lo hanno affermato anche le (deboli) rimostranze nell’ambito dell’Onu. Per non parlare del sovrano disprezzo dell’India alla sovranità nazionale dell’Italia su tutta la vicenda: a cominciare dal “tranello” con cui fu attirata in un porto indiano la petroliera Enrica Lexie, costretta poi a pagare una specie di riscatto per potersene ripartire, fino al silenzio assoluto del governo indiano anche a fronte delle recenti dichiarazioni del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “I nostri marò sono ingiustamente trattenuti”.
La debolezza dell’Italia sull’argomento è apparsa evidente anche dopo la convocazione da parte del segretario generale della Farnesina dell’ambasciatore indiano a Roma Debabrata Saha: alle proteste italiane è seguito un nuovo, imbarazzante e offensivo silenzio da parte del governo dell’India. Fino alla “concessione” di andare a casa con l’impegno – garantito da tanto di cauzione – di tornarsene in India.
C’è da chiedersi, a questo punto, a che cosa servono le regole sulle missioni anti-pirateria sottoscritte da tutti i paesi che hanno mandato navi militari e i loro equipaggi nelle aree a rischio; e a che servono le garanzie per gli stessi militari impegnati in prima persona, con rischi fisici notevoli (anche i pirati sparano) oltre che ai disagi delle lunghe missioni. Proprio a questi militari si deve tra l’altro il fatto che la pirateria somala sembra in netta caduta, dopo anni ed anni di quasi totale padronanza di quei mari. Confitarma ha giustamente ricordato la riconoscenza dell’armamento italiano verso tutti i militari impegnati nelle scorte. Forse se il nostro Paese testimoniasse la stessa riconoscenza al di fuori delle valutazioni partitiche e di convenienza politica anche l’India userebbe un metro diverso verso i nostri connazionali.
E poiché il tormentone non è ancora finito, possiamo illuderci che non sia troppo tardi per mostrare un po’ di palle al mondo?
Da Confitarma, appena confermata la notizia della “licenza” dall’India è arrivato il seguente messaggio.
“Il ritorno in Italia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone per le festività natalizie è veramente una bella notizia – ha detto Paolo d’Amico – e insieme a tutto il Consiglio della Confederazione Italiana Armatori mi unisco alla gioia dei loro familiari che a breve potranno riabbracciarli”.
“Nell’inviare i più calorosi auguri di Buon Natale ai nostri marò – ha aggiunto il presidente di Confitarma – auspico che l’intera vicenda possa risolversi definitivamente al più presto, nel pieno rispetto del diritto internazionale”.
“Ribadisco – ha concluso Paolo d’Amico – la piena solidarietà di tutto l’armamento italiano ai due militari ingiustamente trattenuti in India. Secondo i principi fondamentali di diritto internazionale, infatti, le missioni di contrasto alla pirateria che si stanno portando avanti con successo grazie ai Nuclei Militari di Protezione imbarcati sulle navi mercantili italiane, come tutte le altre operazioni all’estero danno a questi militari lo status di agenti dello Stato di bandiera la cui sovranità nelle acque internazionali è esclusiva”.
A.F.

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Pubblicato il
29 Dicembre 2012

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