I riparatori? Mandiamoli a Piombino
LIVORNO – Non per ficcare il naso nella politica – che non è il nostro mestiere, grazie a Dio – ma nemmeno per ignorare quello che si dice, si pensa e si promette in clima elettorale sui temi dei porti.
[hidepost]Prendiamo, per esempio, quello che abbiamo già scritto sull’intervento dell’ex ministro Altero Matteoli sul POT dell’Authority di Giuliano Gallanti: POT da rivedere – ha detto l’ex ministro – sbagliato anche se tutti l’hanno approvato in comitato portuale, perché toglie il grande bacino di carenaggio ai riparatori navali, che invece devono poterci lavorare. Un’opinione di Matteoli, non sappiamo quanto condivisa in porto, visto che il POT è stato approvato all’unanimità (salvo da Enzo Raugei per motivi di crociere sull’Alto Fondale): ma comunque un’opinione.
Più impegnativa ancora la dichiarazione di Paolo Vitelli a inizio settimana nell’incontro dei candidati “montiani” al suo cantiere Benetti. Stesso tema, i riparatori navali livornesi, diversa la soluzione prospettata da Vitelli: entro tre anni, trasferimento delle riparazioni navali a Piombino (dove farebbero una degna accoglienza grazie alle aree guadagnate con il nuovo piano regolatore e all’operazione Concordia) e potenziamento delle riparazioni e refitting dei grandi yacht a Livorno. Una divisione netta e senza sbavature di specializzazioni, che tra l’altro darebbe anche e finalmente un significato a quel “sistema dei porti toscani” che la Regione ha fortemente voluto ma che ad oggi è solo un’etichetta vuota.
Come si vede, tra le tesi di Matteoli e quelle di Vitelli corre un mondo: anzi, l’una è la perfetta antitesi dell’altra. Da capire poi se si tratta di idee solo personali – cioè del Matteoli/pensiero e del Vitelli/pensiero ma non dei rispettivi referenti politici nazionali – oppure se c’è dietro qualcosa di più concreto. Almeno per quanto riguarda l’ipotesi espressa da Vitelli, sembra effettivamente che il boss del gruppo Azimut-Benetti (come ha detto lui, il più grande del mondo nello yachting di lusso) abbia parlato avendo già una rete di istituzioni favorevole alla sua tesi: dalla Regione alle stesse Authorities portuali di Livorno e Piombino.
Sensazioni, ovviamente: ma i segnali che si sono colti vanno in questa direzione.
Dal meeting al cantiere Benetti coglierei anche un’altra considerazione: quella espressa da Paolo Vitelli sulla città che, pur ospitando il suo cantiere che tutto il mondo considera al top, non è ancora davvero in piena sintonia con le sue esigenze e specialmente con le sue possibilità. Un dettaglio per tutti: sono passati 7 anni ed ancora non è partito il progetto del “marina” Benetti nel Mediceo, malgrado facesse parte degli accordi. Un’occasione di sviluppo sprecata, con la perdita ad oggi di grandi ricadute economiche. E in quanto ad accoglienza, sia per gli equipaggio dei mega-yachts, sia di chi ci viene a lavorare, siamo ben lontani dall’ottimale, come ha detto anche Nanni Vignoli, rappresentante degli albergatori. La sintesi più tranchant è stata quella di Andrea Romano, docente universitario in storia, vicino a Montezemolo e candidato per Monti come capolista in Toscana: Livorno è stata per secoli città cosmopolita per eccellenza: è ora che torni ad aprirsi al mondo invece di rimanere ripiegata su se stessa. Bella diagnosi: ma come fare e specialmente con quali uomini e quali idee?
A.F.
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