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Sindacati all’attacco sui problemi del porto

Sollecitata l’attuazione concreta delle linee del Piano Operativo Triennale

LIVORNO – La portualità livornese sta attraversando forse il periodo più nero della sua storia. Lo scrivono in una loro nota i sindacati Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti.
[hidepost]“Il calo dei traffici, come evidenziato nei dati forniti dall’Autorità portuale, ha acuito la tensione e generato una discussione che ci sembra miope e poco strategica – dice il documento. Riteniamo che ridurre il dibattito alla sola questione degli accosti 46/47 e del dualismo che ne è sorto, risulti fuorviante rispetto al resto dei problemi urgenti del nostro scalo; valutiamo comunque indecoroso ritrovarsi a quasi inizio stagione turistica con la stessa situazione di anni fa per il settore delle crociere considerando che qualsiasi fase di transizione prevista nel Piano Regolatore Portuale ha necessità di essere governata.
“Concentriamoci soprattutto – continua la nota – sulla esecutività di quanto previsto sia nel Piano Operativo Triennale appena approvato, sia nel Programma Triennale delle Opere Pubbliche.
“Partendo dal traffico che generalmente è il termometro che indica la solidità di un porto, ovvero quello dei containers, riteniamo che troppo tempo è stato perduto in analisi e discussioni e oggi ci ritroviamo nella condizione di rimanere fuori dai flussi di traffico che contano a causa di mancati interventi di programmazione infrastrutturale; ancora oggi non sono risolti i nodi delle Porte Vinciane e dei dragaggi in Darsena Toscana, elementi indispensabili a garantire l’accesso delle navi.
“Ricordiamo che il Terminal Darsena Toscana – dicono i sindacati – occupa oltre 300 lavoratori diretti e sviluppa un indotto di enorme portata per la nostra città e che se non si interverrà in fretta il rischio di un ulteriore arretramento è più che evidente.
“Il settore dei Ro/Ro deve essere riorganizzato nei tempi e modi previsti dai documenti di programmazione, ma ad oggi non è aperto nessun tavolo.
“Tutto questo senza dimenticare che ad oggi ci sono ancora oltre 600 persone in regime di ammortizzatore sociale.
“Riteniamo opportuno sottolineare – continua la nota – che negli anni pre-crisi (dal 2000 al 2007) le aziende hanno avviato grandi processi di turn-over e che oggi l’età media dei lavoratori del nostro porto è molto bassa e che quindi si parla di lavoro che dà sostentamento a una grande parte di giovani famiglie del nostro territorio rispetto alle quali crediamo che sia arrivato il momento delle scelte e degli investimenti a lungo termine.
“Come categorie Filt – Fit – Uil abbiamo ritenuto opportuno e indispensabile che il porto si dotasse degli strumenti di programmazione previsti dalla normativa di legge come il Piano Regolatore Portuale e il Piano Operativo Triennale. Dopo la falsa partenza del 2008 il nuovo Comitato Portuale con il voto di luglio 2012 ha fatto ripartire l’iter burocratico per l’approvazione del Piano Regolatore; auspichiamo quindi che il Piano Regolatore non risenta di altre stagnazioni burocratiche e concluda il percorso nei vari livelli istituzionali in tempi certi.
“Dobbiamo sottolineare come nello stesso periodo si sia consolidato e sottoscritto fra le parti sociali, con unanime sostegno della “comunità portuale, il “Patto per il lavoro” che ha fornito ai rappresentanti delle imprese e dei lavoratori uno strumento indispensabile per strutturare l’occupazione e affrontare le crisi ad un tavolo generale.
“Il primo banco di prova del “Patto” – ricordano i sindacati – è stata la soluzione della crisi di Agelp che ha visto l’intervento attivo delle imprese più affidabili del nostro porto scongiurando la crisi occupazione e salvando così il valore dell’art. 17.
“Oggi sono presenti ed attuabili tutti gli strumenti necessari per portare avanti quelle strategie e quelle previsioni scritte nel Piano Regolatore Portuale e quindi non sono comprensibili prese di posizione, ripensamenti, continue quanto improduttive o meglio inutili discussioni su questioni che ormai dovrebbero essere assodate.
“Si deve mettere in moto un domino di spostamenti e delocalizzazioni – chiedono i sindacati – che hanno però bisogno di interventi di messa a punto delle infrastrutture portuali. Ricordiamo ad esempio la delocalizzazione del TCO verso la sponda est della Darsena e la delocalizzazione della Cilp sul molo Italia lato nord che oggi ancora non avviene perché non si è dragata quella parte e così via.
“Ci domandiamo quindi come sia possibile che le previsioni del P.R.P. siano rispettate quando manca un serie di tasselli ritenuti da tutti indispensabili e ci domandiamo perché ancora oggi non vediamo neanche l’inizio di quei progetti (almeno i primi cinque previsti nel primo trimestre del 2013 e cofinanziati dalla stessa Regione Toscana) che darebbero un immediato impulso positivo ad un sistema portuale cristallizzato.
“Chiediamo all’Autorità portuale e alle imprese – conclude il documento – di rimettere in campo la stessa volontà e condivisione degli obiettivi dimostrata con la firma sul Patto per il Lavoro e pensare agli interessi collettivi di crescita del porto di Livorno. Riteniamo inoltre indispensabile il proseguo del percorso di revisione e attuazione dei regolamenti così come il rigoroso monitoraggio annuale del rispetto delle previsioni dei piani di imprese come elemento di garanzia per una buona occupazione. La storia insegna che alzare gli steccati, rinchiudersi nelle mura, non serve”.

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Pubblicato il
30 Marzo 2013

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