Biologia marina alla Meloria ipotesi di gestione allargata
L’impegno degli studiosi e del Comune di Livorno – La collaborazione con l’OLT per l’area del rigassificatore – La strana storia della barca del ministero dell’Ambiente
LIVORNO – Il Centro Interuniversitario di biologia marina che opera a Livorno con gli uffici a Barriera Margherita e alcuni locali allo Scoglio della Regina (moletto Nazario Sauro) si appresta ad avviare, con i propri tecnici e ricercatori, il primo monitoraggio scientifico a tappeto delle condizioni del fondo marino tra il porto e il Romito, avvalendosi – grazie a una recente convenzione, di cui abbiamo dato notizia – della collaborazione dell’associazione ambientalista Marevivo che opera presso l’Assonautica della Camera di Commercio.
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Massimo Gulì
“Si tratta di un impegno importante – ha spiegato il presidente del CIBM ed assessore comunale all’Ambiente Gulì – che si allargherà anche al monitoraggio continuativo di quell’area di mare interessata dalla piattaforma di rigassificazione offshore”. Il tutto con un importante contributo economico della società OLT Offshore Toscana che fa parte degli accordi di “compensazione” con il territorio.
Crescono in questo modo non solo gli impegni del Centro, ma anche le sue ambizioni di diventare un punto di riferimento importante a livello sia regionale che nazionale. E anche se l’assessore Gulì glissa sul tema – le domande in un recente incontro con la stampa non sono mancate – sembra logico ipotizzare per il CIBM un ruolo crescente anche nel controllo ambientale e nel monitoraggio dell’area protetta delle secche della Meloria: secche oggi affidate al Parco naturale di Migliarino-San Rossore ma dopo tre anni dalla loro istituzione ancora senza nemmeno un regolamento operativo né alcun intervento concreto di sperimentazione e sviluppo.
Sulla Meloria opera da quasi quindici anni proprio l’associazione Marevivo che iniziò con un accordo sottoscritto in Provincia per il quale “adottò” le secche. In anni di collaborazione con la Provincia, l’associazione ha piazzato sul fondo catenarie, corpi morti e “penzoli” con gavitelli per ridurre l’impatto delle ancore dei natanti sulla prateria di posidonia; ha provveduto a raccogliere e trasportare a terra i rifiuti che vengono depositati negli appositi contenitori piazzati sotto le torri; ha organizzato gite scolastiche, visite guidate per portatori di handicap, persino concerti di Ferragosto con la banda musicale dell’Accademia Navale. Ma passata la gestione dell’area dalla Provincia di Livorno al Parco di Migliarino, molte di queste iniziative sono rallentate o si sono esaurite: per mancanza di strategie, probabilmente, più ancora che di fondi da parte dell’Ente parco e del ministero dell’Ambiente. Il caso più eclatante è quello dell’imbarcazione fornita dal ministero dell’Ambiente per la raccolta dei rifiuti galleggianti in area protetta: gestita da Marevivo con la Provincia, è di fatto abbandonata nei piazzali dell’Assonautica dopo che è passata di competenza all’Ente parco, che non è in grado di utilizzarla non avendo il personale adatto (e probabilmente anche perché l’imbarcazione non risponde agli scopi previsti).
Tutto questo lascia ipotizzare scenari allargati per l’area protetta della Meloria: fino a un passaggio della gestione dall’Ente parco di San Rossore-Migliarino al Comune di Livorno e da questi proprio al CIBM. Che avrebbe le competenze scientifiche ma anche la capacità marittima (oltre che la vicinanza fisica) per occuparsi del delicato ecosistema delle secche, da sempre considerato patrimonio livornese del popolo delle barchette. Ipotesi eccessiva o quanto meno inopportuna nella attuale tempistica? Che se ne parli vorrà pur dire qualcosa…
A.F.
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