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Superbacino, un ginepraio tra la realtà e le illusioni

L’Authority vuole la gara, Benetti propone un compromesso operativo per non perdere altri anni – Gli allacciamenti elettrici e gli spazi a terra – Un recupero quasi impossibile?

LIVORNO – Dire che è diventata una questione di lana caprina è minimizzare: perché la vicenda del superbacino di carenaggio livornese, da anni in abbandono e da mesi addirittura privo della barca-porta (affondata per una burrasca di maestrale e mai recuperata) sta rischiando il paradosso. Un paradosso che parte dal famoso accordo di programma di Roma, che assegnò ad Azimut-Benetti le aree dell’ex cantiere navale Orlando (bacino compreso) e sembra voler arrivare alla gara – annunciata dall’Autorità portuale e di recente riconfermata anche dal presidente Gallanti come uno degli obiettivi più urgenti del POT – per la gestione di quel che rimane del superbacino.
[hidepost]E’ utile ricordare che sull’area, sulle condizioni (disastrose) del manufatto e sulla sua possibile utilizzazione esiste anche un esposto-denuncia all’autorità giudiziaria, da anni in stand-by per la complessità degli intrecci delle scelte e contro-scelte.
La gara, dunque. Non appena sarà approvato – nei prossimi giorni, si dice, in conferenza dei servizi alla Regione – il principale passaggio per il piano regolatore del porto, l’Authority potrà indire la gara. Ma la gara per cosa? Così com’è, il bacinone è un relitto, del tutto inutilizzabile se non come darsena. Per di più, una eventuale gestione autonoma dal cantiere Benetti sembra inattuabile, perché mancano sia le aree a servizio del bacino, sia l’alimentazione elettrica. Le une e l’altra dipendono dal cantiere Benetti e ci vorranno anni – c’è chi ipotizza un lustro – per fare le necessarie deviazioni dell’Enel, mentre per le aree non ci sono soluzioni se non un accordo con Benetti, che di quelle aree tra l’altro è molto gelosa perché le servono. Ultima ma non minore argomentazione: riattivare il bacinone come bacino richiederebbe un investimento di almeno 20 milioni di euro. Chi sborserebbe una simile cifra, con questi lumi di luna? E per di più con uno studio del RINa che certifica come un bacino da riparazioni navali sopravento a una zona residenziale che sta nascendo (la Porta a mare) e a un “marina” per yacht (che sta per nascere nel mediceo) sarebbe un nonsenso.
La soluzione? Azimut-Benetti ha la sua proposta, già presentata a Palazzo Rosciano: invece di partire con la gara, chiedere le manifestazioni di interesse, nel qual caso il cantiere proporrebbe di prendere in gestione il bacino per il tempo necessario ad arrivare a una definizione delle aree, degli allacciamenti elettrici indipendenti anche per l’annesso bacino galleggiante, e dell’utilizzo. Il bacinone sarebbe utilizzato come darsena protetta, con tre grandi banchine di allestimento e riparazione sia per mega-yachts sia per navi da non oltre 150 metri, sulle quali potrebbero lavorare con accordi con Benetti anche i riparatori livornesi. Se assegnata a Benetti, il cantiere avrebbe tutto l’interesse a ripulire gli attuali muri, eliminare la barca-porta, attrezzare le sponde come banchine, lavorarci: tutto l’interesse e tutta l’urgenza. Al contrario, con una gara – che tra l’altro dovrebbe indicare quello che è già nel POT, cioè la definitiva fine del bacinone come bacino – si rischia di andare, alla livornese, alle calende. Con tutte le ricadute negative connesse.
A.F.

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Pubblicato il
12 Ottobre 2013

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