La sfida l’ottimismo le paure
PIOMBINO – Vogliamo essere ottimisti per forza, più che per convinzione? E allora diciamo che la sfida lanciata dal porto, dalla città e anche dalla Regione Toscana per il nuovo porto riuscirà a trovare un percorso burocratico-istituzionale all’altezza; e i tempi accelerati delle gare saranno “bissati” da tempi altrettanto veloci delle approvazioni.
[hidepost]Guerrieri ha posto il problema, sta adesso alla politica far si che nessun dorma.
Certo che, visti i precedenti sui porti, l’ottimismo è un atto di fede che rasenta l’incoscienza, o almeno l’ingenuità. Ma ci serve per andare avanti, perché se i tempi si allungheranno, Piombino perderà non solo l’appuntamento con la “Concordia” – e sembra certo che Costa Crociere non aspetti altro per caricare l’imbarazzante relitto e farlo sparire verso la Turchia o ancor più lontano – ma anche molto di più: il progetto di diventare il porto italiano ufficialmente benedetto dalla UE per le demolizioni navali nel Mediterraneo. Con tutte le ricadute positive che ci sarebbero non solo per le acciaierie in crisi e per l’indotto, ma anche a livello almeno regionale: compreso il comparto delle riparazioni navali livornesi, che a Livorno hanno sempre meno spazio e meno futuro.
La sfida di Piombino dunque è una sfida non solo locale: diremmo che è nazionale più ancora che regionale. E farle la guerra addosso per meri problemi di campanile – o peggio ancora di politica partitica – denuncia la miopia imprenditoriale di quella parte dei porti tirrenici che non sembrano aver ancora capito in quali tempi viviamo. E quali sfide l’intero cluster marittimo sta affrontando a livello globale. Perché niente può più essere come ieri e tutto il nostro domani si sta giocando proprio oggi.
Certo, l’ottimismo alla Pangloss (Voltaire) sarebbe un assurdo. Perché anche sulla possibilità di diventare porto Ue per le demolizioni navali non mancano le ombre. Bruxelles ha appena approvato il regolamento che obbligherà gli armatori europei a demolire le loro navi in cantieri compresi in un elenco – che sarà stilato sempre da Bruxelles entro novembre – con specifiche caratteristiche di rispetto ambientale, di istallazioni “ad hoc” e di procedure certificate. Da qui il primo dubbio: Piombino potrebbe già rientare in questo elenco? Con le attuali sistemazioni è molto dubbio: con i lavori programmati forse si, ma forse no, perché tutta la parte a terra – compresi i collegamenti stradali – non sembra ancora adeguata. Basta leggere gli articoli dal 12 al 14 del regolamento Ue per capire che le cose non sono così scontate come si vorrebbe far credere.
C’è di peggio: il regolamento Ue lascia facoltà agli armatori europei di mandare a demolire le proprie navi anche fuori dai porti comunitari, purché quelli scelti facciano parte di quell’elenco che richiede caratteristiche ambientali, di salvaguardia della salute dei lavoratori, e di corretto smaltimento dei rottami. In sostanza: se rientreranno nell’elenco – e quindi ne faranno richiesta, elencando le loro caratteristiche operative a norma del regolamento – potrebbero demolire navi Ue anche cantieri della Turchia (guardacaso, dove Costa ha già demolito altre navi e dove si sussurra voglia mandare anche la Concordia sulla “Vanguard” opzionata di recente) ma addirittura asiatici o africani. Per avere chiarezza sui reali “caveat” della Ue dovremo attendere l’elenco dei cantieri promesso entro fine novembre. Ma attenzione: sia la Regione Toscana, sia Piombino, sia gli eventuali altri siti italiani che aspirano ad essere nell’elenco dovranno muoversi velocemente per proporsi, senza gingillarsi sulle promesse politiche e della politica, che a Bruxelles difficilmente hanno peso. Muoversi subito e bene, se non l’hanno già fatto.
A.F.
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