Le ricette le speranze i timori
LIVORNO – Non ci piacerebbe che valesse anche in questo caso il noto principio: passata la festa, gabbato lo Santo. Ovvero: finiti i grandi summit del Forum di venerdì scorso al LEM, tutto rimane come prima.
[hidepost]Giuliano Gallanti spera che non sia così: “Abbiamo lanciato un sasso nello stagno, sta alla politica a tutti i livelli raccoglierlo e tirarne le conseguenze”. Perché è ovvio che a fronte dell’offensiva dei grandi gruppi logistici mondiali, non sono certo le Autorità portuali o gli operatori singoli a potersi difendere senza una adeguata politica nazionale ed europea. E le voci che hanno parlato dall’Europa e per l’Europa, certamente autorevoli, poco hanno potuto dire di più delle personali opinioni (non sempre allineate) e dei piani della UE, che come ai tempi dei famigerati “piani poliennali” dell’economia strutturata sovietica (quasi sempre falliti) si stanno confermando troppo rigidi e spesso troppo cervellotici.
Tutti d’accordo, a parole, che occorre smettere con le guerre fratricide tra porti e all’interno di uno stesso porto. Tutti d’accordo, sulle dichiarazioni, che occorre arrivare a sistemi portuali specializzati, con una programmazione nazionale (chi si ricorda che da oltre vent’anni si parla invano di piano generale dei porti?) e una sotto-programmazione regionale. Poi però, alla prova dei fatti, le guerre tra porti-pollai non smettono e la crisi anzi le accentua.
E allora? Allora bisogna non farsi prendere dallo scoraggiamento, dicevano l’altro giorno in sala al LEM. Con l’ironica risposta di qualcuno che a Livorno non vuole molto bene: i discorsi li porta via il vento e le biciclette i livornesi. Ovvero: non bastano le buone intenzioni. Dal Forum Euro Mediterraneo sono uscite analisi intelligenti e corrette. Ma chi le trasformerà in politica del fare?
A.F.
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