Visita il sito web
Tempo per la lettura: 6 minuti

Assoporti e NAPA: finiti? Di Marco va giù duro

L’associazione dei porti “ha esaurito la spinta” malgrado gli sforzi di Monti – Il “progettone” ravennate e il successo delle Autostrade del Mare

Galliano Di Marco

RAVENNA – E’ recente la comunicazione ufficiale della concessione del finanziamento da parte dell’Unione Europea per oltre 2 milioni di euro al grande progetto dell’Hub portuale dell’Authority ravennate. Il progetto, finanziato dalla UE in quanto ritenuto di interesse comune nell’ambito delle reti transeuropee dei trasporti, riguarda opere importanti per il potenziamento e lo sviluppo del porto emiliano. Un porto che ha già diverse frecce al suo arco ed un presidente che ama parlare chiaro: Galliano Di Marco.
Presidente, come si chiude il 2013 per il porto di Ravenna? Quali le prospettive ed i programmi per il prossimo anno?
“Il 2013 è stato un anno molto positivo nel quale abbiamo recuperato oltre un 3,5% di traffico rispetto al -10% dello scorso anno. Faremo sicuramente il nostro record storico nel traffico dei contenitori: con 225.000/230.000 cntrs realizziamo un + 10% in un settore che ha avuto, oltre 10 anni fa, la sua punta in 205.000.
[hidepost]Siamo soprattutto molto soddisfatti per l’impulso dato alle Autostrade del Mare nonostante una errata convinzione che vedeva Ravenna come inadatta a questo tipo di traffici. Mettendo in concorrenza la Grimaldi con la Tirrenia abbiamo più che raddoppiato i volumi ed oggi, con le due compagnie, abbiamo una doppia linea Ravenna-Catania. Con Grimaldi inoltre tocchiamo anche Brindisi (+115% rispetto al 2012) e proprio in questi giorni si è inaugurata una linea diretta con Igoumenitsa e Patrasso: una svolta per noi per la quale abbiamo provveduto al rinforzo delle strutture doganali e di polizia di frontiera e per ora, la mancanza di spazi, non ci permette di far fronte alle richieste della Turchia e dall’Albania. Senza nessun esborso di soldi pubblici siamo riusciti nel frattempo a creare 43 posti di lavoro e, soprattutto, abbiamo tolto circa 60.000 camion dalla strada. Questa è la dimostrazione che le Autostrade del Mare si possono realizzare semplicemente facendo seri accordi con i privati, creando loro le condizioni migliori per avere traffico e stimolando una leale concorrenza”.
Quali saranno i cambiamenti previsti dal “Progettone” per il porto di Ravenna?
“Il nostro è l’unico porto canale italiano, per la sua caratteristica è il più colpito dall’erosione del mare; il progetto prevede un approfondimento del fondale a 13,50 metri per tutto il canale con punte di 14,50 -15 metri nella zona della penisola Trattaroli ed è in quella stessa zona che faremo il nuovo terminal container dove metteremo in sicurezza le rinfuse solide e liquide che per noi rappresentano circa il 90% del traffico. Il progetto prevede anche il rifacimento di quasi tutte le banchine”.
Quali caratteristiche ha l’area dove verrà realizzato il nuovo terminal e, complessivamente, di quale portata è l’investimento?
“E’ un’area di proprietà privata in una posizione completamente diversa da dove è oggi il nostro terminal. Come Autorità vi investiremo circa 40 milioni di euro mentre i proprietari ve ne investiranno circa 200. Dal punto di vista finanziario il progetto invece è di circa 200 milioni di euro composti dai 60 ottenuti dalla delibera Cipe nel giugno di quest’anno, 120 milioni già deliberati dalla BEI e 20 autofinanziati. Un aspetto importante che abbiamo inserito nel progetto definitivo, che per questo tornerà al Cipe, è l’impianto di trattamento dei materiali di escavo. Realizzeremo nel giro di due anni un impianto dal costo di 8 milioni di euro in grado di trattare 200.000 metri cubi di materiali all’anno. Tale costo verrà sostenuto da noi grazie al finanziamento della BEI, che ha creduto molto nel nostro progetto, così, a lavori conclusi, potremo scavare e trattare il materiale risolvendo il problema endemico del reperimento di area di stoccaggio.
“Stiamo ora terminando le campionature della nostra sabbia per la classificazione richiesta dal ministero dell’Ambiente, entro giugno 2014 ripresenteremo il progetto definitivo al Cipe e, una volta approvato, faremo il bando internazionale di circa 180/200 milioni”.
Una volta terminati i lavori previsti dal “Progettone” che tipo di traffico potrà ricevere il porto di Ravenna?
“Per le caratteristiche del nostro porto non “inseguiremo” mai, alla stregua degli altri, le navi giganti, ma potremo ricevere navi da 330/340 metri con capacità da 7/9000 teus. Ammesso poi che i traffici del P3 diventino una realtà nei porti dell’alto Adriatico – penso ad esempio a Trieste con i suoi fondali di 20 metri – potremo diventare il loro primo feeding port e giungere nel 2018 ad avere circa 450mila teus, quindi il doppio dei nostri attuali. Un ottimo risultato per noi, considerando che le previsioni degli operatori per il 2020 – e sempre che l’economia italiana riprenda – parlano di un milione di teus in più. Il nostro porto ha calcolato in modo cautelativo un ritorno di questo investimento nell’ordine del 7-8% (una giusta percentuale considerando che un investimento di denaro pubblico, per essere meritevole, non può essere inferiore alla resa di un BTP decennale cioè del 4,5% circa).
“A nulla vale comunque avere dei fondali di 14,5 metri se poi non c’è efficienza sulle banchine: convinti di questo abbiamo puntato sulle procedure di snellimento delle operazioni realizzando il primato della sperimentazione dello sportello unico doganale e del preclearing; oggi stiamo facendo, primi in Europa, lo sdoganamento merci sulla nave in mare”.
Quanto temete la concorrenza dei porti sloveni e croati? La fuoriuscita di Ravenna dal Napa a cosa è stata dovuta?
“Ci arrivano voci che i controlli sanitari a Luka Koper sono molto semplificati e questo ci mette in difficoltà dato che i nostri, al contrario, sono complessi e richiedono molto tempo; per avere spiegazioni su questo sto facendo richieste agli organi competenti. C’è poi la questione che riguarda l’1% dell’Iva. Il computo dell’Iva, così come è oggi, deve essere rivisto perché attualmente, per effetto delle operazioni doganali fatte da Luka Koper, e prossimamente da Rijeka che da quest’anno è nell’unione europea, si hanno forti ritardi nella riscossione del contributo. Ho già provveduto a richiedere verifiche formali ai ministeri ed attendo risposta. Se le risposte non saranno soddisfacenti andrò al direttorato generale per le Competizioni di Bruxelles ed impugnerò il decreto Iva se verrà mantenuto nella forma oggi prevista.
“Confermo che il Napa, così come è impostata, è un’organizzazione inutile, soprattutto per Ravenna: negli ultimi 10 anni gli unici porti che sono cresciuti sono Koper e Rijeka mentre quelli italiani hanno perso traffico. Andrebbe ripensata: dovrebbe operarsi all’interno di essa una suddivisione per caratteristiche di traffico e di leggi di destinazione delle merci ovvero: alto Adriatico dell’ovest per i traffici da e per la Pianura Padana (Ravenna, Venezia ed Ancona) e alto Adriatico dell’est per quelli che guardano all’Austria e all’Ungheria (Trieste, Koper, Rijeka). Oppure andrebbe creata un’unica autorità che si occupi di segmenti di attività diverse (Trieste per i containers, Venezia per le crociere, Ravenna per le rinfuse..). Questo in considerazione del fine che deve essere quello dell’utilità economica che – per il mio imprinting manageriale e non certo politico – ritengo fondamentale.
“Altra questione attuale è quella dei distretti logistici proposta dal ministro Lupi, che sembra trovare largo consenso ma che a me non convince. Ritengo viceversa questi distretti costosi per lo Stato ed inutili dal punto di vista del profitto, anzi dannosi, poiché faciliterebbero Slovenia e Croazia nei traffici con la Germania ed Austria a nostro svantaggio. Ritengo che questa proposta, della quale non si è ancora vista una bozza, sia comunque da discutere in assemblea di Assoporti e che debba essere votata a maggioranza per poi essere delegata al direttivo. Per intanto è mia intenzione scrivere una lettera in disaccordo con quanto proposto da altri colleghi che supportano Lupi. Basterebbe ricordare quanto proposto da Bartolomeo Giachino nel 2012 sulla creazione di 8-9 distretti logistici fatti con accorpamenti regionali per me discutibili e per i quali l’Emilia Romagna aveva già espresso parere negativo contestando inoltre il fatto che il loro collegamento diretto con il ministero sminuiva pesantemente la pianificazione della Regione e la sua autonomia decisionale, in netto contrasto con quanto stabilito dall’art. 5 della Costituzione.
“Mi sono dimesso dal direttivo di Assoporti perché l’associazione ha esaurito la sua spinta propulsiva e sembra allo sbando nonostante nelle ultime settimane abbia apprezzato gli sforzi del presidente Monti. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, e qui la critica va anche al ministro Lupi, è stata la conferma a commissario straordinario di Massidda, perché non è accettabile che un ministro deroghi a una decisione del Consiglio di Stato”.
Ravenna ha una tradizione importante nella nautica da diporto come cantieristica e come banchine riservate. Quale è la situazione attuale e quali sviluppi, se è possibile ipotizzarne in questo settore, si possono prevedere?
“Il porto turistico di Marinara ha 1.050 posti barca ed un fattore di riempimento del 35%/40%. All’inizio del mio mandato, sbagliando, lo avevo definito una cattedrale nel deserto; era invece una struttura perfettamente realizzata seppure in una situazione drammatica poiché la società che la gestiva, Italia Navigando, era sostanzialmente in fallimento. Ho dunque avviato la procedura di decadenza della concessione, anche affrontando notevoli problemi, con l’intenzione di rilanciare l’attività e, di concerto con le banche, abbiamo presentato la procedura del 182 bis. Il tribunale ha apprezzato il nostro lavoro e ci ha concesso una proroga per riorganizzare l’attività fino al 10 gennaio. Terminati i lavori ci sarà un bando internazionale per gli operatori interessati a questo che è il più grande porto turistico dell’Adriatico, protetto da due dighe foranee, quindi con caratteristiche tecniche uniche.
“Purtroppo il momento attuale non è propizio anche a causa delle tasse di stazionamento che ci ha lasciato il governo Monti per cui si verifica un esodo verso i porti più economici della Croazia e della Slovenia. C’è bisogno certamente di un riequilibrio fiscale a livello europeo per cercare di aiutare questo settore in gravissima difficoltà”.

Cinzia Garofoli

[/hidepost]

Pubblicato il
28 Dicembre 2013

Potrebbe interessarti

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora

La vendetta e il perdono

Dunque, la solidarietà del presidente della Toscana con Luciano Guerrieri è durata, in ossequio agli ordini di partito, l’espace d’un matin, come dicono i francesi. Anche Giani, che aveva giurato di difendere Luciano alla...

Leggi ancora

Riforma e porti in vendita

Come volevasi dimostrare: le indicazioni (attenti: sono nomi proposti, non ancora promossi ufficialmente) per i nuovi presidentI di Autorità di Sistema Portuale (AdSP), peraltro significative sul metodo, hanno sturato il vaso di Pandora. Tutti...

Leggi ancora

So che sanno che sappiamo

Niente paura, il gioco di parole del titolo non riguarda voi lettori. Vorrebbe essere, appunto, un gioco rivolto chi continua a ritardare l’attesissima e indispensabile riforma portuale, con annessi e connessi. Sia chiaro che...

Leggi ancora

Drill baby, drill

La guerra dei dazi annunciata da Trump sta innescando una inedita rivoluzione non solo commerciale, ma anche politica. E le rivoluzioni, come scriveva Mao nel suo libretto rosso, “non sono un ballo a corte”....

Leggi ancora