Pronta la banchina della sponda Est ma il fondale non supera i due metri…
Non si è riusciti a dragare in contemporanea ai lavori l’area interessata alla nuova struttura – Le autorizzazioni ministeriali e una dura lettera della Confindustria a Roma
LIVORNO – Può anche valere come una buona notizia: dopo anni ed anni, il banchinamento della sponda Est della Darsena Toscana è stato completato e con gli ultimi ritocchi – in corso – sui piazzali relativi anche questa importante opera può dirsi pronta. Il che apre la strada alla localizzazione di due iniziative di largo respiro: il trasferimento del Terminal Calata Orlando dei rinfusi e l’insediamento degli indonesiani dell’olio di palma per lo stabilimento che dovrebbe diventare negli anni un importante centro sia di produzione che di import-export.
Nei prossimi giorni l’Autorità portuale renderà ufficiale la conclusione dei lavori.
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Giuliano Gallanti
Ma c’è anche il bicchiere mezzo vuoto: ovvero, la nuova banchina è praticamente inutilizzabile perché il fondale è intorno ai 2 metri, mentre il resto del banchinamento – dove attraccano anche le fullcontainers della MSC appoggiate a Lorenzini – pesca ufficialmente 13 metri (e ufficiosamente, malgrado le varie “spalmature”, si riduce a 11,20 metri). Il dragaggio per ripristinare il fondale di progetto rimane uno dei problemi aperti, con tanti elementi ancora incerti. Per esempio, le porte vinciane: in questi giorni, dopo l’ennesima riparazione, le porte sono rimaste chiuse, con grande soddisfazione del porto, ma non si è capito se si è finalmente arrivati all’adozione dell’accordo Livorno-Pisa (porte chiuse, salvo brevi aperture per il passaggio dei mezzi nautici) o se è una chiusura provvisoria in attesa di qualche altro … incidente.
Che i dragaggi, in Darsena Toscana ma anche altrove (molo Italia lato nord, per citare un’altra urgenza) rappresentino un’urgenza tra le urgenze, lo conferma anche la lettera che qualche giorno fa Confindustria Livorno ha inviato al ministero delle Infrastrutture. E’ una lettera che chiede ufficialmente ragione di tanti ritardi dei dragaggi e finisce per certi aspetti per mettere anche sotto accusa i tempi della burocrazia, sia di quella romana che quella locale. Velocizzare i dragaggi, si scrive, è fondamentale per il rilancio del porto, che soffre pesantemente le limitazioni di accesso delle fullcontainers di ultima generazione, ovvero anche delle tanto sospirate 8/10 mila teu che Gallanti ritiene debbano essere il nostro obiettivo. Anche perché – e lo confermano alcuni dei terminalisti più attivi – se riuscissimo ad avere i famosi fondali di progetto sia in darsena Toscana che nei canali di accesso (e allargare la maledetta strettoia del Marzocco) la battaglia per il P3 Network potrebbe ancora non essere perduta. Solo sogni di una notte di mezz’inverno?
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