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Quel rilancio del Terminal Darsena Toscana in vista di correre per la piattaforma Europa

Nuovo piano-bis di investimenti, salvaguardia dei posti di lavoro, crescente interesse degli armatori anche in rapporto alle notizie sul P3 Network – Tutte le potenzialità della location livornese anche in rapporto al territorio – Perché il gigantismo navale non è un pericolo

LIVORNO – Dieci anni di più per la concessione demaniale al Terminal Darsena Toscana, con scadenza spostata dunque al 2031. Sulla delibera dell’ultimo comitato portuale livornese, l’amministratore delegato del TDT Luca Becce si è tolto qualche sassolino dalla scarpa in una chiacchierata con la stampa: a bassa voce e con il sorriso (ricordate la famosa frase di Roosevelt: “speak softly but carry a big stick”?) Becce ha cominciato con i numeri. Qualcuno in comitato (il presidente della Provincia Giorgio Kutufà) gli aveva contestato la concessione come una prova di fiducia a scatola chiusa, senza cifre e senza piano industriale? E lui le cifre le ha tirate fuori.
[hidepost]Contro 70 milioni di investimenti previsti nel business plan precedente (2001-2007) ad oggi gli investimenti reali sono stati di 81,5 milioni. La forza di lavoro prevista era stata di 235 persone ed oggi è di 304: tutto ciò malgrado i volumi di traffici siano passati dai 550.974 contenitori previsti ai 265.935 del 2013, una frana che come si vede non ha però inciso né sugli investimenti né sugli occupati. Ai quali è stato anche rinnovato il contratto integrativo senza tagli, come spesso è successo altrove in tempi di crisi.

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Di più: il nuovo piano industriale, legato al prolungamento della concessione, sarà presentato a breve come già da impegno con l’Autorità portuale. Ci saranno nuovi investimenti, anche se ad oggi è difficile precisarli in dettaglio. Il piano comunque prevede oltre alle due gru di banchina già acquistate nel 2010 (oltre 10 milioni investiti con ammortamento previsto in vent’anni) almeno altre due gru capaci di operare su navi da 8/9 mila teu, il revamping di altre due, nuovi mezzi di piazzale e interventi anche sulle aree, in relazione ai lavori che l’Autorità portuale sta avviando per i famigerati tubi dell’Eni (nella speranza che non si creino problemi di stabilità alla torre del Marzocco: un nuovo problema che potrebbe far slittare per l’ennesima volta i tanto attesi lavori di allargamento della strettoia) e sulla canalizzazione delle linee ad ovest. In sostanza: il TDT crede fortemente nel terminal, crede nel porto-containers di Livorno che è nelle condizioni geografiche e strutturali di ripartire come uno dei principali del Mediterraneo, e crede con forza che se e quando sarà realizzata la Piattaforma Europa lo scalo ripartirà bene. Con una piccola nota di critica soft, espressa più che altro come speranza: il progetto della piattaforma Europa non è ancora noto, forse è in fase di definitiva elaborazione e sarebbe stato probabilmente più giusto confrontarsi in merito anche con chi, come il TDT, lavora nel campo da decenni e avrebbe potuto – ma probabilmente potrebbe ancora – dare un prezioso contributo progettuale.

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Il passo più importante dell’incontro con Luca Becce riguarda però, a nostro parere, la sua analisi sul ruolo presente e futuro del porto labronico. Ed è un’analisi che prende di petto, con i consueti toni soft ma nella sostanza molto decisi, la tendenza tutta livornese “di farsi del male”. Ovvero: Livorno è stato uno dei più grandi porti containers, ha inventato nel Mediterraneo questa modalità di trasporto e deve – meglio: deve e può – tornare ad essere tra i primi. Perché gode di una posizione geografica invidiabile non è soffocato dalle città come Genova o La Spezia, ha collegamenti autostradali facili, collegamenti ferroviari in via (finalmente) di grande miglioramento, ha un retroporto libero e valorizzabile, ed ha specialmente un grande bacino di merci, che passata la crisi tornerà a farsi sentire. Il mantra di Becce (e non solo suo) è che le navi vanno dove ci sono le merci, e non viceversa. Basta dare alle merci e alle navi i giusti servizi, cosa che Livorno – sia pure con ritardo – sta cominciando a fare bene. La funzionalità del TDT è nota e rappresenta uno di questi servizi dati bene. I recenti forti tagli ai costi dei rimorchiatori (-20% se si considera oltre al taglio tariffario anche il prolungamento dell’orario diurno) sono un altro bel risultato. Meglio sarebbe ancora – e ci si starebbe lavorando – se si arrivasse a spalmare una parte del costo generale del rimorchio anche sulle navi che non lo utilizzano, come avviene in altri scali. Con i piloti “l’Autorità marittima, che si sta spendendo molto sul migliorare i servizi, ha in corso confronti che sembrano avviati a conclusioni positive”. Chi lamenta che il gigantismo navale ci taglierà fuori – è il Becce pensiero – probabilmente non ha capito che il gigantismo stesso non andrà molto oltre e lascerà grandi spazi proprio ai porti multifunzionali ben attrezzati anche per le navi fullcontainers medie, quelle appunto da 8/9 mila teu che rappresentano il nostro target. Un segnale importante: da quando si è saputo in giro che il P3 Network forse salterà (o salterebbe) Livorno, c’è stata tutta una corsa da parte degli armatori che non ne fanno parte a interessarsi al nostro scalo: e nei primi due mesi di quest’anno i traffici teu sono – sarà una coincidenza – in ripresa.

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Last but not least: Becce ha ribadito più volte, lui ligure, che il TDT è un’azienda livornese, con dipendenti quasi totalmente livornesi, con una costola livornese importante (la Cilp, peraltro mai citata direttamente) e che è quindi strettamente legata allo sviluppo economico del territorio. Lui, ligure, si dice orgoglioso di questa livornesità: che ha portato anche ad accettare, in cambio dell’allungamento della concessione, non solo l’impegno alla fideiussione che sarà presentata a breve, anche di ritirare il ricorso al Tar su un altro allungamento della concessione e la causa per “riavere indietro” l’area del rettangolino alla radice della Darsena, oggi utilizzata da Grimaldi. Una specie di dichiarazione di pace con Livorno. Nella speranza che si continui a remare tutti insieme, in vista del grande salto con la Piattaforma Europa per la quale il TDT è ovviamente pronto a mettersi in gara con il criterio del project-financing. E nella speranza della speranza: che si faccia presto, il più presto possibile, perché i mercati non aspettano i balletti delle varie burocrazie.
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
28 Febbraio 2014

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