Strana storia: scanner mobile immobile…

Tiziana Costantino
LIVORNO – Se n’è parlato molto, in questi ultimi tempi. E a tutti i livelli: dal ministero delle Infrastrutture fino agli uffici romani dell’Agenzia delle dogane, con interventi locali fino alla massima autorità rappresentativa dello stato, il prefetto Tiziana Costantino, che si è spesa con decisione e coraggio. Perché si è trattato – e ancora si tratta – di ottenere una cosa pressoché fuori da ogni norma dalle burocrazie incrociate nazionali e locali: ovvero l’autorizzazione a trasferire uno “scanner” mobile dall’interporto Vespucci di Guasticce – dove non è praticamente utilizzato – alla Darsena Toscana del porto, dove invece serve come il pane.
Storia emblematica, quella dello “scanner”. Che vale la pena di sintetizzare, a conferma di come a volte le cose semplici possano diventare complicatissime – quasi un pantano di sabbie mobili – non tanto per le singole volontà quanto per l’intreccio di norme e di “visti” necessari.
[hidepost]Dunque, all’interporto esiste un modernissimo “scanner”, tra l’altro mobile – montato su una specie di piccolo camion – che fu finanziato dal ministero delle Infrastrutture in un progetto di attrezzature per gli interporti. Doveva servire alla Dogana nel suddetto interporto, ma operativamente il punto doganale al Vespucci non ha mai operato in continuità, lo “scanner” si è rivelato sotto-utilizzato e gli operatori da almeno tre anni chiedono che venga trasferito in Darsena Toscana, dove il terminal containers opera con un apparato vecchio e assai meno efficiente.
Bene, continuo il racconto, chiedendo venia delle eventuali imprecisioni “giornalistiche” dovute alle svariate fonti. Per il trasferimento dello “scanner” mobile sono tutti d’accordo: e su coordinamento del prefetto Costantino – che ha appoggiato decisamente le richieste degli operatori per migliorare l’efficienza del porto containers – ne è nato un documento che ha avuto l’approvazione dello stesso ministero delle Infrastrutture, dalla direzione livornese delle Dogane, ovviamente del terminal TDT e della stessa Autorità portuale. Badate bene: il documento è della fine dell’anno scorso. E s’è incagliato all’Agenzia delle dogane, che non ha detto di no ma nemmeno di si: c’è chi dice alla direzione regionale di Firenze, chi a quella nazionale di Roma.
Due giorni fa dall’Autorità portuale è partita una nuova lettera di sollecito, piuttosto ultimativa. Anche perché circola voce che il ministero, accorgendosi di un costosissimo “scanner” non utilizzato, potrebbe anche decidersi di inviarlo in qualche altro porto dove sarebbero prontissimi a dare tutti i nulla osta.
Aspettando che ci si decida. Ma che fatica….
Antonio Fulvi
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