L’economia della provincia tanti nodi e molta amarezza
Il presidente Costalli attacca a fondo l’ipotesi di un ridimensionamento del suo organismo – I comparti più in sofferenza: agricoltura, piccolo commercio, industria ed export

Sergio Costalli
LIVORNO – Tante ombre e poche luci dalla 12° giornata dell’economia di Unioncamere di Commercio: ovvero, l’Italia arranca e si sapeva già. Poi sono arrivati i dati delle varie Camere di Commercio e le singole realtà confermano che se c’è stato un accenno di ripresina della fiducia a fine 2013, oggi siamo di nuovo in mezzo al guado.
Per quello che riguarda la provincia di Livorno, siamo alle cronache di un disastro annunciato. I dati forniti in Camera di Commercio a cura del Centro studi e ricerche camerale (direttore Renzo Pratesi, analisi dei dati Federico Doretti) sono tutti in chiave negativa, a conferma che la crisi ha massacrato l’economia locale, specie nel campo della piccola e piccolissima impresa, e che anche l’inizio del 2014 non è certo incoraggiante.
[hidepost]C’è anche un bicchiere mezzo pieno? Diciamo che c’è un cucchiaino: ovvero che dopo la demografia d’impresa in totale negativo fino al 2012, nel 2013 qualcosa si è mosso, un debole +0,6%. A questi ritmi – e si torna nella palude – ci vorranno vent’anni per recuperare quanto perso negli ultimi cinque. Il grafico dell’inizio 2104 vede di nuovo un calo: significativo che la crisi maggiore (-0,8%) sia nelle imprese individuali, precipitate dal picco positivo del 2011.
Nello specifico, l’agricoltura segna un crollo costante dal 2000: -19% cioè sparita un’impresa su cinque. Ecatombe per l’artigianato, anche se il dato è comune alla Toscana e all’Italia: -0.8% su un totale già falcidiato negli anni scorsi, anche se in questo campo andrebbe considerata l’economia reale (quanti sono slittati sul lavoro nero?). L’andamento del fatturato conferma che nell’artigianato manifatturiero il mercato provinciale è sempre il primo, (79,1%) con il 12,7% sul nazionale e quote ridottissime per l’estero (1,9%).
L’industria si salva solo con gli ordini dall’estero (+22,1%) ma con prezzi calati del 3,6%, il totale degli ordini in caduta (-7%) e lo stesso fatturato estero in negativo (-4,4%); gli impianti sono utilizzati solo al 68,8% e i giorni di produzione assicurati solo 115.
Le imprese commerciali specie al dettaglio, sono in calo: -3,4% nel totale. Le vendite al dettaglio dopo uno “sprofondo” nel 2012 erano risalite all’inizio del 2013 per scendere di nuovo (-6%) nell’ultimo trimestre 2013. Il calo più forte nel non alimentare della piccola distribuzione. L’export è precipitato: -18,2% per Livorno, contro “solo” il -3,6% della Toscana. Il deficit commerciale livornese in un anno è passato da 2,5 miliardi di euro a 2,9 miliardi. Il turismo a Livorno è calato del 3,8% come arrivi e dell’1,1% come presenze: peggio nella costa degli Etruschi (rispettivamente -7% e -3,7%). Aumentano invece i risparmi, come depositi bancari, segno evidente che la gente ha paura del futuro: sono anche le imprese ad aumentare il conto in banca (+15%) mentre le famiglie si accontentano di un +4,9% (quando ce la fanno…). I prestiti bancari sono nettamente in calo: -0,7% alle famiglie, -2,8% alle imprese. In sostanza: le banche non si fidano a fare prestiti, le imprese cercano di non chiederli perché non conoscono il futuro, le famiglie stringono i denti e arrancano, cercando più la solidarietà all’interno del gruppo (nonni, parenti) che non negli istituti.
Da sottolineare che in apertura della presentazione dei dati camerali, il presidente dell’istituto livornese Sergio Costalli si è tolto qualche sassolino dalle scarpe – ovvero, qualche pietrone… – in un intervento dal significativo e polemico titolo: “A proposito di enti da eliminare” (chiari riferimenti a uno dei tanti annunci-minaccia del premier Renzi sulla rottamazione delle Camere di Commercio). Costalli ha parlato per quasi un’ora con evidente passionalità dividendo l’intervento sui temi della democrazia del pubblico, le regole, la necessità della virtù, l’ipertrofia burocratica, il consumo e i suoi valori, l’utilità del CNEL, la Grundnorm e l’eliminazione di molti degli adempimenti delle imprese con le Camere di Commercio. In conclusione: dopo aver enumerato i tanti meriti camerali, Costalli ha ricordato che “le Camere di Commercio sono presenti in Toscana grazie al granduca Pietro Leopoldo, dal 1770 ed hanno abbondantemente dimostrato di essere un più che valido strumento al servizio delle imprese, dei consumatori e del lavoro. Ancor oggi stanno dando un grande contributo per condurre l’Italia oltre la crisi. Ove venisse a verificarsi una deprecabile evenienza (tagli o chiusure, n.d.r.) noi ubbidiremo alla legge: ma siatene certi, non resteremo in un inoperoso silenzio”.
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