Livorno e i suoi nodi
Due comitati portuali in vista e i confronti sulla Porto 2000
LIVORNO – Nel mare delle burrasche livornesi, siamo al vecchio adagio navale: avanti adagio, quasi indietro.
E’ il caso del sospirato piano regolatore del porto. E’ diventato un’odissea e proprio in queste ore stanno tramontando le speranze di averlo in discussione (e come molti ritenevano, in approvazione) nella seduta del Consiglio superiore dei lavori pubblici di venerdì 18 luglio.
[hidepost]Tramontano perché su richiesta della Capitaneria di Livorno il CSLLPP ha chiesto una integrazione, la simulazione dei movimenti evolutivi delle navi che deriveranno dalla resecazione del dente della calata Orlando: e la suddetta simulazione, già richiesta all’apposito istituto di Venezia (dove sono state fatte le precedenti simulazioni sulla strettoia del Magnale e sul bacino di evoluzione della Darsena Toscana) non è al momento in grado di fornire risposte entro il 18 luglio. Il timore (concreto) è che a questo punto tutto scada a dopo le ferie estive, comportando l’allungamento dell’iter del piano a fine anno o peggio.
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Tra le conseguenze dello slittamento del piano regolatore del porto, alcune saranno davvero pesanti. Per l’Authority, dovrà slittare la tante volte annunciata gara per i bacini di carenaggio: e se c’è chi sospetta che Gallanti & Provinciali tirino un respiro di sollievo per poter prender tempo sul tema, Azimut-Benetti e riparatori navali scalpitano.
Rischia di slittare anche la gara per la privatizzazione della Porto 2000. Il tema è all’ordine del giorno del comitato portuale convocato per martedì 15 luglio; ma sul polverone che si è levato nei giorni scorsi pro e contro la gara – con le esternazioni dello stesso sindaco di Livorno che ha addirittura ipotizzato, secondo i quotidiani locali, di “comprarcela noi la Porto 2000” (con quali risorse non si sa bene, visto che il Comune labronico ha le cosidette toppe al sedere) – ci sarà già qualche anticipazione succosa martedì prossimo 8 luglio, quando nel primo comitato portuale del mese farà l’ingresso ufficiale il suddetto neo-sindaco. Che peraltro, secondo Gallanti e Provinciali, negli incontri preliminari e istituzionali dei giorni scorsi è stato assai meno aggressivo (o “offensivo”, secondo alcune versioni) di quanto sia apparso poi sui giornali. Sulla gara della Porto 2000 – oggetto anche di un incontro in Camera di Commercio tra gli “amici da bar” guidati da Sergio Landi, alla quale ha dato però forfait il presidente camerale che sembrava schierato con i suddetti “amici”- si sta scatenando la consueta burrasca estiva, fatta di tuoni, fulmini, valanghe di parole ma pochi fatti concreti. Gallanti e Provinciali da parte loro sono decisi a proseguire. “Tiremm’ innanz’” come disse quello che veniva portato alla forca. Tradotto: non è detto che la gara debba aspettare l’approvazione del piano regolatore, essendo ormai l’assetto dell’area crociere già determinato; e non è detto che la valutazione dell’advisor sul valore (7/8 milioni, una miseria) sia il prezzo vero perché – sottolinea Gallanti – la gara si risolverà sull’offerta del piano industriale, che dovrà comprendere una vera stazione marittima, lavori di adeguamento del terminale, incremento delle linee e servizi ai passeggeri (con costi che potrebbero andare ben oltre i 20 milioni). Insomma, chi critica – è la tesi di Palazzo Rosciano – lo fa senza nemmeno aver letto il piano regolatore e il POT, dove tutte queste cose sono illustrate.
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In queste ore la Compagnia dei portuali livornesi è alle prese con il suo piano di rilancio (o di salvataggio, come qualcuno dice). L’assemblea, inizialmente convocata per il 30 giugno, è slittata alla giornata di ieri e al momento in cui scriviamo non se ne conoscono i risultati (se risultati ci saranno). A quello che ci dicono, il piano di rilancio non promette miracoli, si articola in una “spalmatura di almeno tre anni – fino al 2007 – e si basa su ulteriori limature agli assetti non strategici, a ulteriori riduzioni di costi e specialmente all’aiuto (economico e con le banche) della cooperativa fiorentina che è diventata socia da poco meno di un anno. L’ancora di salvezza potrebbe essere anche la vendita della parte immobiliare dell’autoparco del Faldo, sul tavolo da oltre un anno, con alcuni Fondi di investimento interessati. Il problema è che i Fondi offrono un tozzo di pane rispetto ai valori stabiliti dai portuali e da Koelliker (l’altro comproprietario). Si va alle lunghe, il che non aiuta.
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Anche il perdurare della crisi dei traffici – che a Livorno sta facendo più male che altrove – rischia di cambiare alcuni degli assetti storici sulle banchine. Il forfait della P3 Network ha già messo in libertà gli ex associati della fallita alleanza, ciascuno dei quali sta sondando il ventre molle del porto livornese per assicurarsi qualche posizione strategicamente avanzata, da preparare in vista della sospirata ripresa. Si parla di terminal storici che starebbero per cambiare assetti societari, sia con l’intervento di grandi armatori globalizzati, sia all’interno delle famiglie livornesi. Si sta registrando anche un certo movimento da parte di grandi gruppi di investimenti del Far East: dopo il forcing degli indonesiani dell’olio di palma – che starebbero per concludere la lunga e faticosa operazione sulla sponda est della Darsena Toscana, in una joint venture con il sempre più articolato gruppo Neri – si parla di interessi altalenanti dei cinesi (Cosco, China Shipping) sul progetto della Piattaforma Europa. La quale piattaforma sta scontando il clamoroso e imbarazzante ritardo sulla stabilizzazione della prima vasca di colmata, quando già sono pronti i due primi settori della seconda. Per questi ultimi si sarebbe evitato di fare l’errore della membrana impermeabilizzante sul fondo – imposta dall’Ambiente per le normative sui SIN – progettando un più efficiente sistema di drenaggio. Tutto da vedere, ma non aiuta il sotterraneo rimpallo di ironie tra tecnici all’interno del palazzo Rosciano sul tema.
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Per chi fosse arrivato in fondo a questa sintetica panoramica sulle prospettive del luglio livornese, potrebbe essere di qualche interesse l’ulteriore sviluppo della vicenda “terreni d’oro”, chiusa di recente dalla Corte d’Appello di Firenze con il già noto “tutti liberi”. L’Autorità portuale sembra aver preso atto del fatto che i famosi (o famigerati) terreni le servono a poco, visti i cambiamenti di strategie e la crisi dei traffici: e sarebbe intenzionata a metterli sul mercato, dopo averli bonificati da capannoni fatiscenti o altre strutture che vi erano nate al momento dell’utilizzo da parte degli autotrasportatori. Sarebbe la presa d’atto che, indipendentemente da ogni valutazione giudiziaria, non si è trattato di un investimento felice. Anche perché nel frattempo la vocazione retroportuale per le Autostrade del mare e traffici analoghi è stata rivendicata – e riconosciuta – all’interporto Vespucci di Guasticce: che sta remando in questa direzione, con il pieno sostegno del sindaco di Collesalvetti Bacci e pare anche con quello del sindaco di Livorno Nogarin.
Salvo errori ed omissioni.
Antonio Fulvi
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