Vasche di colmata, ora si spera nei “buchi”
Difficile drenare la fanghiglia bagnata finché non saranno forate le guaine che furono imposte dal ministero dell’Ambiente

In bianco, la guaina di impermeabilizzazione da forare.
LIVORNO – Il dragaggio sul lato nord del molo Italia può comunciare adesso che la speciale draga che succhia i fanghi e li spinge nella pipe-line con la vasca di colmata ha finito il proprio lavoro a Piombino ed è arrivata a Livorno. Lo ha confermato il segretario generale dell’Authority portuale Massimo Provinciali: ricordando che si tratta di una draga tutta particolare (ce ne sono solo una mezza dozzina). Di giorni per il dragaggio ne basteranno 45 o poco più, il che consentirà di utilizzare la preziosa banchina per i forestali, “alleggerendo” l’Alto Fondale.
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La draga “Amazone”.
Tutto bene dunque? Piacerebbe davvero che fosse così; ma rimane il problema del consolidamento delle vasche di colmata, nella seconda delle quali confluiranno i fanghi sia del molo Italia, sia della già annunciata operazione di allargamento ed approfondimento della bocca sud del porto, nonché del ripristino a 13 metri della darsena Toscana.
Si tratta, secondo quanto calcolato dalla stessa Autorità portuale, di conferire in vasca i circa 2 milioni di metri cubi di materiale che uscirà da queste operazioni; e che satureranno anche la seconda vasca di colmata, rendendola pronta – in teoria – a diventare piazzale di base della piattaforma Europa. E qui ritorna il problema, già accennato su queste colonne di recente, del consolidamento delle vasche e del loro contenuto. Perché se si è deciso di conferire all’interporto Vespucci di Guasticce i circa 10 milioni di metri cubi di fanghi e sabbie che saranno dragati per la piattaforma Europa (il progetto della pipe-line di 8 km tra la Darsena Toscana e l’interporto) è il consolidamento delle vasche che diventa sempre più urgente. Ma tutti gli studi fatti ad oggi, compresi quelli affidati all’istituto di idraulica dell’università di Pisa, hanno fornito indicazioni per soluzioni non assolutamente certe. Con un’unica cosa certa: per essere sicuri del consolidamento, occorrerebbe forare la guaina impermeabile che le normative sui siti SIN imposero all’atto di approvazione dei progetti. Forandole e creando una fitta palificazione di sostegno radicata sul fondo, le vasche potrebbero finalmente trasformarsi in piazzali in grado di reggere i carichi previsti dal movimento dei mezzi pesanti e dall’impilamento dei containers. Altre soluzioni non sembrano esistere.
Risulta che l’autorizzazione a forare le guaine sia stata da tempo chiesta al ministero dell’Ambiente, che le impose (periodo Mascazzini). L’attesa perdura, anche se a palazzo Rosciano qualcuno si dichiara moderatamente ottimista. Ma il tempo passa: e certo non aiuta ad affrontare la soluzione il fatto che le risposte tardino ancora. A piano regolatore del porto finalmente approvato (tutti sperano entro gennaio) se non si saprà ancora come consolidare le vasche di colmata quale credibilità potrà avere il progetto della piattaforma Europa?
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