Masol sulla sponda Est consegnate le nuove aree
La firma in una cerimonia nella Fortezza Vecchia – I progetti per i derivati dagli oli di palma e le problematiche dei ritardi al ministero dell’Ambiente

Nella foto: (da sinistra) Valeria Zanelli, Joern Schneider, Giuliano Gallanti e Matteo Paroli.
LIVORNO – La cerimonia ufficiale, con la firma del contratto d’affitto per trent’anni di 10 mila metri quadri ex Seal sulla sponda est della Darsena Toscana – di cui 4 mila coperti – alla multinazionale indonesiana Musim Mas, c’è stato giovedì nella suggestiva cornice della Fortezza Vecchia medicea. A firmare il presidente dell’Autorità portuale Giuliano Gallanti e Joern Schneider, responsabile per l’Italia della multinazionale, che investe 55 milioni con un piano industriale da 280 mila tonnellate all’anno di bio-diesel. Presenti al tavolo istituzionale anche il sindaco Filippo Nogarin, l’avvocato Matteo Paroli, che per l’Authority ha portato avanti i (lunghi e complessi) dettagli delle trattative, e Valeria Zanelli della Carnelutti di Milano, a sua volta supporto legale di Musim.
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Il presidente Giuliano Gallanti (a sinistra) e il sindaco Filippo Nogarin.
Alla firma sia il presidente Gallanti, sia il dottor Schneider hanno ricordato che l’insediamento di Musim Mas sul porto di Livorno è partito quasi tre anni fa, attraverso la controllata Masol Italia, con l’acquisto di aree e manufatti di aziende locali (Novaol e Styron) e con un ambizioso progetto di sbarco di oli vegetali, loro lavorazione e distribuzione in Europa, e con l’obiettivo della realizzazione di un importante stabilimento per la produzione di derivati, tra cui bio-carburanti. Ci sono stati i ringraziamenti di rito da parte di Schneider e Zanelli: al presidente dell’Authority Gallanti, all’avvocato Paroli, al gruppo Neri (che è coinvolto nell’operazione dall’inizio, con una partnership che impegna i costieri del canale industriale), all’ex presidente della Provincia Kutufà (presente in sala) che ha collaborato per le tante pratiche della burocrazia italiana locale, regionale e nazionale. Schneider ha messo anche l’accento – nell’intervento ufficiale – sulla ribadita volontà di creare un polo importante sullo scalo livornese, partendo dalle aree sulla sponda est della Darsena Toscana fino ai terreni all’interno della zona industriale, che saranno collegati con una pipe-line dedicata agli oli di palma e a loro volta con affaccio sulla ex Novaol. Salvo poi ribadire, in una chiacchierata con il cronista, che i tempi della burocrazia italiana sono “inconcepibili” per un imprenditore intercontinentale: tanto che la Masol è ancora in attesa del necessario nulla osta del ministero dell’Ambiente per la sua più importante realizzazione. In un mondo che si contende gli insediamenti industriali portuali con offerte di tutti i tipi, da quelle fiscali a quelle dei tempi veloci e delle pratiche facilitate, la realtà italiana – è la sostanza del problema – è molto difficile da capire e peggio ancora da subire. Tanto più che non mancano altri porti del range Mediterraneo ad essersi fatti sotto con offerte alternative. Schneider ha comunque ribadito la volontà di portare avanti l’impresa su Livorno. Ma il giudizio generale sulle normative contro le quali è costretto a lottare non è certo lusinghiero: come del resto non lo è stato nel suo intervento il presidente Gallanti, ricordando peraltro che l’insediamento sul porto della multinazionale Musim Mas va preso come la conferma di un crescente interesse nel mondo marittimo e imprenditoriale verso uno scalo, quello labronico, che è avviato grazie anche al suo nuovo piano regolatore a tornare tra i più dinamici del Mediterraneo. E il gruppo indonesiano ha fatto una cifra significativa: la movimentazione di 6 milioni di tonnellate di merce all’anno.
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