Un “ponte” moderno tra Europa e America

Marco Mignogna
TANGERI – In pochi anni Tanger Med è diventato dunque uno dei più importanti scali container del Mediterraneo, ma non solo. Secondo l’ingegner Marco Mignogna, presidente del “management board” di Eurogate Tanger S.A., siamo solo all’inizio: tanto che Tanger Med, attualmente diviso tra Eurogate e APMT, è già diventato Tanger Med 1, in vista dell’arrivo sul piano operativo di Tanger Med 2 (vedi foto qui sopra e cartine con i giri).
Ci aiuti a fare un “focus” su Tanger Med 2: sappiamo che vi nasceranno due nuovi terminal.
“Esatto, saranno anch’essi dedicati ai contenitori per una capacità complessiva di almeno 5,2 milioni di teu, su due banchine rispettivamente da 1600 e 1200 metri. Sarà ovviamente un terminal ancora più moderno e capace, con fondali adatti alle più grandi fullcontainers in assoluto, e con gru portainer altrettanto adeguate. Secondo i programmi, entrerà in servizio nel 2017, quindi praticamente domani”.
[hidepost]Ne parla non come uno scalo concorrente…
“Come Eurogate/Contship Italia siamo fortemente interessati alla nuova infrastruttura che vorremmo considerare complementare, non concorrente. Il Marocco sta definendo il metodo per l’assegnazione e noi naturalmente siamo della partita. Tanger Med, come noto, è una società pubblica di diritto privato che rappresenta lo Stato del Marocco, la MSA (Agence Spèciale Tanger Mediterranèe), che per la parte portuale si avvale della TMPA (Tanger Med Port Authority).
Lei è un giovane ma molto sperimentato manager ed ha avuto esperienze non solo in Italia e in Marocco ma anche in Cina e in altri paesi. Come considera le attuali prospettive del comparto Tanger Med?
“Sono state fatte approfondite analisi sulle prospettive di crescita economica del Nord Africa, specie per la parte occidentale: e sono tutte più che incoraggianti. Il Marocco in particolare è un paese di recente ma veloce modernizzazione, che investe molto nelle infrastrutture e non solo in quelle portuali. Ha moderne autostrade, importanti collegamenti ferroviari con i centri di produzione e anche la costa atlantica, ha valorizzato la sua zona franca retroportuale attirando grandi industrie, comprese quelle automobilistiche (Renault in particolare, con un target di 400 mila vetture all’anno). Ha una burocrazia che a fronte di quella italiana si può definire “illuminata”, un regime fiscale incoraggiante e molti progetti anche sul piano sociale. E specialmente, è un paese giovane, con un’età media sotto i trent’anni, con manodopera preparata, istruita e volenterosa. Politicamente e socialmente è stabile: credo che abbia un grande avvenire non solo per l’Africa ma anche per interscambio con l’Europa e il Nord America”.
A.F.
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