A Ravenna il “progettone” ora rischia?
RAVENNA – Rischia di saltare per gli eccessivi “appetiti” di una parte dei proprietari delle aree interessate, il “progettone” del porto di Ravenna su cui tanto si è speso il presidente della Port Authority?
[hidepost]Illustrato nei dettagli nel nostro Quaderno speciale di gennaio, il grande progetto del porto di Ravenna si sta scontrando con inattese resistenze di chi è titolare dei terreni dove dovrebbero essere collocati anche parte dei fanghi di escavo del nuovo porto. Secondo il presidente Galliano Di Marco, l’offerta di acquisto dei terreni, per 224 ettari necessari all’operazione, ha visto aderire solo un paio di proprietari, mentre la metà circa ha chiesto un ritocco (in aumento) dell’offerta economica e un dieci per cento ha addirittura alzato le barricate e non vuol vendere. Tra chi ha accettato ma chiede più soldi – o in alternativa di rimanere proprietaria delle aree, mettendole però a disposizione dei fanghi d’escavo – ci sono Cmc e Sapir. Una soluzione che l’Autorità portuale non respinge e che sta studiando. Per il resto la partita rimane aperta e Di Marco, che si è speso a tutti i livelli per il finanziamento del “progettone” è arrivato a un vero e proprio ultimatum: ci sono tre mesi al massimo per arrivare al parere del CIPE e se in questo termine di tempo non saranno sottoscritti gli accordi sui terreni, salta tutto. Compreso lo stanziamento di 50 milioni dell’Authority, finalizzato agli acquisti. E il presidente dell’Authority è stato chiaro anche su un altro punto: se tutto va in malora, lui rimarrà solo per svuotare le vasche di colmata piene da anni, mandando i fanghi in Germania con un costo appena inferiore ai 100 milioni di euro, e poi arrivederci e grazie alla scadenza del suo mandato, cioè nella primavera del 2016. In queste condizioni – ha detto in un’intervista su una testata locale – non ci sta a un secondo eventuale mandato.
[/hidepost]