Il “risiko” del piano regolatore portuale
Operai e dockers in piazza contro il sindaco che però poi ha firmato con Rossi l’accordo di pianificazione “con le sue condizioni” – Diffide e ricorsi al Tar disinnescati con la stretta di mano?
LIVORNO – “Non c’è alcuna volontà di bloccare il piano regolatore del porto, così anche come convenuto con il presidente della Regione Rossi”. Aveva buttato acqua sul fuoco il comunicato del sindaco di Livorno Nogarin dopo il suo “gran rifiuto” di firmare a Firenze l’accordo di programma che avrebbe sbloccato l’iter di approvazione dello stesso piano regolatore. E infatti due giorni dopo, giovedì scorso, Nogarin ha firmato a Firenze l’accordo di pianificazione alla variante del piano strutturale del Comune, che aveva rifiutato una settimana prima, “Con il preciso impegno del presidente Rossi – ha ribadito Nogarin – sancito da un protocollo integrativo, di rivedere alcuni aspetti del Piano regolatore del porto che non riguardano la piattaforma Europa”.
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Nella foto (da sinistra): il presidente Rossi e il sindaco Nogarin.
E’ stato anche convenuto “di condividere un metodo di intesa per procedure di rinnovo dell’Autorità portuale, accordo sancito da una stretta di mano”.
Che non ci fosse da parte sua la volontà di bloccare la crescita del porto il sindaco l’aveva ripetuto alla delegazione – rumorosa e a tratti esasperata – di operai del porto e del cantiere Benetti che martedì ha stretto d’assedio il Municipio al grido di “Ci avete rotto il cazzo”. Nogarin aveva già preso le distanze con chi, nel suo stesso gruppo, considera ancora oggi il piano del porto e la piattaforma Europa una sciagura da evitare. “Siamo davanti a un passo epocale per il porto e per la città – aveva dichiarato il sindaco – perché il piano regolatore portuale è uno strumento fondamentale per la portualità, atteso da oltre sessant’anni, sul quale nei pochi mesi di attività di questo consiglio si pretendevano, e subito, tutte le risposte”. In sostanza, Nogarin non contestava più il piano, ma ne faceva una questione di metodo tra Regione e Comune. Respingendo la minaccia di “commissariamento”, che è insita nella diffida della Regione a ricorrere alla legge (regionale) che consente di scavalcare il Comune sulla pianificazione del porto; annunciando contro la stessa diffida un ricorso al Tar che sembra ad oggi disinnescato, così come la diffida: ed avendo ribadito già martedì di “ritenere che ci siano ancora tutti i margini per recuperare il gap se c’è una volontà comune ad impegnarsi ad affrontare questioni non marginali”.
Quali siano le questioni marginali per Nogarin, lo ha spiegato lo stesso sindaco negli incontri a Firenze e a Roma nei giorni scorsi. In testa a tutto ci dev’essere un accordo preventivo, con Rossi ma anche con il ministro Lupi, su chi siederà a palazzo Rosciano, sede dell’Autorità portuale, dopo la fine del primo mandato di Luciano Gallanti. Quasi una missione impossibile, visto quello che cuoce in pentola a livello nazionale sulla riforma dei porti. Ora resta da capire che cosa davvero abbia promesso Rossi giovedì, per far firmare il sospirato accordo a Nogarin. C’è spazio per tutti i “dietrismi” che s’intrecciano da giorni. E non mancheranno le sorprese.
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