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Nell’Europa della logistica primo step, protocolli uguali

E’ l’obiettivo per il quale intende battersi la federazione, per ridurre gli inaccettabili tempi morti italiani negli sdoganamenti e nei passaggi delle merci sui porti – Lo sportello unico e il ruolo di Uirnet – L’Agenzia delle Dogane come elemento guida nella riforma

Roberto Alberti

LIVORNO – A reggere la barra del timone c’è abituato da sempre: nella sua storica casa di spedizioni CIS in via delle Cateratte, oggi anche nel terminal TCO dei rinfusi; e per quanto riguarda l’associazionismo la Spedimar livornese, poi per due mandati la vicepresidenza nazionale di Fedespedi. Adesso poi la recente nomina a presidente nazionale della federazione degli spedizionieri gli ha messo in mano una barra ancora più difficile e delicata. Ma Roberto Alberti l’ha già presa a due mani. Ed è deciso a non perdere tempo.
Presidente Alberti, primo livornese nella storica carica, in un momento cruciale per la logistica e lo shipping: la riforma della 84/94 per cominciare…
[hidepost]“Siamo tutti consapevoli della necessità che il nostro mondo debba adeguarsi velocemente agli scenari attuali, che vedono profonde trasformazioni, attori globali sempre più forti, aggregazioni e merger. Per l’Italia la riforma della 84/94 è importante, e semmai ci preoccupano certe marce indietro che da qualche parte si spingono. L’elemento più positivo a nostro parere è di arrivare al proposto coordinamento nazionale, con un unico soggetto che sappia dare ordine alle troppe spinte autonomiste delle realtà locali, evitando sprechi di risorse e sovrapposizioni. Anche il ruolo delle Autorità portuali, così disegnato dal testo Delrio, ci sembra adeguato; alleggerendo i vertici decisionali dai pletorici comitati portuali d’oggi, dove peraltro si configurano spesso anche conflitti d’interessi. Come sempre, l’importante è la scansione dei tempi. E arrivare a regole che siano condivise a livello europeo, altrimenti si rischia quella che è una delle jatture attuali, la mancanza di uniformità sulle operazioni nei porti, della riforma apprezziamo anche certe indicazioni con lo sportello unico. Per esempio i tempi di sdoganamento: un’ora di regola, e non più di 5 ore in caso di controllo fisico sulle merci”.
Di regole UE condivise avete parlato anche in assemblea. Ma come arrivarci?
“E’ necessaria una volontà comune, non solo nelle categorie ma anche nei governi. L’UE deve finalmente varare – e se necessario imporre – protocolli uguali per tutti, il più possibile chiari e senza scappatoie. Tutto il contrario di quanto avviene oggi, con porti anche di grandissimo nome nel Nord Europa dove la velocità delle operazioni qualche volta è a scapito delle regole che invece nei porti italiani vengono applicate: con lungaggini e procedure ultra-burocratiche, ma vengono applicate”.
La UE però è arrivata a velocizzare certe procedure e non è solo per la differenza dei controlli che gli scali del Nord Europa attirano molti dei nostri traffici.
“E’ indubbio che siamo in un sistema a due velocità: l’Unione Europea ha adeguato metodi e regole a quelle della parte più avanzata della logistica mondiale mentre noi continuiamo ad assistere ad alcune corse in avanti di settori che si sforzano di essere europei – parlo delle dogane, delle Capitanerie, ma non solo – mentre altre strutture continuano ad operare come nel passato, fuori dai tempi: con orari obsoleti, articolazione del lavoro superate, rapporti tra le amministrazioni pubbliche farraginosi e qualche volta addirittura impossibili, uffici chiusi per le feste e la sera…
Si dice che la telematica ha risolto o sta risolvendo alcuni di questi gap..
“La telematica è certo un aiuto importante: e come ho detto anche grazie ai sistemi telematici Dogana e Capitanerie hanno fatto importanti progressi. Ma la mancanza cronica di risorse per il settore pubblico ha agito da freno e anche la telematica più avanzata ha bisogno di uomini, altrimenti i servizi latitano. E i controlli sulle merci non li fanno solo le macchine: così spesso rappresentano il buco nero del processo, con ritardi pesantissimi e costi in linea”.
Come Fedespedi vorreste meno controlli sulle merci?
“Assolutamente no, anzi siamo contenti che il sistema Italia sia tra i più efficienti sul piano dei risultati. Siamo anzi per intensificarli, ma vorremmo che fossero fatti in tempi più veloci, estremamente più veloci: come una buona tecnologia consente. Meno burocrazia, meno passaggi di carte, meno sovrapposizioni di competenze, meno tempi morti: e specialmente, intendiamo batterci perché la UE porti avanti regole condivise per tutti. In sostanza: controlli uguali, da Napoli a Rotterdam, da Anversa a Genova. Non si può fare? Un solo esempio: negli Usa gli adempimenti amministrativi sono più pesanti che da noi, eppure richiedono un decimo del nostro tempo”.
Ma è solo un problema di burocrazia italiana?
“Anche da noi c’è chi lavora con coscienza e fa il possibile. Ma siamo in una realtà davvero assurda in cui tutti i sistemi telematici che ormai sono diffusi nelle amministrazioni e nelle aziende non sono quasi mai interfacciabili. Alcuni sono nati prima, altri sono stati appaltati dopo con criteri diversi. E’ fondamentale arrivare a una completa comunicabilità: e farlo in tempi rapidi, altrimenti anche la più avanzata telematica serve solo a confondere le cose”.
Si è cercato di risolvere il problema con Uirnet…
”Non ci sembra una soluzione valida: il sistema è costoso e già questo è un forte handicap per chi lavora con tanta concorrenza. Oggi la tecnologia potrebbe offrire soluzioni a costo zero o quasi, aperte o da aprire facilmente. Una delle proposte che sto portando avanti è quella di creare un gruppo di lavoro ad hoc, visto che come “mediatori” nel traffico delle merci noi abbiamo già tutti i dati necessari”.
Prima ha accennato alle dogane, allo sportello unico.
“A nostro parere l’Agenzia delle dogane ha fatto un sistema informatico tra i migliori: tanto che ci viene invidiato anche da altri paesi. Il problema è che dobbiamo farlo funzionare. Lo sportello unico continua ad essere una speranza, perché molte istituzioni che dovrebbero convergerci non si parlano o quasi. In conclusione: ci sono delle linee guida chiare e condivise per ammodernare il sistema italiano ed è inutile disperdere le forze con soluzioni via via nuove che creano solo rotture e ritardi, compresi i corridoi doganali. Facciamo invece funzionare bene il preclearing e lo sportello unico, lavoriamo con la Dogana, rendiamo moderni gli orari di lavoro, eliminiamo le piccole e grandi inefficienze. Solo così, potremo fare il salto di qualità che ci permetterà di competere a livello europeo e anche mondiale.
A.F.

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Pubblicato il
19 Dicembre 2015

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