Foce armata al Calambrone, finalmente lavori in corso
FIRENZE – L’adeguamento idraulico del canale Scolmatore dell’Arno, che comporta anche la creazione della tanto attesa “foce armata” a mare per convogliarvi pure il Canale dei Navicelli. è finalmente partito. Il primo lotto dell’operazione, aggiudicato alla Sales Spa di Roma con consegna definitiva dei lavori il 16 dicembre scorso, dovrebbe essere realizzato entro il prossimo giugno. E la Sales sta lavorando molto velocemente, come si vede dallo stato di avanzamento (foto qui a sinistra) dei due moli previsti dal progetto (grafico sotto). Per completare l’operazione dell’appalto, oltre alla costruzione dei due moli, dovrà essere dragata anche tutta la foce partendo dall’altezza del ponte stradale fino a raggiungere la batimetrica marina dei 3,5 metri. In sostanza, la foce avrà finalmente una profondità di 3,5 metri, eliminando (si spera per sempre) l’attuale “tappo” di sabbia e fango che blocca la via d’acqua alla foce.[hidepost]
Il dragaggio, compreso nel Lotto 1 dell’adeguamento idraulico in corso d’opera con la Sales Spa, è in attesa delle ultime autorizzazioni da parte dell’Arpat e della Capitaneria. Nel frattempo si va avanti velocemente con i due moli di progetto: quello a nord avrà una lunghezza di 610 metri, mentre quello a sud, che sfiorerà le sperate opere della piattaforma Europa, avrà una lunghezza di 545 metri. Dal dragaggio della barra interna della foce – recita lo studio della Sales Spa – si ricaveranno circa 40 mila metri cubi di sabbia con matrice granulometrica inferiore a quella della barra costiera, da conferire a mare. Dal dragaggio della barra esterna si ricaveranno invece 125 mila metri cubi di sabbia idonea al ripascimento degli arenili del Calambrone e forse anche di Tirrenia, “per ricostruire lo scomparso cordone dunale”.
Un’opera importante dunque, anche se l’accesso diretto al mare – consentito dal dragaggio a 3,5 metri – rimarrà fatalmente interdetto fino a quando non sarà modificato – con una parte centrale sollevabile – il ponte stradale verso Tirrenia, secondo il progetto della Regione che ha incontrato qualche difficoltà di finanziamento proprio di recente.
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L’adeguamento della foce dello Scolmatore dell’Arno non sarà tuttavia sufficiente a sanare le attuali carenze dello stesso Scolmatore. La sua funzionalità idraulica infatti è ridotta a una portata massima di 500 metri cubi al secondo contro i 1400 metri cubi del progetto, che fu realizzato nel 1985. C’è una lunga e complessa trafila di procedimenti della Regione alle spalle del progettato ritorno alla efficienza, indispensabile in vista di altre disastrose piene dell’Arno, a partire dal progetto preliminare approvato addirittura nel 2009. Oggi siamo però ancora in attesa del via per un programmato secondo lotto, che prevede il ripristino degli argini dove sono crollati o si sono abbassati, con l’obiettivo di arrivare a una capacità di deflusso in sicurezza di almeno 1000 metri cubi al secondo. Il tratto critico, su cui è indispensabile intervenire al più presto, è quello tra la statale 1 Aurelia a Stagno e la regionale Emilia in località Faldo – in pratica, quasi a fianco dell’interporto Vespucci di Guasticce – dove gli argini dello Scolmatore sono addirittura scesi di oltre un metro; in una situazione idraulica che non può essere definita se non critica in caso di nuove piene dell’Arno. Da qui la necessità che la Regione Toscana, e gli strumenti del Comune di Pisa che hanno il controllo dell’area Fiumi & Fossi, accelerino finanziamenti e impegni per risolvere finalmente l’annoso e pericoloso problema.
A.F.