Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Il tesoro del galeone nel mare di Camogli

Nella foto: Una parte delle monete d’oro recuperate sul relitto del Polluce all’Elba.

GENOVA – La suggestione dei relitti navali carichi di preziosi continua ad essere una delle più diffuse in tutto il mondo: alimentata anche dai reali ritrovamenti che in alcuni casi hanno permesso di mettere le mani su incredibili tesori. Il recupero davanti all’Elba del tesoro del napoletano “Polluce” è stato a lungo un esempio calzante: come quello della “Segnora de Antocha” nei Caraibi che ha fatto ricco Mel Fisher una trentina di anni fa.

Oggi si parla molto del relitto di un galeone, in ottimo stato di conservazione, scoperto casualmente poche settimane fa davanti a Camogli. Secondo Il Secolo XIX, che gli ha dedicato alcuni servizi, potrebbe appartenere alla nave mercantile “Santo Spirito e Santa Maria di Loreto”, affondata il 29 ottobre del 1579 nel tratto di mare tra Punta Chiappa e San Fruttuoso – “La suggestione è forte – ha scritto il giornale genovese – ma ancora più importante e certo è lo stato di conservazione del fasciame ligneo ritrovato, che ne fanno certamente il ritrovamento più importante in Italia e tra i primi cinque dell’intero Mar Mediterraneo”.

[hidepost]

Il galeone naufragato viene cercato dagli anni 70 quando il mito della nave sparita durante un fortunale diventò motivo di grande interesse grazie alla storia raccontata da documenti storici “romanzati” da storie e leggende che sempre si accompagnano a questo tipo di tragedie. La nave arrivava dalla Spagna carica di stoffe preziose, gioielli e armi di straordinaria fattura e grandissimo valore e venne “respinta” dalle autorità del porto di Genova e messa in quarantena poiché in Spagna infuriava la peste nera. Rimasta in mare e navigando sottocosta, la nave raggiunse il Promontorio di Portofino dove venne investita da una tempesta che la fece affondare per un urto con gli scogli. Sul carico si raccontano leggende tramandate oralmente dagli abitanti di Camogli e di Punta Chiappa. Si narra di fortune recuperate dagli abissi e di esperti nuotatori inviati dal governatore spagnolo per recuperare il carico e che però non riuscirono nel loro intento per il maltempo e per l’epidemia di peste che, nel frattempo, era scoppiata a Genova e nella zona. Ancora una volta, ci sarebbe un tesoro da scoprire e recuperare. E qualcuno, di sicuro, ci proverà.

[/hidepost]

Pubblicato il
27 Giugno 2020

Potrebbe interessarti

Avanti adagio, quasi indietro

Potremmo dire, parafrasando Guido Gozzano, che tra gli infiniti problemi che riguardano il nostro mondo attuale, tra guerre e genocidi, ci sono anche le “piccole cose di pessimo gusto”. Tra queste c’è l’incredibile vicenda...

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora

Se Berta ‘un si marìta…

…“E se domani…” diceva un antico refrain musicale. Riprendo le valide considerazioni del nostro direttore sulla sorprendente impasse di alcune nomine presidenziali nelle Autorità di Sistema Portuale soffermandomi su Livorno: Gariglio è stato tra...

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora

Per difendere la pace…

Guerra e pace, più guerra che pace: sembra l’amara, eterna storia dell’uomo. Così, per preservare la pace, sembra proprio che non ci siano che le armi: si vis pacem, para bellum, dicevano nell’antica Roma....

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora

Sempre più droni sul mare

Se ne parla poco, specie dei più specializzati: come quelli subacquei della Wass di Livorno per Fincantieri, o quelli sempre italiani, costruiti però in Romania dall’ingegner Cappelletti della livornese ex Galeazzi. Però adesso Fincantieri,...

Leggi ancora

Porti teu in overcapacity?

Riforma della riforma portuale: l’articolato Rixi che abbiamo anticipato – che naturalmente deve passare anche dalle Camere – punta dunque a coordinare lo sviluppo degli scali, oggi lasciato eccessivamente alla potenza dei singoli “protettorati”...

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora
Quaderni
Archivio