Noi in Turchia secondo norma ma folle
LIVORNO – Possiamo provare a capire tutto o quasi. Ma francamente il rimanere fanalini di coda anche sulla questione – non secondaria – delle demolizioni navali sfugge alla nostra forse limitata comprensione. In Germania si sono mossi, anche se in ritardo e su temi di illegalità manifesta: e da noi?
Che poi la Marina Militare italiana – e per essa il Ministero della Difesa o altri dicasteri – dopo aver tenuto anni ed anni vecchie navi dismesse ad arrugginire in vari porti – compreso il nostro caro Bagnolini – ne invii un gruppo in Turchia da demolire, esula da ogni logica. Ci dicono che i siti in Turchia costano meno che i (pochi) cantieri italiani a norma UE: forse sarà vero, ma se ci mettiamo le spese di trasferimento con una nave speciale, il recupero dei materiali ancora riutilizzabili (oggi il rottame metallico vale oro) e infine il lavoro italiano che si sarebbe sviluppato, siamo davvero a chiederci chi ha deciso simili capolavori.
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Riconosciuto che tutto è legale, dovremmo ricorrere al vecchio paradigma che qualche volta la legalità maschera scelte sbagliate, controproducenti o addirittura autolesioniste. Oppure no?
A.F.
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