Occhio ai polli di Renzo
LIVORNO – Il richiamo dei più saggi è di guardare alla Luna e non al dito che la indica. Ovvero, come diceva Catone durante la guerra di Cartagine, “mentre al Senato si discute, Sagunto viene espugnata”.
Capisco che certi richiami storici possano dar noia, come sempre danno noia i saccenti eruditi. Meglio forse andar diretti: e ricordare che la lunga, ciclica diatriba sull’utilizzo delle poche aree e pochissime banchine della sponda Est della Darsena Toscana, rischia di far perdere al porto di Livorno alcuni dei suoi valori primari in quanto a traffici. Ci ha già provato Grimaldi, quando è andato ad “assaggiare” Piombino e Carrara. MSC da parte sua non fa mistero di star stretta sul Lorenzini, malgrado Ennio abbia moltiplicato pani e pesci – ovvero aree esterne, affittate a caro prezzo – pur di far spazio. Altri armatori mugugnano. E la disgraziata vicenda delle crociere è servita, se non altro, a non creare ulteriori problemi di accosti. Ma proliferano lungo costa – e non solo nei porti più vicini a noi – le offerte di nuove banchine e terminal per quando le crociere riprenderanno: specie se non sarà sciolto il nodo della Porto 2000. Dovevano anticipare il temuto verdetto della suprema magistratura romana, dicevano entro dicembre. Invece sito ancora in stand-by.
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Non voglio farla lunga: ma occhio a far la fine dei polli di Renzo, che si becchettavano tra loro – chi non ricorda i promessi Sposi? – mentre venivano condotti verso lo spiedo.
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(Non vorrei, a questo punto, che il lavoro di cesello in corso da parte dell’AdSP (con la collaborazione di alcuni dei principali imprenditori dell’area sponda Est: l’immagine dei polli di Renzo ovviamente è una battuta per definire quanto appare dall’esterno) non venisse abbastanza compresa. Luciano Guerrieri e Matteo Paroli stanno rosicchiando giorno per giorno vincoli, “caveat” e sospetti per arrivare alla soluzione sperata. Che è una ridistribuzione delle aree, utilizzando come merce di scambio altre concessioni. Un lavoro di cesello, che ha un unico limite: quello dei tempi, che si sono allungati oltre le speranze e le esigenze reali. Da qui le pressioni, le tensioni, i nervosismi. Di cui è nostro dovere dar notizia.
A.F.
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