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Logistica mondiale: punto e a capo

Andrea Monti

GUASTICCE (LI) – È appena rientrato da uno dei suoi giri intercontinentali nel mondo della logistica: dagli Usa alla Gran Bretagna, fino alla Germania del Transport Logistic Forum. L’impresa di famiglia di 👤 Andrea Monti, la SOGESE, opera all’interporto di Guasticce ma ha anche locazione in tutti i continenti, Asia compresa. Andrea a sua volta ha una apprezzabile capacità di analisi dei meccanismi mondiale del training dei contenitori. Ecco l’intervista.

🎙️ Alti e bassi, l’economia della logistica sembra sull’altalena. Quali mondi ha incontrato?

🗣 “Un mondo di lavoro nel nostro campo che invita alla prudenza, ma ci spinge a perseverare. Dopo i primi tre mesi dell’anno molto positivi, adesso c’è una specie di pausa di riflessione. Nei porti atlantici dell’Europa si stanno registrando cali di traffici fino a -30%, perché la domanda di beni di consumo è bassa e i debiti personali, causa l’inflazione che colpisce anche gli Usa, costano di più. Per i porti Usa poi c’è stato anche l’onere delle agitazioni sindacali…”.

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🎙️ Una delle aree critiche sembra essere il golfo del Messico.

🗣 “Ma anche il porto di Oakland, in California, è tra quelli che ha subìto molto: con la conseguenza che ci sono stati ritardi nella gestione delle merci, anche nello schedule delle navi: e tutto si è andato a riflettere sulla catena logistica anche agli altri livelli. Il problema è dell’economia globale: meno consumi, meno viaggiano le merci, più le navi faticano a riempirsi, più i TEU rimangono in magazzino e costano.”

🎙️ Secondo la sua analisi è un fenomeno passeggero?

🗣 “Credo che si debba prendere atto di una globalizzazione spinta: e che quanto accade ne sia la conseguenza. Il mondo della logistica cambia anch’esso, a velocità accelerata. Alla base di tutto lo scontro economico tra colossi: gli Usa non vogliono più dipendere dalla Cina e tantomeno dalla Russia e si stanno trovando alternative nel Sud-Est, dal Vietnam alla Thailandia e all’India. Da parte loro Cina e Russia diventano ancora più interdipendenti, per materie prime, energia e anche beni di consumo. Agli storici traffici tra Occidente e Cina si sono sostituiti scambi inter-asiatici, con un’India che cresce anche sul piano della produzione industriale.”

🎙️ Un quadro molto chiaro: e l’Europa come gioca su questa scacchiera mondiale?

🗣 “Come un vaso di coccio tra quelli di ferro, secondo la vecchia parabola: il vecchio continente fatica a tenere il passo dei cambiamenti, tanto che specie i porti più avanzati, quelli del Nord Europa, registrano tutti cali importanti di traffici: conseguenza dell’America del Nord che non beve, cioè consuma meno e guarda al Far East asiatico.”

🎙️ Dunque, come dicono gli analisti nazionali, il Mediterraneo torna ad essere una frontiera promettente?

🗣 “Può darsi, quando saranno in calo le tensioni politiche e razziali del Nord Africa: il che non sembra imminente. A mio parere, una impresa realmente globalizzata non deve stare ad aspettare le occasioni, ma deve andarsele a cercare: ovunque, e con tutto il coraggio e insieme la prudenza che occorrono, come stiamo facendo noi”.

🎙️ E l’Italietta delle tante, troppe risse della politica nazionale?

🗣 “Ho una convinzione: che l’Italia sia meglio di come viene descritta e di come noi stessi a volte la descriviamo. Le imprese, pubbliche e private, si danno da fare, esplorano e rischiano in tutto il mondo. Trovo piccoli e grandi imprenditori nazionali in tutti i paesi dove si aprono prospettive. E come sempre, se calano quelle in una parte del globo, se ne aprono altre: perché in economia, logistica compresa, non si torna indietro; occorre buonsenso e valutare i rischi, ma il business esiste, anzi cresce”.

🎙️ Cos’è che allora ci penalizza?

🗣 “La nostra zavorra sono le infrastrutture. Siamo un paese che vive ancora su quelle di decenni fa, per non dire ancora più lontano: strade, autostrade, ferrovie, porti e interporti a volte sembrano mondi che non si conoscono. Sui porti si fanno acrobazie, ma poi mancano i servizi a terra, sempre più indispensabili per essere davvero attrattivi. Fare entrare le grandi e grandissime navi serve a poco se poi rimangono gli imbuti dell’ultimo miglio, mancano le aree, i magazzini, le connessioni veloci. In questo rischiamo davvero di essere sempre più tagliati fuori”.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
3 Giugno 2023
Ultima modifica
5 Giugno 2023 - ora: 09:51

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