Authority Livorno, poker di strategie per la “sottile linea blu”
Progetto per startup: avanti sulla rotta italo-francese dell'Interreg
LIVORNO. Se nel film di Terrence Malik la “sottile linea rossa” ha a che vedere con la guerra e divide il senno dalla follia, invece per gli organizzatori della Biennale del Mare che tiene banco a Livorno fino al 17 maggio la “sottile linea blu” è l’interfaccia fra terra e mare. In una delle iniziative del primo giorno della kermesse livornese “nel blu dipinto di blu”, l’Autorità di Sistema Portuale riprende un po’ la visionarietà della pellicola e di quella “sottile linea blu” fa l’architrave di qualcosa di più d’una riga di confine: è quel che «unisce sviluppo, innovazione e sostenibilità».

Il numero uno dell’Authority, Luciano Guerrieri, alla firma della consegna dei lavori per la nuiva diga del porto di Livorno. A destra: il sindaco livornese Luca Salvetti
Detto in altri termini, l’istituzione che governa il porto di Livorno (più quello di Piombino e gli scali minori dell’Arcipelago) dice di voler avere come bussola del proprio agire un poker di filoni strategici nel futuro prossimo venturo:
- Blue Industry: lo sviluppo delle catene del valore tecnologiche
- Blue Energy: lo sviluppo di tecnologie per la produzione, lo stoccaggio e la logistica dell’energia
- Turismo Blu: creazione di nuovi modelli turistici rigenerativi e sostenibili
- Resilienza Blu: sviluppo di soluzioni “dual use” destinate al monitoraggio marino, alla sicurezza portuale e alla protezione ambientale integrata cielo-mare-terra.
«Livorno, Piombino e i porti elbani guardano al futuro e, in occasione della Biennale del Mare e dell’Acqua, lanciano la Linea Blu», dice la nota ufficiale messa nero su bianco dal quartier generale dell’Authority di Palazzo Rosciano. Occhi puntati su «un programma strategico integrato sotto il segno della “blue economy in chiave mediterranea” in coerenza con il “piano nazionale del mare”». Di cosa si tratta? Dall’ente portuale la descrivono come «una rotta chiara e concreta per l’integrazione tra porti, territori insulari, industria marittima ed energia»: niente più singole iniziative locali ma semmai «una strategia di sistema in una visione unitaria che guarda a tutto l’Alto Tirreno». Al centro questi elementi: l’energia, la logistica verde, la resilienza, l’alta formazione e il turismo sostenibile.
Con questa linea di azione, l’Autorità di Sistema Portuale del mar Tirreno Settentrionale – viene fatto rilevare – punta a raggiungere un triplice traguardo:
- posizionare l’ente portuale come «partner industriale e formativo di riferimento per il testing di soluzioni industriali innovative»;
- favorire la rinascita di «una filiera italiana delle tecnologie per la resilienza marittima e portuale»;
- creare «un laboratorio insulare e costiero per il turismo del futuro», tale da offrire al territorio «strumenti per attrarre investimenti nell’ambito delle energie blu».
Fin qui sono enunciazioni e intenzioni, ma come dare gambe a queste idee? L’Authority impacchetta tutto questo nel “progetto Blue Hub” in cui Palazzo Rosciano collabora con altri soggetti istituzionali per cercare sia di apportare miglioramenti della sostenibilità portuale e marittima sia di creare una filiera integrata del valore.
Stiamo parlando di un progetto, candidato sul programma Interreg Italia-Francia Marittimo 2021-2027. Ha un obiettivo-chiave: quello di superare la cosiddetta “valle della morte”, come viene chiamata «la fase della ricerca in cui restano senza ulteriore possibilità di sviluppo la maggior parte dei nuovi (o potenziali) progetti di sviluppo». In che modo riuscirci? Per il team dell’istituzione portuale bisogna creare «una comunità multidisciplinare e transfrontaliera, composta da 10 start-up (2 per ogni territorio) in grado di rispondere alle sfide tecnologiche dei cinque territori di riferimento». Sono i territori dei partner coinvolti nel progetto: c’è la Toscana con l’Authority dei porti dell’Alto Tirreno e con il centro di competenza della robotica avanzata, Artes 4.0; è coinvolta nel progetto la Liguria, con l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale; e poi la Sardegna (con l’Università di Cagliari); la Corsica (con la locale Camera di Commercio) e la zona francese del Var (rappresentata dalla propria Camera di Commercio e dal Pôle Mer Méditerranée di Tolone).
L’ente portuale – viene annunciato – lavorerà presto a predisporre un bando per individuare le startup cui destinare complessivamente 200 mila euro di finanziamenti, 20mila a testa. I porti diventeranno insomma il luogo naturale per testare concretamente le progettualità di queste imprese, con il coinvolgimento dei portatori d’interesse (università, centri di ricerca e formazione, sindacati, responsabili politici, ecc.) nel processo di realizzazione. L’Autorità di Sistema Portuale livornese annuncia che «i primi risultati di questa visione strategica verranno presentati ad aprile 2026» in un forum nel quale «saranno chiamati a confrontarsi aziende, enti di ricerca, istituzioni e comunità».