La svolta di Fincantieri: raddoppiare i ricavi della subacquea in 3 anni
Al centro Wass e Ingegneria dei Sistemi
MILANO. Fincantieri finora si è occupata di qualcosa che riuscisse a stare a galla e ce l’ha fatta benissimo. Adesso annuncia una svolta e guarda a quel che c’è sotto il pelo dell’acqua e punta su produzioni e ricavi nel mondo della subacquea. Non è solo un generico orizzonte o una petizione di principio, è una promessa che il colosso dell’industria pubblica italiana ha fatto a Milano davanti agli occhi della comunità finanziaria in occasione del “Deepdive Analyst and Investor Underwater Day”. Con un impegno preciso: il segmento economico della suacquea nel 2024 ha rappresentato circa il 4% dei ricavi del gruppo, nel giro di appena tre anni «è destinato a raddoppiare, raggiungendo l’8% nel 2027» (e a conseguire «ricavi attesi pari a circa 820 milioni di euro e un Ebitda stimato di 152 milioni, con un margine Ebitda prossimo al 19%»).

Pierroberto Folgiero, amministratore delegato e direttore generale di Fincantieri, alla presentazione di Milano
Viene presentata come «una visione strategica di lungo periodo» sullo sviluppo della subacquea: si profila «un percorso di crescita industriale chiaro, ambizioso e già in fase avanzata di attuazione». Quest’ultimo aspetto lo possiamo ritrovare nei risultati previsti per il 2025 e il 2026: confermano «la solidità del trend, con ricavi rispettivamente pari a circa 660 e 720 milioni di euro, – questa la sottolineatura da parte del quartier generale del gigante pubblico – e con un Ebitda margin rispettivamente del 17,4% e del 18,0%, ampiamente a premio rispetto alle attività tradizionali di costruzione di navi».
Il motivo di questa svolta strategica? La subacquea – viene messo in evidenza – rappresenta oggi «un dominio chiave per la sicurezza, l’energia, l’osservazione ambientale e le comunicazioni sottomarine». In questo scenario Fincantieri vuol esserci, ed esserci da protagonista: come “attore guida” nello «sviluppo di questa nuova infrastruttura strategica, facendo leva sulla propria capacità di integrare competenze complesse e asset industriali ad alta intensità tecnologica».
Dal punto di vista organizzativo interno, a dar le gambe a una tale trasformazione, è stato creato il “Polo Tecnologico della Subacquea” come «struttura industriale integrata che coordina tutte le attività legate ai sistemi civili, militari e “dual use” use (cioè bivalenti per usi civili come per impieghi militari) – viene sottolineato – attraverso una regia unica in grado di garantire presidio dei mercati e internalizzazione delle soluzioni tecnologiche distintive ad alto valore aggiunto».
Non se ne trova traccia nelle dichiarazioni ma non è un segreto che, sotto il profilo geostrategico, il controllo dei mari stia tornando centrale. E, detto per inciso, come stia trasformandosi l’idea stessa di difesa in direzione di un nuovo approccio, meno legato forse agli aspetti tradizionalmente militari e più attento alla sicurezza anche immateriale di infrastrutture critiche. Del resto, è di pochi giorni fa l’annuncio di una grossa commessa della Marina militare filippina per l’alleanza che Fincantieri ha costruito in Europa con Thyssenkrupp Marine Systems, titano manifatturiero tedesco, una delle realtà principali in campo continentale in fatto di costruzione di navi militari e sottomarini. L’oggetto del desiderio per le forze navali del Paese asiatico è un sottomarino d’avanguardia come l’U212 Nfs ultrasilenziosi e in grado quasi di non lasciar traccia sonora (“stealth”).
Il mercato globale di riferimento della subacquea, secondo quanto riferisce questo grande gruppo controllato da Cassa Depositi e Prestiti, è stimato in «circa 50 miliardi di euro all’anno», e all’interno di esso la componente realmente accessibile per Fincantieri ammonta a «circa 22 miliardi annui». In questo contesto il gruppo intende posizionarsi come «motore della trasformazione subacquea, offrendo soluzioni integrate che vanno dalla difesa alla sicurezza infrastrutturale, dall’energia offshore fino all’acquacoltura e al mining sottomarino».

Lo stabilimento ex Leonardo alla periferia di Livorno: da pochi mesi è passato a Fincantieri e, riallacciandosi alla vecchia denominazione, ora è Wass Submarine Systems
Adesso Fincantieri guarda al segmento della subacquea e punta a riunificare in una unica visione strategica – tiene a rimarcare – le capacità maturate dal gruppo nella progettazione e costruzione di sottomarini, le tecnologie di Wass Submarine Systems nel campo degli effettori e della sensoristica acustica, il patrimonio di Ingegneria dei Sistemi nei sistemi a guida autonoma, radar e di comunicazione avanzata, e le competenze di Remazel Engineering nei sistemi top-side per il rilascio, il recupero e l’interfacciamento operativo di veicoli autonomi.
È da ricordare che in questo campo la Wass ha una grande fabbrica alla periferia di Livorno (ex Leonardo) e Ingegneria dei Sistemi (Ids) ha il proprio quartier generale a Pisa.
Questa “santa alleanza” nel segno della tecnologia sub, il gruppo Fincantieri ha annunciato intanto anche la firma di un “memorandum of understanding” (MoU) tra Ingegneria dei Sistemi e Graal Tech srl: quest’ultima è una impresa italiana di riferimento del fronte della meccatronica sottomarina. L’accordo – è stato spiegato – prevede una collaborazione in esclusiva per “lo sviluppo e la commercializzazione di veicoli autonomi subacquei di piccole e medie dimensioni, dei relativi sistemi di comando e simulazione». A questo si aggiunge la nascita di un centro nazionale per test, qualifica e addestramento, che nelle intenzioni è destinato a diventare «un riferimento per la formazione di nuove professionalità nell’ambito della robotica subacquea».
In tal modo si consolida il ruolo di Fincantieri come “regista” di un ecosistema tech (e, al tempo stesso, di sviluppatore di tecnologie proprietarie abilitanti). Tale intesa dà a Fincantieri il destro per mostrare – si afferma – «la propria capacità di valorizzare il tessuto industriale in cui opera e di contribuire al mantenimento e allo sviluppo del sistema Paese». L’ha fatto anche in questo caso «coinvolgendo realtà locali altamente specializzate in diversi macrosettori all’interno di progetti di grande respiro e valore», com’è stato detto di fronte alla comunità finanziaria nell’iniziativa milanese.
Pierroberto Folgiero, amministratore delegato e direttore generale di Fincantieri, commenta così: «Il consolidarsi di una domanda trasversale nei settori della difesa, del “dual-use” e delle applicazioni civili rende la subacquea una priorità strategica per governi e industrie». All’interno di questo scenario Folgiero rivendica a Fincantieri la capacità di «trasformare il proprio vantaggio competitivo in leadership industriale». Come? «Mettendo a frutto l’esperienza storica del gruppo, una visione chiara e un modello operativo integrato».
Il numero uno del gigante industriale italiano tiene a sottolineare che «stiamo già plasmando un portafoglio coerente con le esigenze operative, sia del sistema nazionale sia dei nostri partner internazionali». La traiettoria è tracciata, aggiunge: occorre «rafforzare le capacità critiche, guidare l’evoluzione del settore e contribuire, con responsabilità e ambizione, alla costruzione dell’ecosistema subacqueo del futuro».