Tornano a “casa” i cavallucci salvati dal rischio estinzione
Portati all’Acquario di Genova per riprodursi, ora rieccoli nelle acque di Taranto
GENOVA. Un gruppo di 160 cavallucci marini nati e allevati nell’Acquario di Genova sono stati liberati in acqua nel mar Piccolo, la straordinaria laguna costiera alle spalle di Taranto con le ciminiere sullo sfondo. Si tratta di esemplari giovanili di 6-7 mesi di età della specie “Hippocampus guttulatus”: li hanno rilasciati in una delle tre nuove micro-riserve che sono state non molto tempo fa istituite all’interno del Parco Regionale del Mar Piccolo appunto per proteggere i cavallucci marini. Dentro queste aree subacquee (sorvegliate) sono state predisposte strutture artificiali che, con un sorriso, sono state ribattezzate “alberghi dei cavallucci”: sono fatte in modo da offrire a questi animali rifugio e al tempo stesso favorire le loro attività in cui catturano cibo.
Il motivo di tutto questo? Lo spiegano dal quartier generale dell’Istituto Cnr che da Palermo si occupa dello Studio degli impatti antropici e la sostenibilità nell’ambiente marino (Ias), e in questo progetto di conservazione ha lavorato insieme all’Acquario ligure, al Comune di Taranto e all’Università di Bari. Nel Mar Piccolo di Taranto fino a poco tempo fa era presente «una delle più grandi popolazioni di Hippocampus guttulatus (cavalluccio marino dal muso lungo) nel Mar Mediterraneo». Però a partire dal 2016 si è notata una brusca diminuzione della popolazione di cavallucci, addirittura «intorno al 90%», e da qui è partita l’operazione salvaguardia.
Per avere una idea della rilevanza scientifica attribuita a questa iniziativa il momento del rilascio in mare ha visto la presenza del sindaco tarantino Rinaldo Melucci, insieme a due studiosi dell’università di Bari (Giuseppe Corriero, delegato del rettore, e lo zoologo Cataldo Pierri), Michele Gristina (ricercatore del Cnr/Ias), Tamara Lazic (referente europea dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), Laura Castellano (curatrice del settore Mediterraneo dell’Acquario di Genova), oltre al colonnello Alessandro Del Buono (comandante della Scuola Volontari dell’Aeronautica Militare di Taranto), al capitano di vascello Rosario Meo (comandante della Capitaneria di porto di Taranto) e all’ing. Caterina di Bitonto (dirigente dell’ufficio parchi della Regione Puglia).

Operazione di ripopolamento con i cavallucci marini a rischio di estinzione nella laguna alle porte di Taranto
Già nel maggio dello scorso anno, secondo quanto riporta il “Corriere della sera”, era stata compiuta una operazione analoga: con il rilascio in mare di cavallucci a fini di ripopolamento.
Lo choc della quasi sparizione dei cavallucci dal mare di Taranto è dovuta a grandi fenomeni come il riscaldamento globale e le ondate di calore, ma gli esperti ritengono che abbiano influito anche fattori come le catture accidentali della pesca artigianale, la frammentazione degli habitat e il commercio illegale di organismi marini del Mediterraneo (cavallucci marini, oloturie) legati agli usi nella medicina tradizionale cinese. Tutto questo è una minaccia talmente terribile per la presenza di cavallucci marini nelle acquee mediterranee che, secondo quanto viene riferito dagli studiosi che hanno preso parte al progetto, o ci saranno interventi decisi o si potrebbe arrivare «sull’orlo dell’estinzione».
«Qui vicino alla Svam cavallucci marini se ne vedono sempre di più e questo significa che il nostro lavoro sta funzionando»: parole che Laura Castellano, studiosa dell’Acquario ligure, affida alla cronista della “Gazzetta del Mezzogiorno”. «Ma perché sopravvivano serve anche prevenzione contro la pesca abusiva di frodo», – aggiunge Giovanni De Vincentis, presidente di Wwf Taranto, di fronte al taccuino della giornalista. Poi rincara chiedendo sorveglianza e prevenzione: «Le attività abusive di pesca di frodo sono le maggiori responsabili della diminuzione di queste specie. Incrementare queste popolazioni senza prevedere una seria attività di conservazione, sorveglianza e prevenzione, non porta risultati».
Prima di arrivare al rilascio in mare, partendo dall’Ex Idroscalo Bologna gestito dalla Scuola Volontari Aeronautica Militare, le coppie di esemplari adulti di “Hippocampus guttulatus” erano state prelevate in acqua nel giugno di due anni fa e trasportate fino all’Acquario di Genova da una équipe della struttura ligure per essere collocate in una sorta di “alcova” riservata solto e soltanto alle coppie dei riproduttori. Sono stati compiuti studi di comportamento animale ed è stato seguito uno specifico protocollo che ha portati ad avere quella che gli studiosi reputano una buona percentuale di sopravvivenza dei baby cavallucci nelle settimane più delicate, le prime dopo la nascita. La cosa è stata anche seguita dal pubblico dell’Acquario genovese: seguendo la propria tradizione divulgativa, è stata predisposta una sala espositiva dedicata a questo progetto. Può apparire curioso ma a ciascun cavalluccio è stata scattata qualcosa di simile a una doppia foto segnaletica (su entrambi i lati del capo) per poterli poi seguire tramite identificazione fotografica.
Seguendo le linee guida proposte dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura in caso di iniziative di “ripopolamento” di specie minacciate, si è dedicata attenzione all’analisi di cosa esisteva immediatamente prima del rilascio in acqua per vedere lo stato delle popolazioni di cavalluccio marino presenti nelle micro-riserve tarantine. Qualcosa del genere avverrà anche per altri dodici mesi così da capire gli effetti reali dell’iniziativa.
Resta il fatto che, per gli studiosi, c’è bisogno anche di controlli più serrati sulla pesca artigianale e sul commercio illegale di fauna selvatica: comunque iniziative come questa vengono analizzate per diventare un modello esportabile per la conservazione e la tutela di specie minacciate.