Qualche dubbio su crociere e multipurpose
Da Lorenzo Cosimi, segretario livornese di Rifondazione Comunista, riceviamo:
LIVORNO – In generale gli indirizzi dei lineamenti del Piano Regolatore Portuale presentati dall’Autorità Portuale sono apprezzabili perché tendono a superare l’estrema frammentazione che si è prodotta in questi anni, specie nel settore dei RO-RO.
[hidepost]L’altro dato positivo è la visione di “cluster del mare” con cui si cerca di dare una programmazione al porto con le sue varie attività. Tutto ciò sta avvenendo in una fase di crisi straordinaria, che proprio per questo motivo avrebbe bisogno di una maggiore programmazione e pianificazione del territorio e dei suoi fattori economici. Purtroppo constatiamo come questa Amministrazione, anche su questo terreno si sia caratterizzata per la staticità. Nello specifico del porto il primo punto politico da comprendere è se le caratteristiche commerciali del nostro scalo, devono, in coerenza con il Piano Regionale di Sviluppo, continuare ad essere il motore centrale della costruzione di un nuovo manifatturiero della nostra Regione. Su questo punto della discussione esiste un elemento poco chiaro e contraddittorio che riguarda lo sviluppo crocieristico su un’area fino ad oggi dedicata ai prodotti forestali, che è un’attività merceologica ad Alto Valore Aggiunto sia in termini di reddito d’impresa, che per lavoratori impiegati. Nell’area su cui insistono queste attività esistono banchine a -12 m mentre le navi supercruise non arrivano a -10m. Livorno avrà il terminal crociere più grande del mondo, (350.000 mq.) paragonabile a quello di Miami che movimenta 6 milioni di passeggeri, mentre in Italia il porto di Venezia gestisce 1.789.416 crocieristi, di cui oltre l’80% su crociere di testa, in un terminal di 260.000 mq.
Genova con 562.492 crocieristi su crociere di ”testa” e 236.000 crocieristi di transito e circa 2.300.000 di passeggeri su traghetti utilizza un’area di 290.000 mq di terminal. Potremmo citare altri esempi di altri porti italiani in cui si fanno un numero esorbitante di crociere di “testa” rispetto al nostro porto, utilizzando terminal molto più ridotti rispetto a quello presentato nelle proposte dell’Autorità portuale.
In questo quadro non sono chiari gli atti che l’Autorità portuale intenda attuare per garantire al terminalista CILP, la cui importanza lavoristica ci pare fuori discussione, le stesse condizioni giuridiche (aree e banchine in concessione) organizzative ed operative affinché possa continuare a svolgere le attività di prodotti forestali in tutta la sua gamma, senza lesioni funzionali.
L’altro elemento di difficile comprensione riguarda il cosiddetto terminal multipurpose, che dovrebbe comprendere le banchine della Calata Lucca, aree FS, Aree SPIL (Paduletta) e alcuni lotti di aree private. Questa area sarà un terminal vero e proprio, cioè gestito da un unico terminalista o sarà l’insieme di alcune attività, compreso il terminal di contenitori dell’impresa che già oggi lì insiste (Lorenzini)?
Su questo punto vogliamo anche porre una questione che riguarda da vicino il Comune in quanto proprietario di SPIL che a sua volta ha un contratto di affitto con CILP. Pensiamo sia doveroso che il Consiglio Comunale sia messo a conoscenza se il Comune e il Sindaco (che è il Legale rappresentante della Proprietà SPIL, intenda continuare ad affittare quelle aree a CILP), o se pure vi sia un disegno alternativo su quell’area che diventa essenziale per portare avanti il piano di risanamento del Gruppo CPL nella sua parte riguardante lo sviluppo.
Sottolineiamo l’importanza dell’obiettivo del Porto verde; di un porto cioè che contribuisca a migliorare il bilancio ambientale complessivo; obiettivo ancora più importante a fronte dello sviluppo del crocierismo.
Questione Bacini: è evidente una divaricazione di valutazioni tra Autorità portuale e amministrazione comunale: come si vuol comporre per garantire comunque una opportunità industriale, di servizi ed occupazionale rilevante?
Il Porto di Livorno è il Porto della Toscana. Avvertiamo la necessità assoluta che tutti i passaggi di predisposizione si facciano in raccordo con la Regione, ma anche con le realtà sociali economiche e istituzionali contermini; non ci parrebbe fuori luogo che le Assemblee elettive di Piombino, Pisa e Massa oltreché Collesalvetti, fossero coinvolte in una valutazione, perché in definitiva è in quell’ambito che si risolvono le nostre tematiche, non escluse quelle delle riparazioni.
La vicenda della Concordia qualcosa ci insegna a questo proposito.
Due questioni ancora collegate alla crisi occupazionale nel Porto che è frutto di situazioni oggettive (calo dei traffici, ma anche ritardi nella dotazione infrastrutturale) e l’altro nella deregolazione del lavoro portuale che è venuta avanti in questi anni:
– il patto per il lavoro nel porto non è stato ancora stipulato dalle associazioni di impresa; vorremmo conoscere i contenuti prima di tutto e poi i motivi della mancata firma;
– la Porto 2000 con la quota maggioritaria di proprietà da parte dell’Autorità portuale costituisce una inosservanza della legge (la vogliamo chiamare così?) non più tollerabile (non lo era ai tempi di Lenzi non lo è da meno oggi) ed un ostacolo alla soluzione del problema del precariato nel porto.
I sindacati hanno assunto unitariamente posizioni chiare a questo proposito e noi siamo con loro; da che parte sta l’Amministrazione Comunale?
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