I sottomarini italo-tedeschi alle Filippine e quei cavi in fondo al mare
Armiamoci e partiamo: anzi, partite, come dice il vecchio e sarcastico refrain. Così i sottomarini di ultima generazione che Fincantieri sta costruendo per la nostra Marina Militare, modello U212 Nfs di derivazione Thyssen (tedeschi) ma rielaborato e con componenti nazionali, verranno venduti anche alla Marina delle Filippine. Lo annuncia la stessa Fincantieri in una nota in cui spiega che la Marina delle Filippine “mira a rafforzare la propria difesa dell’arcipelago con sistemi d’arma subacquei d’avanguardia”. Sottinteso: l’area da proteggere è il mar Cinese meridionale, dove le tensioni con Taiwan ma anche più in generale lo stato permanente di allerta non invitano certo a progetti di pace. E l’ordine a Fincantieri è tra i più ricchi in corso d’opera.
Un recente studio condotto in ambito Onu ha ricordato inoltre che come già nei fondali del Mediterraneo, il mar Cinese meridionale e gli stretti tra le isole filippine e il continente asiatico ospitano sul fondo una rete di cavi di tutte le nazionalità, indispensabili per le comunicazioni, per gli scambi economici e anche per il sistema internet. Il recente caso di un’interruzione di alcuni di questi cavi all’uscita dal Mar Rosso – all’inizio attribuita a un sabotaggio degli Houthi ma poi verificato che erano stati strappati dall’ancora di una petroliera colpita da un missile dello Yemen – ha confermato quanto sia vulnerabile il reticolo sottomarino. Da qui la ricerca di sistemi di protezione e di vigilanza sempre più complessi, da affidarsi a unità subacquee adatte non solo alla guerra ma anche al pattugliamento anti-sabotaggi.
(A.F.)