Le scelte i tempi e i silenzi
LIVORNO – Forse qualcuno mi considererà rincorbellito: e forse avrà davvero ragione. Ma sulle vicende livornesi di questi giorni, in cui si chiedono a Giuliano Gallanti decisioni immediate e anche dirompenti – visto le parti in causa, io sto cominciando a pensare sulla base di quella vecchia e significativa battuta labronica: vai avanti tu che a me viene da ridere. In sostanza: tutti a guardare e il cerino rovente in mano a uno solo.
[hidepost]Dico: Gallanti se la sta prendendo comoda sull’attribuzione dell’Alto Fondale alle crociere, e sullo sbattervi fuori la Cilp? Può darsi che stia indugiando, può anche darsi che potrebbe aver affrontato la faccenda prima: è vero, spera in scelte non traumatiche, l’ha anche detto in comitato l’altro giorno. Ma francamente non mi ricordo che sia stato sottoposto fin dall’inizio del suo mandato da parte delle istituzioni, dei sindacati, e degli stessi operatori del settore, a quella martellante richiesta di scelte che oggi è richiamata in termini drammatici.
Eppure le crociere si programmano con almeno due (se non tre) anni di anticipo: ovvero, le esigenze delle navi da crociera per il 2013 sono state evidenziate a Miami nel 2011 o anche prima. Quando ancora il presidente genovese non c’era, c’era Roberto Piccini, allora presidente dell’Authority e non della Porto 2000. Che del senso di equilibrio tra i vari poteri forti del porto ha sempre fatto la sua forza (salvo poi essere mollato a metà del guado). Roberto oggi preme e fa bene: ma da presidente dell’Authority, ci è andato giustamente cauto, come oggi fa Gallanti. Forse c’erano prospettive diverse nel settore, forse allora i traffici commerciali tiravano di più. Comunque non c’è stato martellamento. O sbaglio?
Una risposta minimalista, ma forse logica, sul problema potrebbe essere che l’anno scorso ed anche prima, faceva comodo a tutti che le navi da crociera andassero “anche” sull’Alto Fondale, senza averne il diritto ufficiale ed esclusivo: così ci guadagnava la Cilp (che ci lucrava il suo utile), ci guadagnava il porto (che non respingeva le navi) e si salvava il principio che la concessione era (ed è ancora) ai portuali fino al 2024. C’erano dei mal di pancia, in particolare da parte di alcune agenzie di appoggio delle crociere che consideravano (e considerano anche oggi) tutto il compromesso una gran porcheria: ma nessuno aveva fatto mai scoppiare il caso con cortei, spari di cannonate, appelli al governatore della Toscana.
Certo, i tempi cambiano: e scelte che ieri venivano considerate come futuribili oggi sono diventate urgenti. Nessuno vuol mettere la croce addosso ad alcuno. Ma forse sarebbe il caso davvero di chiedere – e di ottenere – che su queste scelte urgenti si esprimessero tutti: e non solo sui giornali o per interposta intervista, ma nelle sedi istituzionali e in modo istituzionale. E’ un problema della città, della sua economia, della Regione stessa, visto le cifre che sono in ballo (si è parlato nel recente convegno di alcuni milioni di euro in ballo solo come spese dei croceristi). Bisogna che tutti facciano la loro parte nelle decisioni: anche con un comitato portuale dedicato, perché no? Dove c’è Gallanti ma ci sono anche il sindaco, il direttore marittimo della Toscana, la stessa Regione, le parti in causa e il governo a tutti i livelli.
Altrimenti si continua a dare la colpa delle non scelte a uno solo: che è genovese, che è poco presente, che non ama le “baruffe chioggiotte” in pubblico, o per meglio dire le livornesate; e quindi per definizione è sdegnoso (e secondo qualcuno anche sdegnato) di Livorno. Ma che non è poi così stupido da farsi incastrare da solo in una scelta difficile che non può e non deve essere solo sua. La scelta è urgente, la scelta va fatta, anzi è stata fatta: ma l’intera città con le sue istituzioni deve assumersene la responsabilità (e il merito).
Mi sbaglio? E allora datemi pure del rincoglionito. Forse, come ho detto, me lo merito.
Antonio Fulvi
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