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Un’Italia senza pianificazione logistica nell’anarchia dell’eccesso di strutture

Tanti piani nazionali dei trasporti senza mai arrivare al concreto e investimenti a pioggia senza alcun risultato sui traffici – Il rischio del regolamento europeo sulla portualità e l’assenza totale del governo nazionale anche sul P3 Network

GUASTICCE – Se le ormai imminenti elezioni europee hanno messo la sordina su temi poco popolari e ancor meno popolani come quelli della logistica, il dibattito che si è tenuto nei giorni scorsi all’interporto “Vespucci” per iniziativa di Vladimiro Mannocci (ex direttore dell’Ancip, l’associazione italiana delle Compagnie portuali) è servito a mettere in luce qualche punto sia sulle prospettive della riforma della 84/94, sia più in generale sulla non politica nazionale della portualità. Si legga anche l’intervento inviato a Bari da Mario Sommariva, altro esponente di spicco proveniente dal mondo dei portuali.
[hidepost]Il tema dell’incontro era la volontà del Comune di Collesalvetti – periferia livornese sede dell’interporto – di entrare a pieno titolo nel comitato portuale di Livorno, dopo la scelta di allargare le finalità dell’interporto a retroporto. Poteva sembrare una bega locale, una guerra di pollai con il Comune di Livorno ufficiosamente schierato a sbarrar la strada a quello vicino. Ma si è andati oltre perché due degli interventi al convegno, quello del presidente di Confetra Nereo Marcucci e quello del presidente della Port Authority di Livorno Giuliano Gallanti, hanno richiamato l’attenzione su un problema di fondo: la non-politica nazionale sulla portualità e sulla logistica e il rischio che presto l’atteso (e temuto) regolamento europeo sulla materia imponga all’Italia un modello calibrato sulla filosofia operativa dei porti del Nord Europa, notoriamente lontana anni luce dalle nostre (poche) regole.

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Giuliano Gallanti in particolare ha messo in guardia su questo pericolo, ricordando anche la distanza siderale che i governi nazionali – e non certo solo l’attuale – hanno avuto ed hanno nei confronti delle problematiche della logistica integrata. Sul consorzio P3 Network – ha ricordato Gallanti – ci si scanna a livello mondiale, i governi degli Usa, della Cina e della stessa Ue si sono schierati o si stanno schierando: ma in Italia non c’è stato uno straccio di ministero che abbia capito il rischio che corrono i porti nazionali, compresi quelli che sarebbero i prescelti. Gallanti ha ricordato poi che le varie ipotesi di riforma portuale italiana puntano il dito sull’eccesso di Autorità portuali: una realtà, ma che non funziona specie perché manca un coordinamento nazionale dello Stato, cosa che non esiste per esempio in Spagna dove le Autorità portuali sono più di quelle italiane, ma funzionano come network e ci danno i punti.

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A sua volta Nereo Marcucci – la cui nota capacità di analisi si è ulteriormente affinata nell’esperienza di recente conclusa di dirigente apicale del gruppo Contship – ha ricordato come la mancanza di un progetto reale di politica dei trasporti (malgrado i reiterati “lanci” di piani governativi negli anni, sempre rimasti a livello di intenzioni) ha portato a una sciagurata proliferazione di centri logistici di svariate tipologie: che con la crisi produttiva, la scomparsa di tante realtà imprenditoriali (-25% d’imprese solo in Toscana) e il disimpegno totale di Trenitalia dal cargo (-40% dal 2008) si sono trovate senza merci e senza futuro. In sostanza: siamo all’anarchia per eccesso di strutture, con lo Stato incapace di programmare, pur spendendo a pioggia (in 5 anni ha speso quasi 5 miliardi di euro senza ottenere alcun incremento della movimentazione delle merci). Da qui la necessità di una politica nazionale, regionale e locale che si ricordi del valore fondamentale della logistica e che sappia dare una programmazione degli investimenti e razionalizzare gli eccessi di strutture. Ma da qui anche un richiamo alle autonomie regionali e locali perché “sviluppino idee” capaci di rivedere l’uso del territorio in chiave di crescita logistica a servizio delle merci e non solo delle poltrone da assegnare. E Marcucci ci scuserà se nell’estrema sintesi abbiamo troppo semplificato la sua sofistica summa teologica.
A.F.

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Pubblicato il
10 Maggio 2014

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