Demolizioni navali, polo a Piombino
Compensato lo “scippo” della Concordia con l’impegno dello Stato e della Regione Toscana. Le prospettive e gli investimenti

Piero Neri
FIRENZE – L’annuncio l’ha voluto dare personalmente lui, il governatore della Toscana Enrico Rossi: il promesso polo delle demolizioni e del refitting navale di Piombino, che lo stesso Rossi aveva garantito dopo lo “scippo” della demolizione della Costa Concordia, non solo viene finanziato e ufficializzato dai governi nazionale e regionale (con oltre 140 milioni di investimenti), ma nasce con un joint tra tre importanti realtà imprenditoriali dell’ambito marittimo: la Saipem, colosso internazionale che opera anche nel petrolifero e nella costruzione di porti, il cantiere genovese San Giorgio e il gruppo Neri di Livorno, ormai differenziato in campi che vanno dall’ambiente ai salvataggi, dai depositi costieri al terminalismo. Il polo nazionale – e di valenza mediterranea – che ne nasce avrà un investimento pubblico complessivo di 240 milioni, vedrà la partenza operativa entro l’anno prossimo, occuperà dagli 80 ai 250 addetti e investirà “alcune decine di milioni”.
[hidepost]L’amministratore delegato dei cantieri San Giorgio del porto di Genova, Ferdinando Garrè ha detto di ritenere che il porto di Piombino possa diventare un polo nazionale delle demolizioni navali controllate, con una grande opportunità di business e di sviluppo che dimostra anche la volontà tra i porti italiani di far sistema e creare sinergie”. E Piero Neri, amministratore delegato del grande gruppo livornese in costante e significativo sviluppo: “Crediamo in questo progetto che ci vede lavorare con due grandi player globali come Saipem e San Giorgio – ha detto – per il rilancio del porto di Piombino e lo sviluppo del territorio in una nuova sfida che riteniamo foriera di ulteriori iniziative complementari”. A sua volta Paolo Carrara per Saipem ha ricordato che la società “mantiene e aumenta il proprio impegno nella gestione di progetti di ingegneria fortemente indirizzati alla tutela della salute, della sicurezza sul lavoro e della tutela ambientale, in un sito, come il porto di Piombino, che oggi è l’unico in Italia con una profondità di 20 metri a banchina e in grado di smaltire l’80% delle navi italiane da demolire”.
Il primo lotto di navi da demolire, che potrebbe giungerà già alla metà dell’anno prossimo, riguarda almeno una decina di unità militari obsolete, che oggi giacciono a banchina specie nei porti di Taranto e La Spezia. Ma il business è assai maggiore, visto che oggi il 37% delle navi in circolazione è destinato alla demolizione in impianti che l’Unione Europea vuole – con una apposita legge già in vigore – con elevati standard di sicurezza del lavoro e di rispetto dell’ambiente; cosa che non avviene certo per il 72% delle demolizioni fino ad oggi operate per spiaggiamento in remoti siti dell’India, Bangladesh e Pakistan, in condizioni disumane che quegli stessi paesi vanno proibendo.
Parallelamente all’annunciato polo delle demolizioni e refitting navale di Piombino, anche la multinazionale GE Oil&Gas (General Electric) ha reso noto che investirà sulle aree portuali di Piombino per la reazione di un polo di assemblaggio di grandi manufatti (turbine e apparati complementari) da spedire via nave in tutte le parti del mondo con un impegno finanziario privato dai 40 ai 50 milioni di euro e la previsione di 350 posti di lavoro.
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