Le scelte di logistica della costa
LIVORNO – E’ stato, inutile negarlo, un pozzo senza fondo di quattrini solo per trasformare quella che fu una palude in un’area di insediamenti. Quando si è istallato tre anni fa l’attuale consiglio c’era un bilancio con un buco di circa 11 milioni con i fornitori e di circa 7 con le banche, tanto che fu chiesto un aumento di capitale di 18 milioni (e ci si è dovuto accontentare di circa 10).
[hidepost]Adesso bene o male il Vespucci non traballa più, ma certo così va poco lontano. In questi tre anni va dato atto alla Regione Toscana di aver preso la faccenda di petto, nei limiti delle tante (tantissime) grane legate alla logistica di area costiera. Ma è indubbio che siamo arrivati al momento delle scelte: vivacchiare o diventare un vero retroporto, coinvolgendo di più l’Autorità portuale (che oggi ha il 10% del capitale sociale ma è o dovrebbe essere il vero promotore della trasformazione) e coinvolgendo anche di più le istituzioni locali, a partire dal Comune di Livorno (che con il suo 7% non fa nemmeno parte del consiglio di amministrazione, dove invece siede la Cilp con lo 0,40%), salvo errori od omissioni.
Nei grandi progetti che abbiamo sentito sciorinare, specie prima delle elezioni regionali, si è parlato molto della logistica della costa, e dell’interporto “Vespucci” come retroporto livornese o addirittura di area (comprendendovi anche Piombino). Si è parlato dello “scavalco” ferroviario come reale prospettiva di sviluppo del porto verso il retroporto. Ma se si guarda un attimo ai tempi previsti per i lavori, ci si rende conto che lo “scavalco” da solo non serve senza gli strumenti per utilizzarlo: ovvero le locomotive ad hoc, i vagoni speciali e tutta la struttura della loro gestione. Tutti elementi che non si creano (né si comprano) in pochi mesi: e che dovrebbero essere quindi già pronti, e possibilmente rodati, al momento in cui lo “scavalco” ci sarà. Per ora però, se n’è parlato poco o niente.
Come poco o niente si è detto di un altro dettaglio, che tanto dettaglio non è. Ovvero che pur con tutti gli impegni della Regione Toscana a favore del “Vespucci” è l’interporto di Prato a funzionare da retroporto e per di più non per Livorno ma per La Spezia, che quindi si fa ricca con i traffici toscani. Come politica sulla logistica del sistema della regione (dove esiste anche una società “Logistica Toscana” non si sa bene a far cosa) non sembra proprio il massimo…
Antonio Fulvi[/hidepost]