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La Security e i “niet” in banchina

LIVORNO – Un tempo, l’imperativo primo sulle banchine e nella cinta portuale era la Safety.  Poi è scoppiata la tragica stagione del terrorismo ed oggi impera, prima di tutto, la Security. Ovvero il controllo delle condizioni di sicurezza, con il crescente impegno – in qualche caso fino al parossismo – di vigilare ai varchi perché non entri alcun malintenzionato. Vecchio adagio toscano: meglio aver paura che buscarne. La Francia docet.
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Tutto bene? Certo, la sicurezza in un porto è da perseguire con impegno. Semmai bisognerebbe capire se è giusto e intelligente arrivare al parossismo. Est modus in Rebus dicevano i saggi dei tempi che furono. E in questi giorni abbiamo potuto verificare che nel nome della Security stanno nascendo problemi non marginali sia per il movimento delle navi, sia per le destinazioni delle banchine, sia infine per la fluidità dei traffici che dovrebbe essere l’obiettivo primo di uno scalo moderno.

Qualche volta è la scarsa elasticità mentale degli addetti a creare problemi. All’ingresso del varco con le sbarre alzabili che è stato istituito sull’Andana degli anelli – quella dove attraccano il traghetto Toremar di Capraia, ma anche navette da crociera o mezzi operativi vari – la Security funziona secondo criteri tutti personali di chi sta di guardia. Il personale della Porto 2000 a seconda di chi c’è al casotto alza le sbarre dopo una verifica dei documenti, oppure quando c’è il traghetto apre e fa passare tutti, oppure – e l’abbiamo verificato di persona – non fa entrare nessuno, nemmeno con l’esibizione di documenti e la motivazione di dover andare a bordo delle navi per incontri programmati (c’era “Nave Italia” e sono stati fermati fotografi e cronisti che intendevano dedicarle servizi).

 E’ intelligente tutto questo? Ed è davvero Security oppure il vecchio vizio secondo cui a che serve il potere (anche solo di alzare una sbarra) se non se ne abusa?

Piccolo caso limitato a un piccolo pezzo del porto. Però ieri il comandante della Capitaneria, capitano di vascello (Cp) Vincenzo Di Marco, nel presentare il piano di potenziamento della vigilanza in mare per la stagione balneare si è sentito chiedere qualcosa di imbarazzante relativo ai “niet” che la Capitaneria avrebbe imposto all’Autorità portuale per accosti di traghetti ro/ro che pure sono lavoro importante per lo scalo. L’impressione è che tra Capitaneria e Autorità portuale le visioni sulla Security siano diverse, se non contrastanti. Il che non aiuta certo a risolvere i problemi. Lanciamo il sasso nello stagno. Qualcuno può o vuole approfondire, dando per scontata la più generale buona fede in ogni azione di pubblico interesse?

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
17 Giugno 2016

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