Visita il sito web
Tempo per la lettura: 3 minuti

Come il Covid incide sull’economia delle città

MILANO – Potenza, Chieti e Campobasso sono le città medie italiane che in termini percentuali potrebbero risentire maggiormente delle conseguenze della pandemia da Covid-19, a causa della sofferenza di settori fondamentali nella loro economia come l’automotive. Al contrario, Latina, Imperia e Parma beneficeranno del buon andamento di settori cosiddetti anticiclici, quali il farmaceutico e l’agroalimentare, meno penalizzati dalla congiuntura. In cifra assoluta, a registrare le perdite di fatturato più consistenti saranno Brescia, Verona e Bergamo, soggette a grossi contraccolpi anche sotto il profilo occupazionale, mentre Prato e altre città toscane soffriranno la forte incidenza di imprese in crisi di liquidità.

[hidepost]

Sono le principali evidenze di uno studio realizzato da Cerved per ANCI, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani, in cui si monitora l’andamento di oltre 1.600 settori produttivi e circa 730.000 imprese e si quantifica l’impatto del Covid-19 sul tessuto produttivo delle 93 città medie italiane in base a due scenari: uno soft di graduale e costante ripresa dell’economia dal secondo semestre 2020 e uno hard di persistenza della situazione emergenziale. Secondo Cerved, tra i principali operatori italiani nella gestione del rischio di credito, lo shock economico generato dal Covid-19 produrrà un impatto molto significativo sui sistemi produttivi delle città medie italiane che rappresentano una fetta importante del PIL nazionale, soprattutto in virtù della forte diffusione territoriale di poli industriali e distretti manifatturieri.

Gli effetti saranno consistenti un po’ ovunque, con perdite di fatturato nel biennio 20-21 tra i 262 e i 344 miliardi di euro (circa la metà del totale nazionale) secondo lo scenario: quest’anno la contrazione sarebbe dell’11,9% nello scenario soft, con un rimbalzo nel 2021 del 10,5% che non riporterebbe però al livello del 2019 (-2,7%); in quello hard, la caduta dei ricavi sarebbe maggiore (-16,9%) e con un gap più ampio rispetto al 2019 (-3,9%).

Tuttavia, l’impatto varierà notevolmente in base alla “specializzazione” dell’economia locale: il 34,9% del fatturato infatti si concentra in settori in cui l’impatto del Covid-19 è particolarmente severo, con cali superiori al 25%, mentre i settori anticiclici incidono solo per il 13%. Le città medie con maggiore presenza di imprese fortemente colpite dalla pandemia sono Potenza (56,5% del fatturato), Chieti (56%) e Campobasso (54,7%), dove pesa l’automotive, ma anche Biella (55,7%), Prato (53%), Massa Carrara (52,9%), Frosinone (48,5%), Brescia (48%), Modena (47,4%) e Terni (46,3%). Sul versante opposto, tra le città che evidenziano le quote più alte nei settori anticiclici troviamo Latina (37,8%), grazie al farmaceutico e all’agroalimentare, Imperia (30,3%), forte dell’industria olearia e della distribuzione alimentare moderna, Enna (26,8%), Nuoro (26,1%), Parma (23,5%), Benevento (22,9%), Brindisi (22,8%), Matera (21,3%), Perugia (21%) e Trapani (20.9%).

Considerando lo scenario soft, le 10 città che in percentuale quest’anno dovrebbero registrare le perdite maggiori sono dunque Chieti (-16,1%), Potenza (-15,9%), Campobasso (-15,8%), Pesaro Urbino (-15%), Aosta (-14,5%), Brescia e Arezzo (-14,3%), Livorno (-14,2%), Lecco (-14,1%) e Udine, mentre in cifra assoluta le città in maggiore sofferenza saranno Brescia, Verona, Bergamo, Vicenza, Treviso, Modena, Padova, Monza e Brianza, Varese e Reggio Emilia. Al contrario, le 10 città meno colpite in termini percentuali risulterebbero Latina (-5%), Oristano (-7,6%), Parma (-8,4%), Imperia (-8,5%), Ragusa (-8,7%), Enna (-8,8%), Barletta Andria (-8,9%), Nuoro (-9%), Ascoli Piceno (-9,1%) e Rieti (-9,3%).

Un’altra chiave di lettura riguarda la ricaduta sull’occupazione, visto che sono oltre 2 milioni in Italia i lavoratori impiegati nei settori più impattati dal Covid. In questo caso sono Brescia e Modena le città che in percentuale rischiano di perdere il maggior numero di posti di lavoro (nei segmenti più in crisi hanno rispettivamente il 43,1% e il 40,3% degli occupati), seguite da Reggio Emilia (40%), Vicenza (39,1%), Bergamo (37,8%), Salerno (36,5%), Verona (34,8%), Padova (32), Monza e Brianza (28,2%) e Parma (23,9%). In termini assoluti, invece, le prime tre sono Brescia (98.000 lavoratori a rischio), Bergamo (92.000) e Vicenza (76.500).

Se poi si considerano le circa 110.000 imprese entrate in crisi di liquidità nel corso del 2020 (il 30% del totale) si vede che la regione percentualmente più colpita dal fenomeno è la Toscana: ben 5 città toscane infatti hanno quote di imprese in sofferenza che vanno dal 35% di Prato al 32,7% di Grosseto, passando per Siena (34%), Pistoia (33%) e Livorno (32,8%). Le altre città nella stessa situazione sono Rimini (34,6%), Gorizia (32,8%), Brindisi e Verona (32,7%), Pordenone (32,4%).

[/hidepost]

Pubblicato il
24 Ottobre 2020

Potrebbe interessarti

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora

La vendetta e il perdono

Dunque, la solidarietà del presidente della Toscana con Luciano Guerrieri è durata, in ossequio agli ordini di partito, l’espace d’un matin, come dicono i francesi. Anche Giani, che aveva giurato di difendere Luciano alla...

Leggi ancora

Riforma e porti in vendita

Come volevasi dimostrare: le indicazioni (attenti: sono nomi proposti, non ancora promossi ufficialmente) per i nuovi presidentI di Autorità di Sistema Portuale (AdSP), peraltro significative sul metodo, hanno sturato il vaso di Pandora. Tutti...

Leggi ancora

So che sanno che sappiamo

Niente paura, il gioco di parole del titolo non riguarda voi lettori. Vorrebbe essere, appunto, un gioco rivolto chi continua a ritardare l’attesissima e indispensabile riforma portuale, con annessi e connessi. Sia chiaro che...

Leggi ancora

Drill baby, drill

La guerra dei dazi annunciata da Trump sta innescando una inedita rivoluzione non solo commerciale, ma anche politica. E le rivoluzioni, come scriveva Mao nel suo libretto rosso, “non sono un ballo a corte”....

Leggi ancora