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SOS Log, la logistica sostenibile

Daniele Testi

MILANO – A Parigi si sono riuniti di recente i grandi della Terra per l’ultima chance sulla sostenibilità ambientale. Grandi programmi, complesse alchimie. Ma c’è anche chi i temi della salvaguardia dell’ambiente se li è posti sul concreto da anni, operando realmente nel mondo della logistica, dove i processi evolutivi possono fare anche da battistrada. Un punto di riferimento tutto italiano: SOS LOG, che nasce dieci anni fa con Giulio Aguiari per occuparsi di logistica sostenibile. E proprio il mese scorso la manifestazione “Il logistico dell’anno” ne ha sottolineato il valore premiando alla memoria il fondatore, recentemente scomparso. Un tema – quello della sostenibilità ambientale in cui l’associazione si muove – sempre più attuale e determinante come dimostrano le scelte della COP 21 a Parigi. Ne parliamo con Daniele Testi, direttore marketing e comunicazione del Gruppo Contship Italia, da un anno e mezzo presidente concreto ed attivo della SOS LOG.
[hidepost]Ingegner Testi, qual è il messaggio di SOS LOG al mondo delle imprese della logistica?
E’ che adottare pratiche sostenibili è prima di tutto un vantaggio competitivo per le aziende e che ciò non è assolutamente in contrasto con le ricerche delle soluzioni più vantaggiose; questo è il messaggio importante che ancora stenta ad essere recepito. Proprio il 26 gennaio prossimo si terrà il primo convegno sulla logistica sostenibile che abbiamo organizzato insieme ad Assologistica-Cultura e Formazione presso l’Università Biccocca di Milano dove interverrà, fra gli altri, il professor Luca Vecchio, membro del nostro comitato scientifico. Il professor Vecchio porterà i risultati della ricerca che abbiamo condotto su quelli che sono gli impatti sui modelli organizzativi e di cambio culturale necessari per trasformare dei percorsi virtuosi sulla sostenibilità nell’ambito di aziende di committenza o in quelle che offrono servizi logistici. Da parte mia ho cercato, nel corso di questo anno e mezzo, di dotare l’associazione di sistemi sempre più efficaci e moderni utilizzando i social per mettere in rete e far giungere a tutti coloro che ci seguono le novità che recepiamo per rappresentare non solo delle buone pratiche ma un percorso di cambiamento culturale e di approccio al business attraverso la sostenibilità.
Qual è stata la vostra attività nel più recente periodo?
Abbiamo creato tante occasioni. Ci siamo impegnati molto anche nello sviluppo del tema del gas naturale liquido: con la partecipazione come supporting partner nel progetto Poseidon Med abbiamo organizzato dei work shop in collaborazione con il Gruppo Contship, con l’autorità portuale di La Spezia e quella di Cagliari insieme alla Regione sarda e, nelle città di La Spezia, Melzo, Milano e Cagliari, abbiamo riunito e messo in relazione tra loro gli stakeolder in una ipotetica catena logistica basata su questo combustibile: da chi produce e commercializza a chi deve realizzare impianti di distribuzione, a chi produce mezzi che utilizzano il GNL fino alla committenza “evoluta” in questo senso, ovvero coloro che chiedono servizi di logistica e trasporto con attenzione all’ambiente. Ciò affinché ognuno di questi soggetti – insieme a quelli istituzionali – potesse comprendere il sistema nel suo complesso ed abbattere la barriera della visuale limitata solo al proprio modello. L’unicità di SOS LOG consiste in questo: cerchiamo di fornire dei percorsi pratici a quelle aziende che condividono l’approccio a vedere nella sostenibilità un’opportunità per migliorare e sviluppare il proprio business.
Come è cresciuta l’associazione in questi anni?
SOS LOG è cresciuta oltre che nel numero degli associati anche nella loro partecipazione come supporter all’attività. Abbiamo poi creato partnership con altre associazioni tra cui proprio Assologistica, perché crediamo che l’offerta associativa in Italia debba crescere qualitativamente. Il numero delle associazioni è molto elevato ed esiste a volte il rischio della sovrapposizione mentre ritengo che occorra condividere quando si ha un filo conduttore comune. In questo senso Assologistica è stata lungimirante vedendo in noi uno strumento per parlare di sostenibilità nel suo ambito. Curiamo dunque queste tematiche all’interno di Assologistica con l’intento di stringere sempre più il rapporto nel loro settore Cultura e Formazione. Già oggi faccio parte della sua commissione ed insieme alla rubrica che teniamo costantemente su Euromerci, l’organo ufficiale di informazione di Assologistica, diamo l’esempio di una collaborazione che non replica le competenze ed i meccanismi ma che crea rapporti consolidati e concisi per ottenere il massimo per i propri associati.
Sotto il profilo dei dati scientifici qual è l’impatto ambientale della logistica e quali studi portate avanti?
Noi intendiamo per sostenibilità un concetto che ha un impatto economico-ambientale e quindi sociale, un concetto perciò che ha un’accezione che va oltre il numero specifico della Co2 emessa o di quella risparmiata. Oggettivare sui singoli settori o su singole parti della supply chain è complesso. L’esempio tipico è proprio sui porti e sul trasporto marittimo, dove il tema attuale è quello dell’impatto delle grandi navi sugli scali e soprattutto su tutta la catena logistica: se è vero che le grandi navi hanno un vantaggio sull’abbattimento delle emissioni dei gas nocivi sul singolo contenitore movimentato occorre però determinare il coefficiente di riempimento. Una nave da 18mila teu oggi ha un impatto minore rispetto al singolo contenitore trasportato rispetto ad una da 14mila o da 10mila ma oggi quando viaggiano le navi piene? E quei vantaggi di minore emissione rischiamo di perderli su quella catena se poi quelle navi impattano sul sistema logistico portuale o retroportuale, quindi nella distribuzione via camion o via ferro o via fiume, nel momento in cui aumentano i picchi di lavoro concentrati e non si ha la possibilità di spalmare quei volumi su fattori di lavoro più distribuiti nell’arco temporale. Aumentano i picchi ed i flessi, ovviamente. Cosa succede se il ricorso a questo utilizzo di mezzi implica investimenti a livello di terminal e di retroporto che poi impattano a livello di congestione stradale o delle infrastrutture? Sulla base di alcuni stimoli ricevuti stiamo lavorando per valutare caso per caso. Ma sono comunque questioni difficili da oggettivare. Il Gruppo Contship, ad esempio ha fatto questo tipo di analisi vedendo quali fossero gli impatti nelle aree portuali ed intorno ad esse, nei vari scenari in cui le stesse navi siano alimentate con l’attuale carburante oppure vengano alimentate in banchina con la corrente elettrica oppure, un domani, possano arrivare alimentate con il GNL. Parlando di sostenibilità abbiamo poi dovuto considerare, oltre alle emissioni, il fattore rumore e quindi la qualità dell’aria. Tutte queste combinazioni portano ad un numero che viene ponderato in funzione del fattore ricettivo. In sostanza: dobbiamo guardare al tema della sostenibilità in materia sistemica vedendo quello che oggi si ottiene all’interno di un anello della catena considerando quali sono le implicazioni negli anelli precedenti e successivi. Un esempio è quello delle gru alimentate con fonti rinnovabili nel terminal Eurogate di Amburgo: alcuni vantaggi legati ad un minore impatto di consumi del singolo mezzo ed a un maggior utilizzo di fonti rinnovabili vengono poi elusi, completamente sbilanciati, perché oggi quel contenitore per salire sulla nave da 18mila teu – quindi più larga – deve fare più metri di percorso rispetto a prima. Un dato che orientato su milioni di contenitori movimentati all’anno genera un extra corsa che impatta in termini di consumi per contenitore che viene movimentato dal porto. Non è possibile dunque semplificare su singoli fattori (come la Co2) e non considerare tutti gli altri che sono legati alle variabili sociali ed economiche.
In termini numerici quale crescita ha avuto SOS LOG negli anni fino ad arrivare ad oggi? E quali programmi di sviluppo state portando avanti?
Ultimamente SOS LOG – nata quasi come un club esclusivo di una dozzina di aziende orientate verso la sostenibilità ambientale che avevano come fine la realizzazione di un grande evento annuo che negli anni trascorsi ha avuto fra i partecipanti molti premi Nobel – ha visto quasi raddoppiare la propria base associativa portando a venti membri gli associati. Oggi infine, grazie alla partnership con Assologistica, rappresentiamo più di duecento aziende. Riguardo lo sviluppo siamo concentrati su tre fronti: quello di un’apertura più internazionale, quello della sinergia con altre associazioni – ed in questo senso siamo vicini a concludere l’accordo con una di queste che lavora sui temi della city logistic – e su quello del coinvolgimento, oltre che delle imprese di logistica, anche di quelle che si occupano di produzione, di grande distribuzione, di retail, che oggi utilizzano la logistica all’interno della loro catena del valore perché riteniamo siano molto più sensibili ed in grado di recepire che il loro prodotto può essere maggiormente competitivo nel momento in cui, tecnicamente, accumula e spreca meno energia nella catena di approvvigionamento e di distribuzione finale.
E proprio nel nostro prossimo convegno del 26 gennaio a Milano avremo fra i relatori i rappresentanti di aziende accomunate dall’aver fatto un percorso interno compatibile, che spiegheranno come sono state in grado di trasformarlo in una vera e propria leva di sviluppo del loro business.
Cinzia Garofoli

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Pubblicato il
23 Dicembre 2015

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