Meeting SF&LmI: i tanti allarmi sui ritardi Italia

Nella foto: L’intervento di Silvia Moretto al meeting di Assolombarda.
MILANO – L’ultima edizione di Shipping, Forwarding & Logistics meet Industry che si è appena conclusa ha raccolto nel capoluogo meneghino una grande partecipazione, forse anche per la fase complessa che il settore sta attraversando e che è stata richiamata da tutti i relatori delle due giornate. Già nel corso della presentazione dell’evento alla stampa il presidente di Confetra Guido Nicolini aveva denunciato la “totale inazione del governo sui temi prioritari per la logistica italiana” auspicando che proprio dal convegno partisse una “sonora sveglia” sui tanti nodi sul tavolo alla politica nazionale: la tassazione delle AdSP, gli emendamenti dei parlamentari sulla legge delle concessioni ai terminalisti, le concessioni autostradali, il dumping austriaco sul Brennero e tanto altro, incluse naturalmente le penalizzanti disposizioni per il settore partorite dall’ultima Legge di Stabilità.
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Un settore, quello logistico, che come è noto produce ricchezza per il Paese ed ha un trend di crescita positivo malgrado il freno posto da burocrazia, inefficienza ed una sorta di oblio da parte dei governanti.
Con diverse accentuazioni, su questi temi si sono richiamati tutti i successivi interventi peraltro accomunati dai forti e chiari appelli alla politica. “Le imprese vogliono opere realizzate e una mobilità concreta” ha affermato Mario Castaldo, presidente del Gruppo Trasporti, Logistica e Infrastrutture di Assolombarda.
Castaldo ha anche annunciato la redazione da parte dell’associazione lombarda delle imprese di un piano, concreto e realistico, con una vision ventennale, da presentare al governo. Iniziativa che ha subito avuto la proposta di collaborazione da parte di Alsea e Confetra.
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Proprio da Betti Schiavoni, presidente Alsea, è stata segnalata la necessità di recuperare le posizioni perse nell’export negli ultimi anni dagli spedizionieri e trasportatori lombardi. Schiavoni ha sottolineato l’importanza di migliorare le performance di nodi e di reti già scelte dalle merci per agire senza dispersione e con certezza dei tempi, di puntare sulla specializzazione dei singoli porti; ed ha inoltre esortato il governo a farsi sentire a Bruxelles, in particolare sulla questione scottante del valico del Brennero.
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A livello nazionale l’intera filiera logistica contribuisce per il 9% al PIL ed è al secondo posto per importanza dopo la manifattura. I significativi numeri – basti pensare che occupa circa 1 milione di addetti – sono stati riportati da Ivano Russo, direttore generale di Confetra. Nella sua analisi del comparto Russo ha esortato, fra l’altro, a puntare – più che sulla competizione con il Nord Europa – verso le opportunità provenienti dall’Africa, dove la Cina ha già attive 14.000 PMI, di cui un terzo manifatturiere, in particolare nei settori automotive, food e moda, per intercettare le esportazioni di questi prodotti preparando un’offerta logistica – che potrebbe peraltro ampliarsi anche alle lavorazioni dell’ultimo miglio – per poi ridistribuire i prodotti in Europa attraverso la logistica italiana.
In conclusione l’Italia non essendo provvista di materie prime necessarie per far lavorare il comparto che maggiormente incide sulla sua economia, cioè la manifattura, dovrebbe prioritariamente investire in strategie ed infrastrutture logistiche.
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Fra gli stimoli provenienti dalle relazioni quello di Silvia Moretto presidente Fedespedi sulla necessità, oltreché di incrementare i collegamenti materiali con l’Europa, di porre attenzione anche agli altri elementi indispensabili per lo sviluppo quali livelli di tassazione adeguati, snellimento delle procedure e digitalizzazione. Ma è sulla sfida del prossimo decennio rappresentata dalla sostenibilità, ormai obbligatoria per le aziende della logistica, che grava l’interrogativo che riguarda in particolare la crescita esponenziale degli ultimi 5 anni dell’e-commerce, visto che i dati riportano che la metà dei suoi traffici riguarda i resi e che di questi il 15% viene in ultimo distrutto: un processo come questo può essere realmente ritenuto sostenibile?
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Intervento di spicco quello di Lucio Caracciolo, direttore di Limes e profondo conoscitore di strategia economico-militare. Dalla sua analisi dall’“alto” ha colto inquietanti manovre geopolitiche riguardanti l’area mediterranea. Critico nei confronti della super potenza americana che – ha detto – anziché applicare il principio divide et impera, con la propria azione sta coagulando le forze ostili altrimenti naturalmente mai alleate tra loro. Il risultato pratico che viviamo è una situazione sempre più destabilizzata nell’area mediterranea con la presenza russo-turca sempre più proiettata sul controllo della Libia a tutto detrimento dei nostri tradizionali interessi. Per quanto riguarda la Cina – secondo Caracciolo – siamo riusciti nel non facile risultato di farci criticare dall’America ed aprire a una presenza cinese regolamentata da trattati che fanno temere un progressivo controllo della nostra economia.
In conclusione – ha detto ancora Caracciolo – la pochezza della nostra politica fa sempre di più dell’Italia un paese “usato” invece che protagonista.
C.G.
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