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Porti, necessario connetterli

Mario Mega

MILANO – Relatore come delegato Assoporti per la digitalizzazione e l’informatica in una delle sessioni più significative e partecipate della recente edizione di SF&LmI, quella sulle innovazioni tecnologiche applicate alla logistica, Mario Mega, che presiede la recente Autorità di sistema portuale dello stretto di Messina, a margine ha cortesemente risposto alle nostre domande.

Presidente, nel suo precedente incarico come dirigente tecnico infrastrutture, innovazione tecnologica e pianificazione strategica della AdSP del Mar Adriatico Meridionale ha realizzato negli ultimi dieci anni un sistema che oggi è riconosciuto come uno fra i più evoluti in Italia. Come delegato Assoporti in questo settore le chiediamo: a che punto è la piattaforma logistica nazionale?

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“Siamo in un momento particolare; dopo tanti anni forse è il caso di capire quali sono i risultati di una certa azione stabilita anni fa, e anche riportata nel Piano Nazionale Strategico della portualità e della logistica, in cui si immaginava che un attuatore privato potesse realizzare la piattaforma logistica nazionale. Questi risultati, per una serie di situazioni e circostanze – che sicuramente saranno giustificabili – non sembrano comunque essere quelli attesi. I porti hanno tutti i sistemi superati dal lato tecnologico, autonomi, non dialoganti tra di loro e con gli altri sistemi.

Tutto questo in un momento in cui l’Unione Europea ci spinge di nuovo – e spinge tutto il sistema dei porti – a chiederci di dare attuazione all’interfaccia unico europeo. C’è quindi la necessità di cambiare, probabilmente anche le modalità, volgendosi ad altri sistemi che già sembrano più consolidati quali sono quelli della Dogana e delle Capitanerie di Porto.

In questa fase la nostra richiesta è quindi che il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti riprenda in prima persona il pallino del governo della digitalizzazione; noi offriamo la nostra disponibilità perché siamo convinti di avere in diversi porti delle esperienze da portare, da condividere, perché siamo certi che senza che siano i porti a stabilire cosa serve loro e come devono essere poi gestiti i sistemi, si rischia di continuare ad impegnare tante risorse con scarsi risultati. E soprattutto si rischia di continuare a non recuperare quel gap nelle infrastrutture immateriali che sempre di più si allarga rispetto soprattutto ai porti nord europei, ma anche con i porti del resto del mondo. Speriamo dunque che sia il momento buono per ragionare su quella che deve essere la nuova governance della IT dei porti”.

Come presidente della nuova Autorità di Sistema Portuale dello Stretto: in quale fase si trovano i lavori?

“Abbiamo avviato la prima fase, quella che consiste nel far capire ai territori qual è il nuovo ruolo dell’Autorità di Sistema rispetto alla vecchia Autorità Portuale e quali sono le sfide e gli obiettivi. Devo dire che le risposte – sia del sistema della politica locale che degli operatori e di tutte quelle forme di cittadinanza attiva presenti in quei territori – sembrano particolarmente convinte della bontà dello strumento. Probabilmente entro il mese prossimo nominerò il comitato di gestione e questo ci consentirà di avviare la programmazione delle iniziative più importanti, soprattutto del piano operativo triennale che dovrà fissare la strategia dei prossimi anni. Possiamo dunque dire che ci troviamo in una fase complicata perché, come è ovvio, non si tratta di dare semplice prosecuzione a quella che era l’attività di una autorità portuale, ma di costruire un nuovo ente, tra l’altro fra due sistemi che si sono sempre guardati, ma che non hanno mai avuto l’occasione di lavorare insieme anche perché appartenenti amministrativamente a regioni diverse, di cui una addirittura a statuto autonomo e speciale. Sicuramente i feedback dei primi mesi sono molto positivi e speriamo presto di entrare nella piena operatività”.

Cinzia Garofoli

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Pubblicato il
5 Febbraio 2020

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