Il portuale diventa un “uomo nuovo” con la carta dei valori studiata da IEN

Più produttività, più meritocrazia e una forte ottimizzazione delle risorse umane, per allargarsi anche in campi operativi totalmente diversificati

Serena Cassarri, Vladimiro Mannocci, Enzo Raugei, Eleonora Fallenti e Axel Lupi.

LIVORNO – L’hanno chiamata “Carta dei valori” e due giorni fa, nello storico palazzo dei portuali, l’hanno presentata in pompa magna anche con i vertici del “consulente” scientifico-organizzativo, l’IEN (Istituto Europeo di Neurosistemica). In gran spolvero, e con ragione: perché se le promesse che sono scritte nella suddetta “Carta” verranno mantenute, la Compagnia dei portuali livornesi e tutto l’articolato – e a volte caotico – mondo delle imprese da essa partecipate o gestite, cambierà radicalmente. In stretti termini: avanti la meritocrazia e la qualità del lavoro, avanti la valorizzazione delle risorse umane specie giovanili, avanti la solidarietà ma che non sia un alibi, avanti l’innovazione. In una parola, con la “Carta” presentata lunedì scorso nasce il “nuovo portuale livornese”. Che sarà eventualmente modello anche da export – ha detto Vladimiro Mannocci, capo del team che ha creato i nuovi valori ed anche direttore generale dell’associazione Ancip delle Compagnie portuali – ma per ora rimane orgogliosamente e unicamente livornese.

A lavorare sulla Carta sono stati in pochi: un gruppetto di giovani, Mannocci a parte, con due donne laureate a far da tracciatrici di percorso: Eleonora Fallenti e Serena Cassarri. Con loro due portuali “veraci”, Axel Lupi e Luca Cinelli. Sono nomi da ricordare perché potrebbero essere tra i prossimi a scalare il vertice della Campagnia, se non alle elezioni che ormai si avvicinano – a fine giugno – nelle successive. Perché uno dei problemi, è stato detto nella presentazione della “Carta” è anche e specialmente che negli ultimi vent’anni la Compagnia aveva bloccato il turn-over, non aveva praticamente più fatto assunzioni: ma specialmente era andata perdendo il senso dell’appartenenza a quella che nel lontano passato, diciamo negli anni prima della riforma Prandini, era l’orgoglio di rientrare nella “casta” dei portuali. Sotto una forma diversa e con diversa impostazione, ma questo orgoglio di appartenenza deve essere ritrovato: e la “Carta” lo identifica in una ottimizzazione delle risorse umane, nella ricerca della redditività e in una nuova visione del portuale stesso, che non è più manodopera bruta ma si vuole porre come “general contractor” sulle banchine e anche sulla catena logistica. Per spaziare in campi nuovi, come la fornitura di energie al porto (energie anche alternative) e appunto le varie fasi della catena logistica. Diventare, in sostanza, “un serbatoio di energie nuove” come ha spiegato il presidente della Compagnia Enzo Raugei. Che non è tra i giovanissimi, ma si presenta alle prossime elezioni per il rinnovo della carica con un buon supporto proprio dei giovani.

E fin qui le enunciazioni, con le promesse e gli “schemi” tanto cari agli istituti di studio. Perché poi, nel corso degli interventi, ci sono stati anche – più o meno mascherati – i distinguo e i richiami non perfettamente in linea con le annunciazioni. E mentre Enzo Raugei, presidente della Compagnia, ha riportato le linee-guida anche “filosofiche” del progetto (anzi dei progetti) con molta onesta intellettuale non nascondendosi anche le difficoltà, il professor Marco Rotondi presidente dell’Istituto IEN ha tenuto una lezione etico-organizzativa e Vladimiro Mannocci ha ripetuto l’illustrazione con tanto di slides, di obiettivi e percorsi. Sono stati gli interventi cosiddetti esterni a portare semmai il seme di qualche aggiustamento di tiro. Ivano Martelloni presidente di Legacoop Livorno ha sfiorato il tema della solidarietà anche “con le altre cooperative che operano in porto” citando senza incertezze anche la Unicoop di Lucarelli, mentre l’assessore della Regione Toscana Simoncini, il presidente della Provincia Giorgio Kutufà hanno sottolineato la necessità di progetti condivisi e confrontati con le istituzioni e con i loro rami specialistici (Kutufà ha ricordato anche il corso di laurea sulla logistica di Villa Letizia). Dal sindaco Cosimi un insieme di sollecitazioni, di speranze ma anche di spunti analitici critici nel ribadire che la scala dei valori del nuovo codice etico deve mettere in primo piano una ridefinizione della “mission” che non eluda anche le funzioni reali nel rapporto con la cittadinanza, compresa quella politica. Per il sindaco, darsi un’identità che sia facilmente percepibile anche all’esterno è altrettanto importante che non crear un nuovo modello efficientista; e il richiamo al valore delle emozioni, prima ancora del valore dei… valori, è altrettanto fondamentale. Con un dubbio peraltro condiviso anche dal successivo intervento di chiusura, quello del presidente della Port Authority (ed ex presidente della Compagnia portuali) Roberto Piccini: occhio a non distruggere quello che nel campo dei valori c’è stato fino ad oggi solo nel nome della modernizzazione e dell’efficientismo.

Piccini l’ha detto in termini ancora più chiari: non abbandonare valori conquistati e ribaditi in anni di lotte e di trasformazioni anche faticose, in cui i portuali e la Compagnia hanno fatto la loro parte; occorre semmai continuare la sfida riallacciandola a storia e tradizioni, con la nuova linfa da valorizzare dei giovani e puntando a programmi concreti, tra i quali il nuovo piano regolatore del porto e le sue realizzazioni devono essere prioritari “con l’imperativo categorico di non perdere tempo in chiacchiere”. E tra i valori da difendere Piccini ha ricordato anche le molte realizzazioni di suo padre Italo e dello staff che lo ha affiancato, citando infine le parole del professor Antonicelli alla fondazione della biblioteca: un’opera “per un popolo che deve essere destinato a diventare classe dirigente”. Messaggio chiaro e ancora attuale anche se – sussurrava qualcuno in sala – in certi momenti è sembrato offuscarsi. Oppure, ancora peggio: può sembrare rimasto valido solo perché la attuale classe dirigente della CPL, con un’operazione gattopardesca, faccia finta di voler cambiare tutto per non cambiare niente e rimanere in sella con le prossime elezioni dei portuali.

A.F.


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