Cesare d’Amico: “Banche, attenzione a chi finanziate”

Cesare d'Amico

LIVORNO – Nel recente meeting organizzato da Wista alla Camera di Commercio labronica, e di cui abbiamo riferito sabato, l’intervento di Cesare d’Amico e il suo (cortese ma fermo) contraddittorio con il rappresentante del mondo bancario Gabriele Gori di Mps Imprese, meritano forse un ritorno d’attenzione. Perché se il messaggio del governo attraverso il direttore generale delle Infrastrutture Cosimo Caliendo è stato, in sostanza “Bambole, non c’è un euro per le infrastrutture portuali”, quello degli armatori puri come d’Amico è stato: “Banche, abbiate più coraggio e più senso dell’appartenenza al Paese, cacciate i soldi che gli armatori veri vi chiedono, altrimenti l’intera logistica marittima rischierà il tracollo. Ma attenti a non dar soldi a chi si improvvisa”.

La tesi di d’Amico è lineare, ed era peraltro stata espressa anche in altre recenti occasioni: nei settori di sua esperienza, cioè le petroliere e il carico secco, il futuro è parecchio nebuloso.

Per le petroliere gli ordini ai cantieri si fermano al 2013 proprio perché c’è incertezza: e per gli italiani le difficoltà di accedere al credito sono notevoli. Ma vanno tenute di conto anche le strategie future nel mondo delle raffinazioni, con gli impianti che saranno sempre più nei paesi produttori e non più in Europa per cui occorreranno più navi per trasportare prodotti raffinati. Ma il monito alle banche e un po’ a tutto il mondo dei noleggiatori è “attenti agli speculatori”: la decisione dei paesi più avanzati di sbarrare la strada agli avventurieri che nei tempi d’oro si erano buttati sul trasporto del greggio, avrà i suoi riflessi se anche il credito farà più attenzione a chi presta orecchie e denari. “Non si guardino solo i numeri, ma anche la capacità manageriale – ha detto d’Amico – e specialmente la comprovata (nel tempo) capacità di essere armatori”.

Anche sui carichi secchi, come abbiamo scritto, la situazione è fluida, con la Cina che trascina ancora il mercato per la sua “fame” di materie prime, per quanto il suo mega-piano di costruzioni stia per esaurirsi. Gli armatori più seri comunque continuano a investire nel settore: d’Amico ha riferito di aver ordinato giorni fa due nuove bulker da 37 mila tonnellate (consegna nel 2012) con opzione per una terza e acquisto di un altro paio di navi già sul mercato. Anche D’Alesio, come noto, si è buttato sul settore del trasporto bulk aprendo un nuovo fronte a fianco delle petroliere. Ma le banche italiane, al momento, continuano – ha ammesso Gori – ad agire con circospezione; troppa rispetto all’atteggiamento delle banche tedesche, dicono gli armatori. E l’incertezza domina.

A.F.

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