Gallanti: il porto di Livorno ha due anni per rilanciarsi
E’ urgente razionalizzare fondali di accesso e del TDT, unificare i terminal ro/ro, riprogettare in chiave realistica l’utilizzo delle vasche di colmata e responsabilizzare il comitato portuale

Giuliano Gallanti
LIVORNO – Punto e a capo, si ricomincia. Potrebbe essere questo, detto magari in termini molto brutali, il Gallanti-pensiero sul futuro strutturale del porto labronico. Ovvero, ancora in termini concretissimi: lunga, lunghissima pausa di riflessione sulla Piattaforma Europa (e quando si dice riflessione in termini politichesi vuol dire buttare tutto alle ortiche), totale abbandono dei sogni irrazionali di navigabilità del canale dei navicelli fino a Guasticce (e all’interporto) per evidente incongruenza delle rotture di carico che determinerebbe e dei costi, utilizzo come piazzali e banchine della vasca di colmata attuale (e della seconda vasca, indispensabile) solo dopo aver costruito una diga esterna di protezione dalla foce del Calambrone verso la curvilinea, e infine razionalizzazione in un unico grande terminal (e un unico terminalista, n.d.r.) dei ro/ro tra Darsena n.1, calata Bengasi, terminal Sintermar e parte della sponda Est della darsena Toscana.
Ma forse ancor più urgente nel Gallanti-pensiero (e bisogna riconoscerlo: non senza ragione) c’è il problema dello scolmatore dell’Arno che “scolma” più che altro fanghi e sabbia in Darsena Toscana, attraverso porte vinciane perennemente bloccate (perché tra l’altro funzionerebbero in modo sbagliato) con conseguente drastica riduzione dei fondali.
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Primo intervento da fare – già affrontato con la Regione che è disponibile con un contributo finanziario ad hoc – riaprire la foce dello Scolmatore & Canale dei navicelli in mare, dragando ad almeno 3 metri di profondità, tombando il cul-de-sac e riportando la Darsena Toscana ai primitivi 11,50 metri, meglio se si potesse andare un po’ più in giù anche su tutto il canale di accesso. Il quale canale finalmente potrà essere approfondito ed allargato perché è stato raggiunto l’accordo con l’Eni per spostare i famigerati tubi che lo attraversano. E sarà anche approfondita e leggermente allargata la bocca sud dell’avamposto, per la quale sono appena partiti i dragaggi.
E qui ci sarebbe da discutere perché – questo è un inciso nostro – secondo gli esperti (Angelo Roma ci si è sgolato per vent’anni; e se non ne parla più è perché probabilmente ha perso la voce a furia di urlare al vento) i 100 mila mq programmati serviranno a poco e occorrerebbe toglierne almeno 400 mila per garantire finalmente l’uscita notturna delle navi come in ogni porto che si rispetti.
Bella tirata, questa qui sopra: ma tutta sui pensieri originali del presidente genovese della Port Authority di Livorno avvocato Giuliano Gallanti, espressi nell’arco di una franca chiacchierata che abbiamo avuto l’indomani delle sue interviste fiorentine a “La Nazione” sugli impegni della Regione per il porto labronico. L’impressione? E’ che Gallanti, portato dal sindaco Cosimi alla presidenza dell’Authority forse senza che gli fossero state prospettate tutte le grane “in fieri”, stia mettendoci tutta la buona volontà e l’intelligenza possibile – entrambe non gli mancano, almeno in questa fase – prima di tutto per “capire” il porto e i suoi tanti assurdi: scoprendo magari problemi che tutti sul porto conoscono da decenni (l’assurdo del Calambrone e dei fanghi in Darsena, il “porto dei pollai” dei ro/ro, le difficoltà di ingresso delle grandi navi e la costante fuga dei traffici per problemi di fondali e di navigazione notturna vietata, etc.) ma con la dichiarata volontà di affrontarli in termini operativi, ascoltando tutti – ha già cominciato – e chiedendo al comitato portuale di non rimandare più.
Perché il comitato portuale, secondo il Gallanti-pensiero, non è lì per farsi mangiare “il belìn dalle mosche” (nostra interpretazione secondo un popolare detto genovese) ma per assumersi insieme al presidente responsabilità e scelte. Intanto c’è già un avvio di terapia: è stato chiesto a Modimar, la società dell’ingegner Noli che ha steso il progetto (fantascientifico) della Darsena Europa, di riprogettare tutto il “compound” dei ro/ro sulla base di un unico terminal. Ci sarà da vederne delle belle, specie perché le scelte comporteranno coltellate e lacrime e sangue. E c’è in vista a metà giugno un convegno sui dragaggi, con l’invito ai ministri delle Infrastrutture e dell’Ambiente per stringere sul concreto.
E a proposito di scelte, sarà il comitato portuale che verrà chiamato, probabilmente entro la metà del mese, a esprimersi sul segretario generale dell’Authority. Gallanti ha un’idea chiara: lui conosce ancora poco delle persone e specialmente dei candidati che via via gli sono stati sottoposti (o sono venuti a visitarlo con evidenti intenzioni) mentre il comitato portuale sa bene chi siano, quali capacità abbiano e che credibilità. Dichiarazione di Gallanti: “La legge stabilisce che il segretario generale è scelto dal presidente sentito il comitato portuale”; e così intende fare, senza per il momento nessuno che sia in “pole position”.
Infine, l’intermodalità: Su “La Nazione” il presidente Gallanti nei giorni scorsi ha dichiarato che d’accordo con la Regione e l’assessore Ceccobao vuole impegnare Moretti a dare finalmente al porto di Livorno una serie di collegamenti cargo efficienti, per rompere i troppi ritardi (e i troppi passaggi) che oggi condizionano il trasporto ferroviario per lo sciagurato nodo del Calambrone. Le ferrovie sono il futuro ma armai anche il presente dei porti: occorre provvedere, anche se Moretti nicchia.
Il presidente della Regione ha parlato di Livorno come “la Rotterdam” del futuro. Belle parole: forse più realisticamente, Gallanti ritiene che o si avviano a soluzione i problemi operativi dello scalo (elencati sopra) entro due anni, finendola anche di trastullarsi con sogni fuori dal seminato (scolmatore navigabile, retroporto a Guasticce?) oppure il porto è destinato nello stesso lasso di tempo a diventare di serie B. Ovvero per feeder, crociere (comunque da valorizzare) ro/ro e poco altro.
Verrebbe da dire: sindaco di Livorno, se ci sei batti un colpo.
Antonio Fulvi
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