Come l’Authority di Venezia difende il terminal offshore

Una lunga nota rifà la storia delle autorizzazioni e dei finanziamenti promessi

Paolo Costa

VENEZIA – L’Autorità portuale veneziana sostiene a spada tratta il progetto del terminal offshore. “Non dovrebbe essere difficile capire che – dice una nota – in mancanza di altri interventi, quando a partire dal 2016 le bocche di Porto di Venezia verranno chiuse dal MoSE per difendere Venezia e la sua laguna dall’acqua alta il porto si troverebbe costretto a sospendere le sue attività.
“È per questo che nel 2003 nell’approvare il progetto definitivo del MoSE si è data una prescrizione vincolante di realizzare “una struttura permanente di accesso al porto” che separando salvaguardia e portualità non facesse pagare al porto costi evitabili. La soluzione era stata trovata in un adeguamento delle dimensioni della conca di navigazione alla bocca di Malamocco. In quell’anno la più grande portacontainer che girava i mari portava circa 8000 Teu.
“Nel 2008, dovendo porre mano alla conca – continua la nota – si prendeva atto che lo stesso adeguamento sarebbe costato almeno 700 milioni di euro peraltro con il solo risultato di consentire di raggiungere il solo Porto di San Leonardo, molto a sud dell’ubicazione dell’attuale porto commerciale, con un fondale massimo di 14 metri.
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