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Concordia: Caveant Consules…

PIOMBINO – Parliamoci chiaro, come doverosa premessa: non m’intendo di burocrazia né di normative di sicurezza, ed essendo solo un giornalista tuttologo (cioè che sa poco di tutto o addirittura tutto di niente) rischio di metter bocca dove farei meglio a star zitto.
[hidepost]Però credo di aver maturato in oltre mezzo secolo di mestiere quello che si chiama un po’ di buon senso spicciolo. E questo buon senso mi spinge a chiedermi – e a chiedere a voi quattro amici lettori che a vostra volta avete una testa pensante – se vi sembra normale che dopo oltre un anno dall’immane sinistro della “Costa Concordia” all’isola del Giglio non si riesca a sapere dove lorsignori hanno intenzione di trasferire il relitto per smantellarlo.
Seguitemi: la gara per rimuovere il relitto è stata aggiudicata in tempi veloci e quindi lodevoli; la rimozione del relitto invece ritarda di mese in mese, ma può essere comprensibile perché le difficoltà tecniche sono enormi e l’operazione non ha mai avuto dei precedenti; quello che non si riesce a sapere è dove vorranno portare a demolire quello che resta della Costa Concordia. Il che mi sembra più che un assurdo un nonsenso, se non peggio.
Mi chiedo: è possibile che in una programmazione così necessariamente dettagliata e precisa com’è quella dell’immane operazione, la Titan/Micoperi ma in particolare la Costa Crociere (proprietaria del relitto) non abbia ancora pensato (leggi: deciso) di dove portare il relitto stesso? E che si affidi all’estro dell’ultimo momento, quando il relitto tornerà (se tornerà) a galleggiare? E’ ovvio che qualcosa non torna. Senza voler per forza ricorrere al sospetto di chissà quali strane manovre, a pensar male si farà anche peccato, ma è probabile che qualcosa di poco chiaro ci sia.
Tra l’altro, il luogo di demolizione non è solo una questione accademica: il governo (o quello che c’è rimasto) ha preso posizione ufficiale su Piombino, poi si sono scatenate le alternative concorrenti, poi ancora ci s’è messa la politica a ingarbugliare ancora le acque con veti o richieste incrociate, infine gli appetiti (la demolizione è pur sempre un affare di milioni di euro e di centinaia di posti di lavoro). Tutto questo, partendo dal silenzio di Costa Crociere, sta creando enormi difficoltà per predisporre in tempo il luogo (Piombino) scelto e finanziato dal governo. Con il risultato che al pasticciaccio brutto del Giglio si sta aggiungendo – e scrivemmo già che l’IMO ci ha bacchettato e continua a bacchettarci – il doppio pasticciaccio della destinazione del relitto.
I latini esortavano: Caveant Consules, ovvero i rappresentanti del popolo stiano attenti ne quid respublica detrimenti capiat, che lo Stato non ne abbia danno. Dove sono oggi i Consoli, o chi diavolo deve vigilare?
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
6 Aprile 2013

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